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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Viburnum tinus L. subsp. tinus (1753); Regione Sardegna; Gennaio 2010; Foto di G.B. Pau. Il tronco con le lenticelle.
  2. Viburnum tinus L. subsp. tinus (1753) Sinonimi Tinus laurifolius Borkh. (1797) Viburnum laurifolium K.Koch (1872) Tassonomia Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Dipsacales Famiglia: Adoxaceae Nome italiano Viburno-tino, Alloro-tino, Lauro-tino, Laurentino, Lentaggine, Dentaggine Etimologia L'epiteto generico, Viburnum, deriva direttamente dal nome che gli antichi latini davano a tali specie. A sua volta potrebbe derivare dal verbo latino viere = legare, intrecciare, piegare; in riferimento alla flessibilità dei suoi rami. L'epiteto specifico deriva dal nome, tinus, che già Ovidio e Plinio il Vecchio davano a tale pianta. Descrizione Arbusto sempreverde, alto fino a 4 (5) m con chioma irregolare. Il fusto è ramificato fin dalla base, ha la corteccia grigio-lucida tendente a diventare rugosa e sparsamente punteggiata di verruchette aranciate. Il legno è rossastro, alquanto compatto; i rami giovani sono rossastri e spigolosi, i nuovi getti hanno pubescenza vellutata per peli semplici e stellati. Le foglie sono opposte, più raramente in verticilli di 3, brevemente picciolate; il picciolo è lungo mediamente 1-2 cm, scanalato, da subglabro a lassamente peloso (con peli semplici o stellati), è inserito all'ascella di stipole subnulle. La lamina della foglia è di forma variabile, lunga 3-6 (a volte fino ad oltre 10) cm, di forma da ellittica a lanceolata ovata, con margine intero a volte lungamente ciliato, acuta, su entrambe le pagine glabra, lucida, con rada pelosità solo sui nervi (sempre per peli semplici o stellati; nella pagina inferiore ciuffetti di peli possono essere presenti ai nodi della nervatura); la pagina superiore verde-scura, quella inferiore più chiara. L'infiorescenza è riunita in corimbi umbelliformi 2-3 volte composti, del diametro di 5-9 cm, e posti all'apice dei nuovi getti; ogni infiorescenza conta mediamente un centinaio di fiori, che hanno 5 petali, 5 stami ed 1 stilo. Il frutto è una drupa ovoide di colore blu ardesia. Fiorisce da ottobre a giugno, da 0 a 800 m s.l.m., in radure boschive, garighe mediterranee e cigli stradali. Presente in tutta Italia ad esclusione di Valle d'Aosta, presente naturalizzata in Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, dubbia in Piemonte. Periodo di fioritura, presenza, distribuzione in altezza Viburnum tinus L. subsp. tinus (1753); Regione Liguria; Marzo 2010; Foto di Marika Ligure.
  3. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 28 settembre 2009, Foto di R.M.Fondi Il frutto, una capsula poricida, si apre a maturità liberando i piccoli semi.
  4. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 14 agosto 2009, Foto di R.M.Fondi Il frutto è una capsula triloculare, contenente numerosissimi piccoli semi bianchi.
  5. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 6 agosto 2009, Foto di R.M.Fondi
  6. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 27 luglio 2008, Foto di R.M.Fondi I lunghi fusti rossicci si inclinano sotto il peso dei numerosi frutti.
  7. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 10 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Un'anomalia: quattro stimmi invece di tre.
  8. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 10 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Il calice, accrescente alla fruttificazione, è costituito da un tubo di 4-5 mm e da cinque denti triangolari acuti lunghi circa il doppio del tubo.
  9. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Il filamento è subnullo; le antere assumono con l’età un colore bruno chiaro; lo stilo, bianco o talvolta rossiccio, porta tre stimmi inizialmente uniti, poi riflessi e avvolti a spirale.
  10. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m, 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Fortemente tomentosa per peli sericei semplici è anche la fauce corollina.
