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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Adenostyles alliariae (Gouan) A. Kern. subsp. alliariae, Regione Piemonte, Vallone dell'Olen (Valsesia), 2000 m s.l.m., 25 luglio 2008, Foto di R.M. Fondi.
  2. Adenostyles alliariae (Gouan) A. Kern. subsp. alliariae Sinonimi A. albifrons (L.f.) Reichenb. A. albida Cass. A. albida Cass. subsp. albida A. petasites (Lam.) Bluff & Fingerh. A. petasites (Lam.) Bluff & Fingerh. subsp. petasites Cacalia albifrons L.f. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Asterales Famiglia: Asteraceae Nome italiano Cavolaccio alpino, Adenostile grigia. Etimologia Il nome Adenostyles, assegnato al genere da Cassini nel 1816, fa riferimento ai peli ghiandolari (dal greco αδένας (adénas) = ghiandola) che ricoprono lo stilo (in latino stilus o stylus). L’epiteto specifico ricorda invece la similitudine delle foglie con quelle di una brassicacea,Alliaria officinalis Andr. Descrizione Pianta erbacea perenne, con grandi fusti fioriferi eretti, striati, alti fino a 180 cm. Foglie Le foglie basali sono ampie, lungamente peziolate, reniformi ossia più larghe (fino a 30 cm) che lunghe, a dentatura irregolare e pagina inferiore tomentosa. Le foglie cauline cuoriformi e pure irregolarmente dentate, sono accompagnate, alla base del picciolo, da due stipole (orecchiette) amplessicauli, di forma tondeggiante e margine intero, che costituiscono elemento chiave per l'identificazione della specie. Fiori A. alliariae presenta ampie infiorescenze corimbose, costituite da numerosi capolini formati a loro volta da 2-4 fiori. L'involucro è cilindrico (diametro 1 mm, lunghezza 3-4 mm) con squame oblunghe, lineari-lanceolate, ad apice ottuso, di colore dapprima verde soffuso di rosa-violaceo, quindi decisamente violacee. Il singolo fiore è roseo, cilindrico, con piccoli denti ottusi, lungo 7-8 mm, con stilo sporgente e due stimmi revoluti concolori alla corolla. Frutti I frutti sono acheni lunghi 3 mm. Periodo di fioritura Luglio-agosto. Territorio di crescita La subsp. alliariae è tipica delle catene montuose dell'Europa meridionale; in Italia è presente nella regione alpina ed è stata inoltre rinvenuta in Campania, mentre è ritenuta probabile ma non confermata la sua presenza in Basilicata. In Calabria e Sicilia è presente invece l'affine subsp. macrocephala. Habitat Pianta nitrofila, vegeta in associazioni di alte erbe e cespuglieti subalpini e alpini, morene, tra 1300 e 2000 m s.l.m. Somiglianze e varietà La sistematica del genere Adenostyles è stata più volte ridefinita. Oggi sono riconosciute, per la flora italiana, le seguenti specie e sottospecie: A. alliariae (Gouan) A. Kerner, caratterizzata dalle due stipole fogliari amplessicauli. - subsp. alliariae, presente al nord e in Campania, con capolini formati da 3-4 fiori rosei. - subsp macrocephala (Huter, Porta & Rigo) Wagenitz & I. Müll., presente e rara in Calabria e Sicilia con capolini formati da 10-15 fiori; A. glabra (Miller) DC., priva di stipole, dubbia in Valle d'Aosta e Sicilia; assente in Sardegna, presente nel resto del territorio italiano con le sottospecie - subsp. glabra. - subsp. nebrodensis (Strobl.) Wagenitz & I. Müll., probabile endemismo siciliano. A. leucophylla (Willd.) Rchb., a foglie triangolari bianche per fitto tomento lanoso e priva anch'essa di stipole, presente nelle Alpi centro-occidentali a quote elevate. Sono anche noti gli ibridi fra le tre specie: A. × canescens Sennholz (1889) – ibrido fra A. alliariae e A. glabra. A. × eginensis Lagger ex H. Braun (1913) – ibrido fra A. glabra e A. leucophylla. A. × intermedia Hegetschw. (1840) – ibrido fra A. alliariae e A. leucophylla. Specie protetta Non risultano segnalazioni di norme a carattere generale, regionale, locale, che proteggano questa pianta. Costituenti chimici La specie contiene una percentuale relativamente alta (0,02%) di alcaloidi epatotossici: senecionina, seneciphyllina e spartioidina. Uso Alimentare Non si conoscono usi alimentari per questa spece, tossica all'ingestione per il contenuto in alcaloidi. