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Fritillaria tubiformis G. et G.
Gruppo Botanico AMINT ha risposto alla discussione di Gruppo Botanico AMINT in Schede delle erbe, piante e fiori spontanei
Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1850 m s.l.m., 13 giugno 2009, Foto di R.M. Fondi -
Fritillaria tubiformis G. et G.
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Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1850 m s.l.m., 13 giugno 2009, Foto di R.M. Fondi -
Fritillaria tubiformis G. et G.
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Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis , Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1850 m s.l.m., 13 giugno 2009, Foto di R.M. Fondi -
Fritillaria tubiformis G. et G.
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Fritillaria tubiformis Gren. et Godron Sinonimi Fritillaria delphinensis Gren. incl. F. burnatii Planchon Fritillaria tubaeformis Gren. & Godr. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Liliopsida Ordine: Liliales Famiglia: Liliaceae Nome italiano Meleagride alpino. Etimologia La forma peculiare di questo fiore è all'origine sia del nome generico, sia dell’attributo di specie. Il fritillus era in epoca romana il recipiente di forma per lo più cilindrica in cui venivano agitati i dadi: un bossolo di cui ci sono pervenuti numerosi esemplari riccamente decorati e che, secondo le descrizioni tramandateci, aveva lo scopo di evitare che i dadi rotolassero lontano o venissero toccati, togliendo così ai giocatori meno onesti la possibilità di barare. Tubiformis (Tubaeformis, secondo la dizione del Pignatti) ossia a forma di tuba (una specie di tromba), è l’attributo coniato dagli autori Grenier e Godron, che ravvisarono nella forma del fiore una somiglianza con l’antico strumento musicale. Descrizione Questo rarissimo endemismo delle Alpi centro-occidentali è distinto nelle due sottospecie: Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subspecie tubiformis Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subspecie moggridgei (Boiss. & Reuter ex Planch.) Rix. Si tratta di erbacee perenni dotate di un piccolo bulbo dal diametro di circa 2 cm, da cui emerge un fusto cilindrico eretto, foglioso e monocefalo, che s’innalza fino ad un massimo di 30 cm per Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, mentre Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. moggridgei (Boiss. & Reuter ex Planch.) Rix. è più alta, raggiungendo anche 40 cm di altezza. Il fusto, di colore verde glauco e soffuso in alto di bruno-violaceo, è fittamente ricoperto di piccole macchie più chiare, ha un diametro di 4-5 mm e si assottiglia alla sommità prolungandosi nell’unico peduncolo fiorale, anch’esso soffuso di bruno violaceo ed incurvantesi ad antesi avvenuta a sorreggere il fiore pendulo. Foglie Le foglie che interessano solo la metà superiore delle scapo, sono tutte cauline, alterne, strettamente lineari e scanalate. Larghe da 5 a 10 mm e lunghe da 5-6 a 10-11 cm, si accorciano procedendo dal basso verso l’alto. Fiori Il fiore, sorretto da un peduncolo lungo da 1 a 4 cm, è composto da sei tepali di forma ellittica, carenati ossia percorsi al centro da una costa longitudinale leggermente rilevata; la misura del singolo tepalo varia da 10 a 15 mm in larghezza e da 32 a 40 mm in lunghezza. I tepali, rotondati o debolmente acuti all’apice, appressati e dapprima leggermente revoluti, così da dare al fiore una forma ovoidale, a bossolo, hanno una caratteristica tonalità violacea-prugna in Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subspecie tubiformis o gialla in Fritillaria tubiformisGren. et Godron subsp. moggridgei (Boiss. & Reuter ex Planch.) Rix. con un mosaico di piccole macchie giallo-ocracee disposte a scacchiera e più accentuate sulla faccia adassiale cioè interna. L’ovario è supero; lo stilo misura 12-13 mm, è trifido e termina con tre stimmi ricurvi bianchi e di forma tronco-conica, lunghi circa 2 mm; gli stami sono 3+3, con sei antere di 7 mm e di colore giallo che tende al bruno con l’età. Frutti Il frutto, una capsula lunga 25-30 mm, ovoidale e leggermente ingrossata nella porzione apicale, contiene tre logge che ospitano i semi. Periodo di fioritura Giugno-Luglio. Territorio di crescita Entrambe le subspecie crescono in aree molto ristrette e disgiunte delle Alpi: Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. moggridgei (Boiss. & Reuter ex Planch.) presente in Piemonte e Liguria in particolare sul Colle di Tenda e sulle A. Marittime. Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subspecie tubiformis è presente Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia (limitatamente alle Prealpi bergamasche e bresciane),Trentino Alto Adige Habitat Queste Fritillarie formano piccole popolazioni in prati e pascoli di montagna, da 800 a 2100 metri circa, sopportando bene una leggera nitrificazione del terreno. Somiglianze e varietà Premesso che l’areale di crescita di Fritillaria tubiformis Gren. et Godron è limitato al nord della Penisola ed è estremamente ridotto e frammentato, cosi come quello delle specie congeneri, consideriamo tra queste ultime le sole due che risultano presenti nelle stesse regioni. Le peculiari caratteristiche di Fritillaria tubiformis Gren. et Godron consentono di ben distinguerla dalle congeneri in quanto: F. involucrata Guss., rarissima sul M. Viso e nelle Alpi Marittime, ha foglie opposte e le superiori verticillate, mentre F. tubiformis Gren. et Godron le ha alterne. F. orientalis Adams (=F. tenella Bieb.), rarissima in provincia di Trento e nel Carso triestino, oltre che nell’Italia centro-meridionale, si differenzia per foglie opposte, fiore più piccolo, tepali del verticillo superiore (i più interni) con la faccia adassiale di colore giallo macchiato di bruno. Specie protetta Pur non essendo in alcun modo citata dalla direttiva CEE C43/1992, che impone la salvaguardia di numerose altre congeneri, questa rara specie è rigorosamente protetta in tutte le regioni italiane interessate dal suo areale, ad eccezione della Valle d’Aosta, a norma delle seguenti disposizioni: -Liguria: DL. n° 400 del 6/11/2008 “Disposizioni in materia di tutela e valorizzazione della biodiversità”; -Piemonte: LR n° 32 del 2/11/1982 “Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale"; -Lombardia: LR n° 10 del 31/3/2008 “Disp. per la tutela e conservazione della piccola fauna, flora e vegetazione spontanea”; -Prov. Trento: LP n° 17 del 25/7/1973 “Protezione della flora alpina”. Costituenti chimici Non sono noti studi biochimici speciici su Fritillaria tubirmis Gren. et Godron. Tuttavia, nei bulbi di numerose congeneri, si è rilevata la presenza di alcaloidi steroidei, di composizione chimica e con attività biologica differente da specie a specie. Uso Alimentare Nessuna parte della pianta che, ricordiamo, è rigorosamente protetta, si presta ad utilizzi alimentari. Uso Cosmetologico Non è noto alcun uso cosmetologico. Uso Farmacologico Nella farmacologia occidentale non è noto alcun uso di Fritillaria tubiformis Gren. et Godron né di suoi estratti; studi eseguiti su alcune specie congeneri hanno dimostrato l’azione anti-inflammatoria, anti-bechica ed espettorante degli alcaloidi presenti nei bulbi. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Note Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, Annamaria Bononcini, Giovanni Baruffa - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica. Fritillaria tubiformis Gren. et Godron subsp. tubiformis, Regione Piemonte, Val d'Otro (Valsesia), 1850 m s.l.m., 13 giugno 2009, Foto di R. M. Fondi -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Emilia Romagna, Monzuno BO 350 m s.l.m., settembre 2008, foto di Nino Bertozzi Sezione di capsula -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Emilia Romagna, Monzuno BO 350 m s.l.m., settembre 2008, foto di Nino Bertozzi -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Emilia Romagna, Monzuno BO 350 m s.l.m., agosto 2008, foto di Nino Bertozzi -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Emilia Romagna, Monzuno BO 350 m s.l.m., agosto 2008, foto di Nino Bertozzi -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Emilia Romagna, Monzuno BO 350 m s.l.m., ago 2008, foto di Nino Bertozzi -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Emilia Romagna, Monzuno BO 350 m s.l.m., agosto 2008, foto di Nino Bertozzi -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Sardegna, Cagliari, 50 m s.l.m., Ottobre 2008, foto Mauro Cittadini -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Sardegna, Cagliari, 50 m s.l.m., Ottobre 2008, foto Mauro Cittadini -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Lazio, Roma, 50 m s.l.m., Settembre 2006, foto Mauro Cittadini -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Lazio, Roma, 50 m s.l.m., Settembre 2006, foto Mauro Cittadini -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Lazio, Roma, 50 m s.l.m., Settembre 2006, foto Mauro Cittadini. -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium, Regione Lazio, Roma, 50 m s.l.m., Settembre 2006, Foto Mauro Cittadini. -
Datura stramonium L.