  11. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 27 luglio 2008, Foto di R.M.Fondi Il margine dei lobi corollini è ornato da peli sericei semplici.
  12. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Le foglie cauline superiori sono sessili.
  13. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Le foglie cauline inferiori (escluse le prime due o tre) hanno base attenuata in un picciolo alato.
  14. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 10 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Le foglie basali (radicali) e le prime due-tre foglie cauline hanno base cordata.
  15. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi
  16. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi
  17. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Sommità dello scapo fiorale. I singoli fiori nascono all'ascella delle foglie cauline superiori.
  18. Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi L'albinismo risulta particolarmente diffuso nella popolazione esaminata.
  19. Campanula latifolia L. Sinonimi Campanula eriocarpa M.Bieb. (1808) Campanula macrantha Fisch. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Campanulales Famiglia: Campanulaceae Nome italiano Campanula maggiore Etimologia Campanula diminutivo di Campana per l'evidente forma che caratterizza la corolla delle specie appartenenti a questo genere; tale nome fu dato dal fisico e botanico tedesco Leonhart Fuchs -Fuchsius- (1501-1566) ad una pianta appartenente sicuramente a questo genere, poi ripreso da Tournefort e da Linneo; l'attributo specifico dal latino latus=largo e folia=foglia, per la dimensione delle foglie (rispetto ad altre campanule). Descrizione Campanula latifolia L. è una pianta erbacea perenne dotata di un fusto eretto, arrossato, pubescente e percorso da striature longitudinali. Privo di ramificazioni, il fusto raggiunge mediamente i 120-150 cm di altezza, toccando con la varietà spontanea macrantha i 5 metri; foglioso per tutta la sua lunghezza, porta numerosi fiori in racemo apicale. Foglie La pianta è eterofilla, ossia possiede foglie di forma differente. Tutte le foglie sono prive di stipole, acuminate all'apice, ruvide al tatto ed hanno margine irregolarmente dentellato e dotato di peli ispidi. Le foglie basali, in genere 2 o 3 e spesso già scomparse all'antesi, hanno un lungo picciuolo (8-15 cm) e lamina a forma di cuore; della stessa forma possono essere le prime due-tre foglie cauline, innestate nei primi 15-20 cm del fusto, anche queste per lo più assenti all'antesi; le altre foglie cauline inferiori sono pure peziolate con picciuolo alato largo fino a 1 cm, ed hanno forma lanceolata; le cauline mediane, della stessa forma e dimensione, sono invece sessili, così come le foglie superiori, non bratteali, progressivamente più piccole, all'ascella delle quali s'innestano i peduncoli fiorali. Tutte le foglie hanno misure variabili da 2 a 5 cm in larghezza e da 5 a 12 in lunghezza. Fiori Il fiore è tipicamente campanulato, pentamero, attinomorfo, ermafrodito. Il peduncolo, lungo 10-20 mm, è dapprima eretto e s'incurva all'antesi, così che l'asse fiorale risulti quasi orizzontale (fiori nutanti). Il calice, accrescente alla fruttificazione, si compone di un tubo breve (4-5 mm) di forma approssimativamente emisferica, glabro e fortemente arrossato come il peduncolo, e di cinque denti triangolari pure glabri, acuti, larghi alla base 2,5 mm e lunghi circa il doppio del tubo. I denti calicini non sono appressati al tubo corollino, bensì divaricati e quasi patenti. Il tubo corollino raggiunge i 30-35 mm di lunghezza e i 20 mm di diametro; i lobi corollini sono triangolari (12 x 15-20 mm), acuti e lievemente revoluti. La corolla è violetta, percorsa da venature longitudinali più scure; esiste una forma a fiore candido; le due forme convivono nelle medesime stazioni, senza però dar luogo a progenie di colore intermedio. I 5 stami, bianchi e subnulli, portano antere bianco-verdastre 0,5 x 10 mm, inizialmente avvolte in spirale lassa intorno allo stilo. L'ovario è infero, triloculare; lo stilo, bianco