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi cosmetologici per questa specie. Uso Farmacologico Non si conoscono usi farmacologici per questa specie. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Non si conoscono usi di Adenostyles alliariae (Gouan) A. Kern. subsp. alliariae nella medicina tradizionale. La specie, sporattutto prima della fioritura, può essere confusa con Tussilago farfara L. , frequentemente usata per curare disturbi dell'apparato respiratorio. In anni relativamente recenti (1985) è riportato il caso di un bambino di pochi mesi che sviluppò una seria disfunzione venosa, poi completamente guarita, per il consumo di un infuso di A. alliariae, scambiata dalla madre per T. farfara. Note Pianta mellifera. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, Giovanni Baruffa, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Adenostyles alliariae (Gouan) A. Kern. subsp. alliariae - Regione Piemonte, Vallone dell'Olen (Valsesia), 2000 m s.l.m., 25 luglio 2008, Foto di R.M. Fondi. Predilige i luoghi freschi ed ombrosi questa composita dalle belle fioriture violacee. Siamo all'Alpe Pianalunga, a circa 2200 m s.l.m., oltre il limite della vegetazione arborea, dove però vegeta ancora l'ontano (Alnus viridis). La piccola colonia di Adenostyles allliariae si è scelta una breve ripa erbosa, tra una macchia di rododendro (Rhododendron ferrugineum), il riparo di un ontano e un torrentello.
  3. Ajuga pyramidalis L., Regione Valle d'Aosta, 2200 m s.l.m., Luglio 2012, Foto di Giovanni Malvicino.
  4. Ajuga pyramidalis L., Regione Valle d'Aosta, 2200 m s.l.m., Luglio 2012, Foto di Giovanni Malvicino.
  5. Ajuga pyramidalis L., Regione Veneto, 1600 m s.l.m., Giugno 2011, Foto di Giuliano Gnata.
  6. Ajuga pyramidalis L., Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1780 m s.l.m., 18 giugno 2009, foto di R.M. Fondi Un'insolita inquadratura: gli esemplari di A. pyramidalis,diversamente da quelli della congenere A. reptans,si presentano solitamente isolati.
  7. Ajuga pyramidalis L., Regione Piemonte, Valsesia, 1400 m s.l.m., giugno 2009, foto di R.M. Fondi
  8. Ajuga pyramidalis L., Regione Piemonte, Valsesia, 1400 m s.l.m., maggio, foto di R.M. Fondi
  9. Ajuga pyramidalis L. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Lamiales Famiglia: Lamiaceae Nome italiano Iva piramidale. Etimologia Il nome generico deriva probabilmente dal latino jugum=giogo cui si aggiunge il prefisso privativo a, con il significato di privo di giogo, non soggiogato; ciò alluderebbe all’assenza del labbro superiore nella corolla. Secondo Plinio, il nome deriverebbe invece dal verbo latinoabigere=spingere via, con allusione alle proprietà lassative della pianta. L’attributo specifico fa riferimento alla forma piramidale dell’infiorescenza, che decresce in larghezza dal basso verso l’alto. Descrizione Piccola pianta erbacea perenne, alta da 5 a 30 cm, non stolonifera come la congenere A. reptans, bensì rizomatosa. Fusti semplici, eretti, a sezione quadrangolare, con densa tomentosità nella parte superiore di tutte e quattro le facce, e peli lunghi fino a tre volte il diametro dello stelo (carattere di difficile osservazione causa la densità del fogliame nella zona dell’infiorescenza). Foglie Foglie opposte con lamina ovale e margine tomentoso intero o lievemente crenato, vellutate e di lunghezza riducentesi dal basso verso l'alto, così da conferire alla pianta un aspetto piramidale; le basali molto grandi, persistenti all’epoca della fioritura; le cauline ovato-ellittiche, sessili, di colore verde chiaro in basso, trasformate in brattee nella zona dell’infiorescenza, di colore porpora-violetto prima sulle sole punte poi sull’intera lamina nel procedere dal basso verso l'alto. Le brattee hanno l’importante funzione di proteggere dalla pioggia il delicato apparato riproduttivo dei fiori sottostanti. Fiori Infiorescenza a spicastro, ossia con fiori