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Datura stramonium L. subsp. stramonium Sinonimi Datura inermis Jacq. Datura stramonium L. var.chalybea W.D.J.Koch Datura tatula L. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Solanales Famiglia: Solanaceae Nome italiano Stramonio comune, Erba del Diavolo, Erba delle streghe, Noce spinosa, Erba degli incantesimi, Noce puzza. Nomi dialettali: Erba ratta (Liguria); Erba tarponera (Piemonte); Erba del diavolo, Stramoni (Lombardia); Spusari (Veneto); Tromba dal giudezz (Emilia Romagna); Stramogno, Pomo spinoso (Toscana); Cacapuzza fetente (Campania); Calamone (Puglia); Stramonin, Meloneddu, burdu, Ischizza babbau (Sardegna). Etimologia Il nome Datura deriva da quello di un veleno, il dhât, preparato in India, stramonium sembra derivare dal greco dtrychnon = solanacea emanicòs= eccitato, fetente per le qualità tossiche della pianta. Descrizione Pianta erbacea annuale con radice fittonante, originaria dell'America centro-meridionale; ha il fusto ramificato, di forma cilindrica e robusto, sfumato di violaceo alto 100 - 150 cm, si divide dicotomicamente. Foglie Le foglie sono semplici e alterne, di grandi dimensioni, picciolate, con lamina ovale con base asimmetrica e margine dentato-frastagliato. Fiori I fiori sono ermafroditi, lunghi fino a 10 cm, solitari, presenti nelle zone terminali e alle ascelle fogliari. Il calice è di forma allungata con denti calicini corti, un po' rigonfio in basso; è composto da 5 sepali con lobi saldati, da questi si sviluppa una corolla bianca, a volte con sfumature violacee, di forma tubulare, acuminata e pieghettata. L'androceo è composto da 5 stami, il gineceo da un pistillo con ovario supero, munito di stilo unico e stimma bifido. I fiori rimangono chiusi durante il giorno per poi aprirsi completamente la notte, emanando un intenso e penetrante odore che attira le farfalle notturne; l' impollinazione è entomogama (tramite insetti pronubi). Frutti Il frutto è una capsula globosa, lunga fino a 6 cm, divisa in 4 logge, della grandezza di una noce ed irta di spine (da qui il nome di noce spinosa); al suo interno si trovano numerosi semi neri reniformi, lunghi circa 3 mm. Periodo di fioritura Da luglio a ottobre Territorio di crescita Naturalizzato e invasivo in tutta italia da 0 a 800 m s.l.m. Habitat Nei campi, sui ruderi, lungo le strade, sugli arenili marini; negli orti viene lasciata crescere per la credenza che la sua presenza allontani le talpe. Somiglianze e varietà Datura ferox L. pianta annuale con fusto che cresce attaccato al terreno, puntinato di bianco verso l'apice, il calice con denti più piccoli (3-5 mm), il frutto è di forma quadrangolare con aculei più lunghi e grandi, le foglie hanno il margine spinoso, presente naturalizzata in Lazio, Sicila e Sardegna, dubbia in Umbria. Pianta tossica in tutte le sue parti. Datura innoxia Mill. è pianta più piccola e con aspetto cespuglioso, ha la corolla e i denti calicini molto più lunghi, il frutto è pendente ed ha aculei morbidi, fiorisce da giugno a settembre, presente naturalizzata in Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana e il Centro sud isole Maggiori compese, ad esclusione di Campania. Pianta tossica in tutte le sue parti. Specie protetta Non risultano dati di protezione della pianta. Costituenti chimici Alcaloidi (ioscina, iosciamina, atropina, complessivamente indicati come daturina), acido malico, acido atropico, tannino, gomma, materie grasse, sali di calcio e di potassio. Uso Alimentare La specie non è commestibile in quanto tossica. L'ingestione di parti di pianta semi e radici possono portare alla sindrome anticolinergica, con agitazione, confusione, midriasi; particolarmente pericolosi sono i decotti che possono condurre anche a morte. La pianta rientra nella lista del Ministero della Salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi cosmetici per questa specie. Uso Farmacologico Gli alcaloidi causano un blocco sui recettori muscarinici della muscolatura respiratoria causando broncodilatazione per cessazione della costrizione mediata da questi stessi recettori; quindi l'inalazione di queste sostanze rilassa la muscolatura dei bronchi, facendo cessare l'attacco asmatico. Non vengono, tuttavia, più usati per gli elevati rischi di avvelenamento. Vengono ancora usati invece nella paralisi agitans ed altre forme di tremore come la sindrome di Parkinson, Tremor senescente e altre ipercinesie. Gli effetti sintomatici sono buoni. L'atropina viene tuttora impiegata in clinica oculistica. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Nell’antica medicina erboristica la Datura stramonium veniva usata per curare la pazzia, l'epilessia e la depressione. Per uso topico formava la base di unguenti contro le ustioni e i reumatismi. Si tratta di una pianta narcotica, con effetti antidolorifici e che favorisce la respirazione, ragion per cui è stata utilizzata in alcuni medicamenti antiasmatici, anche sotto forma di sigarette. In generale, al giorno d'oggi, è considerata una specie troppo tossica per le applicazioni mediche e il suo uso è stato abbandonato: fra la dose medicamentosa e la dose letale l'intervallo è troppo piccolo. Nell’antichità era conosciuta come pianta magica dai Greci, dagli Arabi, in India e dai popoli dell'America Centrale, che la usavano in rituali sacri e per procurarsi visioni. Alcuni studiosi ritengono che i vapori ottenuti dalla bollitura della pianta fossero usati dalla Pizia per ottenere le leggendarie visioni dell'Oracolo delfico. In epoca medioevale, si credeva che fosse usata come componente principali nell'unguento con cui le streghe si spalmavano, per poter prendere il volo sulle loro scope. L'atropina e la scopolamina contenute nella pianta hanno la caratteristica di essere particolarmente attive se assorbite per via cutanea. La scopolamina è stata anche usata come "siero della verità" dai Servizi Segreti, durante la Seconda Guerra Mondiale, per la sua capacità di indurre stati di tipo ipnotico. Più recentemente, nel 1968, il governo degli Stati Uniti, in conseguenza dell'uso di preparati erboristici ricavati da questa specie come droga allucinogena, ne ha proibita la vendita al pubblico. Note I suoi semi erano utilizzati dai maghi per le proprietà narcotiche, per le visioni fantastiche che provocavano e per il presunto potere afrodisiaco; maghe e profetesse usavano bruciare la pianta per poter inalare i vapori ottenendone un effetto narcotizzante. Datura stramonium sembra che sia originaria dai paesi intorno al Mar Caspio; certi etnologi ne spiegano la diffusione sui terreni ruderali, con il rituale delle tribù barbariche che prevedeva, una volta che il capo avesse deciso il luogo adatto ad insediare un accampamento, di spargere tutto intorno il seme della Datura come linea di demarcazione e per tenere lontano i nemici e gli animali pericolosi. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Nino Bertozzi, Marika, Giovanni Baruffa, Renato M. Fondi, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Datura stramonium L., Regione Emilia Romagna, Monzuno BO 350 m s.l.m., agosto 2008, foto di Nino Bertozzi. -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
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Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni, Regione Valle d'Aosta, 2000 m s.l.m., Foto Giovanni Malvicino. -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
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Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni, Regione Valle d'Aosta, 2000 m s.l.m., Foto Giovanni Malvicino. -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
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Paradisea liliastrum (L.)Bertoloni, Regione Trentino Alto Adige, 1800 m s.l.m., Foto Gianni Bonini -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
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Paradisea liliastrum (L.)Bertoloni, Regione Trentino Alto Adige, 1800 m s.l.m., Foto Gianni Bonini -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
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Paradisea liliastrum (L.)Bertoloni, Regione Trentino Alto Adige, 1800 m s.l.m., Foto Gianni Bonini -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
Gruppo Botanico AMINT ha risposto alla discussione di Gruppo Botanico AMINT in Schede delle erbe, piante e fiori spontanei
aradisea liliastrum (L.) Bertoloni, Regione Friuli Venezia Giulia, 600 m s.l.m., Giugno 2010, foto di Nicolò Parrino. Macro sugli stami e stilo capitato. -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
Gruppo Botanico AMINT ha risposto alla discussione di Gruppo Botanico AMINT in Schede delle erbe, piante e fiori spontanei
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni, Regione Friuli Venezia Giulia, 600 m s.l.m., Giugno 2010, foto di Nicolò Parrino. -
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni
Gruppo Botanico AMINT ha risposto alla discussione di Gruppo Botanico AMINT in Schede delle erbe, piante e fiori spontanei
Paradisea liliastrum (L.) Bertoloni, Regione Valle d'Aosta, 600 m s.l.m., Maggio 2011, foto di Giovanni Malvicino.