o talvolta violaceo, per lo più concolore alla corolla, misura circa 20 mm, porta tre stimmi inizialmente uniti, poi riflessi e avvolti a spirale, ed è coperto da ghiandole. L'impollinazione avviene ad opera di ditteri e piccoli coleotteri. Frutti Il frutto è una capsula triloculare deiscente (poricida) con piccolissimi e numerosi semi dapprima bianchi poi bruni a maturità, lunghi circa 2 mm, ed è protetto dal calice accrescente. Periodo di fioritura La fioritura avviene tra giugno e agosto. Territorio di crescita Originaria delle zone montuose d'Europa e del Caucaso, e diffusa in gran parte dell'emisfero nord, Campanula latifolia L. è presente ma rara nelle aree montuose dell'Italia continentale e peninsulare; manca in Calabria, Puglia, Sicilia, Sardegna. Habitat Boschi di latifoglie, associazioni di alte erbe, dal piano collinare (500 m) fino a 1500 metri. Somiglianze e varietà Il portamento eretto e robusto e la grande statura rendono questa specie difficilmente confondibile con la maggior parte delle congeneri. Possibilità di confusione esiste invece con Campanula trachelium L., pianta avente simile portamento, stessa colorazione violacea o bianca delle corolle, simile habitat e spesso presente nel territorio di crescita di C. latifolia. I caratteri distintivi più evidenti sono: taglia un poco più robusta in Campanula latifolia L. rispetto a Campanula trachelium L.; fusto glabro o pubescente in Campanula latifolia L. e peloso in Campanula trachelium L.; calice glabro in Campanula latifolia L.e peloso in Campanula trachelium L.. Specie protetta Nonostante la relativa rarità, Campanula latifolia L. risulta soggetta a tutela soltanto in Lombardia (L.R. n° 10 del 31/3/2008 "Disposizioni per la tutela e la conservazione della piccola fauna, della flora e della vegetazione spontanea") e nel Molise. Costituenti chimici Non si conoscono studi fitochimici su questa specie. Come nelle congeneri, le radici contengono inulina. Uso Alimentare Le foglie e le radici ed i fiori sono commestibili. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi cosmetici per questa specie. Uso Farmacologico In campo farmacologico non è noto alcun utilizzo di questa pianta o di sostanze da essa derivate. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità I fiori freschi sono considerati emetici. nella medicina popolare di alcune regioni dell’America settentrionale. Note Nelle popolazioni di colore misto, con individui a fiore violetto e individui a fiore bianco, l'assenza di esemplari di colore intermedio fa ritenere che nel fiore la sintesi dei pigmenti antocianici (all'origine del colore violetto) sia regolata con un meccanismo "tutto o niente". In questi casi il gene, o il complesso di geni, responsabile della colorazione della corolla, è presente nella popolazione in due varianti (alleli), una delle quali risulta dominante. L'esiguità del campione da noi osservato - qualche centinaio di individui in pochi gruppi relativamente isolati - non consente di stabilire con certezza quale sia l'allele dominante. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, Giovanni Baruffa, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Campanula latifolia L., Regione Piemonte, Valsesia, 1250 m s.l.m., 5 luglio 2009, Foto di R.M.Fondi Una cospicua fioritura bicolore. Gli scapi fiorali raggiungono l'altezza di 120-150 cm.
  20. Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, Regione Lombardia, Passo Croce Domini, 1950 m s.l.m., Maggio 2008, Foto di Emilio Pini
  21. Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. moggridgei, Regione Lombardia, Passo Croce Domini, 1950 m s.l.m., Maggio 2008, Foto di Simone Orsenigo
  22. Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, Regione Lombardia, Passo Croce Domini, 1950 m s.l.m., Maggio 2008, Foto di Simone Orsenigo
  23. Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1850 m s.l.m., 13 giugno 2009, Foto di R.M. Fondi
  24. Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1850 m s.l.m., 13 giugno 2009, Foto di R.M. Fondi
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