disposti in verticilli all’ascella di foglie trasformate in larghe brattee violacee o porporine e molto più grandi delle corolle. Fiori ermafroditi, con forma tipica della famiglia. Calice attinomorfo, pentamero, campanulato, con tubo di 5-8 mm e denti di uguale lunghezza. Corolla zigomorfa, azzurra o rosea, con labbro superiore nullo e labbro inferiore trilobato con lobo centrale crenato. Stami 4, sporgenti superiormente dal tubo corollino con filamenti glabri. Ovario supero; stigma biforcato e lungo che, mancando il labbro superiore, viene protetto dalla pioggia dalle brattee del verticillo soprastante. Impollinazione entomofila. Frutti Frutto (tetrachenio) composto da 4 acheni ovoidi rugosi. Periodo di fioritura Aprile-agosto. Territorio di crescita Cresce da 900 a 2400 m s.l.m.; comune su tutto l'arco alpino; presente anche in Abruzzo e nell'Appennino ligure. Habitat A. pyramidalis L. predilige stazioni ben soleggiate e calde, pascoli e prati di montagna, in prevalenza su terreni silicei. Somiglianze e varietà Il genere Ajuga è presente in Italia con altre 6 specie: A. orientalis L. A. tenorii Presl A. reptans L. A. genevensis L. A. chamaepitys (L.) Schreber A. iva (L.) Schreber Le specie che per portamento e colore dei fiori più somigliano ad A. pyramidalis sono A. reptans (il cui principale carattere distintivo è la presenza di stoloni) e A. genevensis L., che si differenzia per le foglie verdi, per le brattee più piccole e quindi per i fiori molto più visibili. Nonostante questa sensibile differenza, Ajuga pyramidalis L. e Ajuga genevensis L. sono state a lungo ascritte alla stessa specie. Specie protetta Non risultano notizie di protezione di questa pianta su tutto il territorio italiano. Costituenti chimici Dalle parti aeree di Ajuga pyramidalis L. sono stati isolati un nuovo neo-clerodane, ajugapyrin A, nonché i glicosidi iridoidi 8-acetylharpagide e harpagide. Studi compiuti su una cultivar, nota come Metallica crispa, hanno evidenziato la presenza di acido ferulico, un potente antiossidante, in quantità strettamente associata con le antocianine, e quindi più abbondante nelle foglie superiori dove si ha la maggior concentrazione di pigmento antocianico; la stabilità dei pigmenti antocianici, estratti da esemplari della stessa cultivar, coltivati in vivo e in vitro, è stata inoltre oggetto di studio comparativo per il possibile utilizzo di tali pigmenti come coloranti alimentari. La biochimica del genere Ajuga è di particolare importanza anche economica; la presenza di diterpenoidi di tipo neo-clerodane (ajugapyrin A per A. pyramidalis) sembra essere in stretta relazione con la capacità di queste piante di difendersi dagli insetti nocivi: lo studio di queste sostanze e delle loro interazioni può portare allo sviluppo di pesticidi di sintesi simili a quelli naturali e quindi a più basso impatto ambientale. Uso Alimentare Non si hanno notizie circa l'uso di questa pianta a scopo alimentare. Uso Cosmetologico Non si hanno notizie circa l'uso di questa pianta a scopo cosmetico. Uso Farmacologico Non si hanno notizie circa l'uso di questa pianta a scopo medicinale. Ampiamente impiegata dalla tradizione popolare per la cura di svariate affezioni, ne è stata dimostrata l'assoluta inefficacia. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, Annamaria Bonancini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Ajuga pyramidalis L., Regione Piemonte, Valsesia, 1400 m s.l.m., maggio, foto di R.M. Fondi
  10. Campanula cochleariifolia Lam., Regione Liguria, 1450 m s.l.m., Luglio 2009, foto di Marika. Le foglie basali a forma di cucchiaio e le cauline lanceolate.
  11. Campanula cochleariifolia Lam., Regione Liguria, 1450 m s.l.m., Luglio 2009, foto di Marika.
  12. Campanula cochleariifolia Lam., Regione Valle d'Aosta Piccolo San Bernardo 2400 m s.l.m., Agosto 2011, foto di Giovanni Malvicino.
  13. Campanula cochleariifolia Lam., Regione Valle d'Aosta Piccolo San Bernardo 2400 m s.l.m., Agosto 2011, foto di Giovanni Malvicino.
  14. Campanula cochleariifolia Lam., Regione Piemonte, Valsesia, 1300 m s.l.m., 1 luglio 2007, foto di R.M. Fondi
  15. Campanula cochleariifolia Lam., Regione Piemonte, Valsesia, 1300 m s.l.m., 1 luglio 2007, foto di R.M. Fondi
  16. Campanula cochleariifolia Lam. Sinonimi Campanula bellardi All. Campanula caespitosa Vill. non Scop. Campanula rotundifolia L. var. cochleariifolia (Lam.) Fiori Campanula pusilla Haenke Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Campanulales Famiglia: Campanulaceae Nome italiano Campanula dei ghiaioni. Etimologia Campanula diminutivo di Campana per l’evidente forma che caratterizza la corolla delle specie appartenenti a questo genere; tale nome fu dato dal fisico e botanico tedesco Leonhart Fuchs-Fuchsius (1501-1566) ad una pianta appartenente sicuramente a questo genere, poi ripreso da Tournefort e da Linneo; l'attributo specifico si deve alla caratteristica forma delle foglie, che ricorda un cucchiaio (“cochlear” in latino). Descrizione Campanula cochleariifolia Lam. è una pianta erbacea perenne, con un sottile rizoma epigeo, da cui si sviluppano fascetti sterili di foglie basali e numerosi fusti fioriferi ascendenti o eretti, di colore violaceo, alti da 3 a 15 cm. Foglie Le foglie basali, persistenti all’antesi, abbondanti e tappezzanti, sono oblungo-ovali e lungamente peziolate, assumendo la forma di cucchiaio che dà il nome alla pianta. La lamina misura 7-8 × 15-16 mm, con larghezza massima nella metà basale. Il margine è grossolanamente seghettato e l’apice acuto. Le foglie cauline sono lanceolate, con breve picciolo le inferiori, sessili le superiori. Il fusto fiorale è afillo nella metà superiore. Fiori I fiori, singoli o raccolti in lasso racemo 2-6-floro, hanno corolla ventricoso-campanulata di colore azzurro-lilla chiaro, lunga da 10 a 20 mm, con lobi lunghi 1/4 dell’intera corolla. Il calice ha un breve tubo, accrescente nella fruttificazione, e cinque lacinie strettamente lineari, lunghe da 3 a 8 mm, erette, patenti o riflesse. Stami 5 con antere libere, di colore roseo, più brevi del filamento; ovario infero con stilo unico e tre stimmi, non sporgenti dalla corolla. Frutti Il frutto è una capsula pendula. Periodo di fioritura Giugno-agosto. Territorio di crescita La specie è presente in tutto l’arco alpino e nell’Appennino centro-settentrionale, interessando, oltre alle regioni del Nord, anche Toscana, Lazio, Abruzzo e Molise. Habitat Fessure di roccia, ghiaioni, soprattutto (ma non solo) in ambiente calcareo; da 800 a 3000 metri di altitudine. Somiglianze e varietà Il basso portamento, il fiore pendulo e il fitto tappeto di foglie basali, oltre alla capacità di formare fioriture anche molto estese, distinguono questa specie dalle numerosissime congeneri presenti nel nostro territorio. Di particolare importanza è la ricerca delle foglie basali che, nelle specie simili (es. C. scheuchzeri, C. rhomboidalis), sono in genere già scomparse all’antesi. Specie protetta La specie risulta tutelata nel territorio delle Regioni Lombardia e Molise. Per quanto riguarda la Lombardia, ricordiamo che la tutela si estende a tutte le Campanulaceae ivi presenti. Costituenti chimici Non si conoscono studi fitochimici su questa specie. Uso Alimentare Fiori e foglie sono commestibili ma le norme a tutela di questa specie rendono opportuno astenersi dal consumo. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi cosmetici per questa specie. Uso Farmacologico In campo farmacologico non è noto alcun utilizzo di questa pianta o di sostanze da essa derivate. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Non risulta un uso medicinale per questa specie, né nella medicina popolare né nella moderna fitoterapia. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, Annamaria Bononcini, Giovanni Baruffa - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica.
  17. Primula farinosa L., Regione Trentino, Passo di Lavazè), 1900 m s.l.m., Luglio 2008, foto di Gianni Bonini. Crescita in zona umida e paludosa; si notano la posizione ascellare e la farinosità dello scapo fiorifero.
  18. Primula farinosa L., Regione Valle d'Aosta, 1700 m s.l.m., 23 maggio 2009, foto di Giovanni Malvicino. Macro dell'infiorescenza che evidenzia la farinosità del calice.
  19. Primula farinosa L., Regione Trentino AA.), 1780 m s.l.m., 2 giugno 2009, Foto di Bepi Lovato.
  20. Primula farinosa L., Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1780 m s.l.m.,7 giugno 2009, Foto di R.M. Fondi.
  21. Primula farinosa L., Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1780 m s.l.m., 7 giugno 2009, Foto di R.M. Fondi.
  22. Primula farinosa L., Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1780 m s.l.m., 2 giugno 2009, foto di R. M. Fondi. La compresenza dell'equiseto caratterizza l'habitat umido-torboso di questa primula.
  23. Primula farinosa L., Regione Trentino, Passo di Lavazè, 1900 m s.l.m., Luglio 2008, foto di Gianni Bonini. Crescita in zona umida e paludosa.
  24. Primula farinosa L. Sinonimi Primula nivalis Turcz. Primula homemanniana Lehm. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Primulales Famiglia: Primulaceae Nome italiano Primula farinosa, Primavera impolverata. Etimologia Secondo la nomenclatura coniata dal medico e botanico francese Joseph Pitton de Tournefort (1656-1708), basata già sui concetti di genere e specie, ma non binomia, il nome del genere era Primula veris (per il fatto che con tale nome, in età latina post-classica, venivano denominate proprio le primule, in senso generalizzato), dal latino primulus = primo, e veris genitivo di ver = primavera, e quindi col significato di "primo (fiore) di primavera"; questo nome durò fino a che Linneo, circa mezzo secolo dopo la pubblicazione delle Institutiones rei herbariae (1700) di Tournefort, introdusse la nomenclatura binomiale, secondo la quale l'appellativo generico deve essere univoco, e per cui fu costretto a tagliare il termine veris, che assegnò come epiteto ad una delle specie appartenenti a questo medesimo genere. L'attributo specifico, farinosa, si riferisce all'aspetto bianco-farinoso della pagina inferiore delle foglie. Descrizione Pianta erbacea perenne, alta da 8 a 30 cm (mediamente non più di 15), con radici fascicolate, rosetta di foglie basali e scapo fiorale cilindrico, afillo, laterale rispetto alla rosetta, multifloro. Foglie Sessili, lanceolato-spatolate, ad apice acuto, tutte basali in rosetta, lunghe da 3 a 8 cm, minutamente dentellate al margine; la pagina inferiore è densamente bianco-farinosa. Fiori L'infiorescenza è un'ombrella di 4-20 fiori attinomorfi, ermafroditi, sorretti da peduncoli che possono raggiungere la lunghezza di 4 cm. Il calice gamosepalo è lungo 5-6 mm e possiede 5 denti lunghi poco meno del tubo. La corolla, rosea con fauce giallo-oro, è gamopetala con tubo appena più lungo del calice, e lobi separati fin quasi alla fauce e divisi fino a 1/3 della loro lunghezza. Gli stami, in numero di 5, sono concresciuti al tubo corollino; l'ovario è supero, con unico stilo. Frutti Il frutto è una capsula di forma pressoché cilindrica, lunga 7-8 mm e contenente numerosi semi di colore rosso scuro. Periodo di fioritura Aprile-luglio. Territorio di crescita Presente ma rara su tutto l'arco alpino; segnalata come rarissima nella pianura padana. Habitat Predilige luoghi paludosi e torbosi, dal piano basale fino oltre 2600 metri di quota. Somiglianze e varietà Tra le numerose specie del genere Primula, caratterizzate dall'avere fiore non giallo e scapo pluricefalo, questa specie si distingue da tutte le altre per il lembo corollino piano, con i 5 lobi profondamente separati e debolmente bilobi, oltreché per il particolare colore rosa. Specie protetta Non risultano segnalazioni di norme a carattere generale, regionale, locale, che proteggano questa pianta. Costituenti chimici Come nelle congeneri sono presenti flavonoidi, fenoli, saponine; nelle foglie e nei petali zuccheri e glicosidi. Uso Alimentare La specie non riveste interesse da un punto di vista limentare. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi cosmetici per questa specie. Uso Farmacologico Anche se alcuni principi attivi presenti nella pianta potrebbero, teoricamente, avere un'efficacia farmacologica non si conoscono utilizzi di questa specie nella moderna farmacopea. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Come in altre specie congeneri la medicina popolare ha riconosciuto, in passato, alcune proprietà curative a questa specie. Rizoma, foglie e fiori sono stati utilizzati come blandi analgesici, diuretici e lassativi. Note Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, Giovanni Baruffa, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica. Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Primula farinosa L., Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1780 m s.l.m., 2 giugno 2009, foto di R.M.Fondi.
  25. Campanula trachelium L. subsp. trachelium, Regione Liguria, 100m. s.l.m., Febbraio 2008 - foto di Marika
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