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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Rhinanthus alectorolophus (Scop.) Pollich - foto di Marika
  2. Rhinanthus alectorolophus (Scop.) Pollich - Regione Piemonte, Valsesia, 1400 m s.l.m., giugno 2007 - foto di R.M. Fondi
  3. Rhinanthus alectorolophus (Scop.) Pollich - Regione Piemonte, Valsesia, 1400 m s.l.m., giugno 2007 - foto di R.M. Fondi Le foglie hanno varie forme: da ovate a romboidali a triangolari; ovato-lineari quelle dei fusti sterili.
  4. Rhinanthus alectorolophus (Scop.) Pollich Sinonimi Rhinanthus major L. nomen ambiguum Rhinanthus hirsutus Lam. Alectorolophus semleri Sterneck Tassonomia Regno:Plantae Divisione:Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Scrophulariales Famiglia:Scrophulariaceae Nome italiano Cresta di gallo Etimologia Il nome generico, coniato dello stesso Linneo, origina dall'unione dei termini greci ῥίς, ῥινός (ris, rinos) = naso e ἄνθος (anthos) = fiore, con il significato di fiore nasuto [nasutus (Linneo)], per la caratteristica protuberanza, sul labbro superiore della corolla, che ricorda un naso e che spinse il Tournefort (fine XVII sec.) a dare al genere il nome di Elephas, cioè Elefante. L'attributo specifico, derivato dalla fusione dei termini greci ἀλέκτωρ (alektor) = gallo e λόφος (lophos) = cresta, mostra come la denominazione popolare, spesso molto antica, venga frequentemente ripresa nella terminologia scientifica. Descrizione Pianta erbacea annuale emiparassita, con radice a fittone e fusti eretti, cilindrici con striature longitudinali scure a volte pubescenti, ramificati e fogliosi. La specie, i cui esemplari hanno altezze variabili da 5 a 50-60 cm, è fortemente polimorfa con forme precoci slanciate, per lo più prive di ramificazioni, e forme tardive di dimensione più ridotta e ± ramificate. Le ramificazioni si presentano opposte rispetto al fusto principale. Foglie Foglie opposte, sessili, da ovate a lungamente ovate, nei fusti sterili ovato-lineari, tutte con margine seghettato, con denti ± uguali tra loro. Fiori L'infiorescenza è un racemo spiciforme di fiori ermafroditi sessili o brevemente pedicellati; ciascun fiore all'ascella di una brattea. Brattee sessili diminuenti di dimensione verso l'apice dell'infiorescenza, quelle più in basso con lamina simile a quella delle foglie, ma più slargate alla base, diventando deltoidi, triangolari o romboidali verso l'alto, tutte a margine seghettato e sempre più lunghe del calice fiorale. Calice tetramero, con i sepali saldati in un tubo ovale lateralmente compresso e interamente coperto da peli lanosi lunghi 1-1,5 mm, accrescente alla fruttificazione in modo da avvolgere interamente il frutto. Corolla zigomorfa, bilabiata, lunga da 13 a 18-20 mm, di colore giallo. L'estremità del labbro superiore è ornata da una appendice (naso) violacea due o tre volte più lunga (1,3-2,5 mm) che larga; il labbro inferiore è più corto e trilobato; il tubo corollino è quasi diritto, e i labbri della corolla sono poco divergenti (corolla cleistolema - la fauce è quasi chiusa, o comunque la sua apertura non arriva mai a raggiungere i 45°). Due carpelli formano un ovario biloculare supero; lo stilo, unico, è lievemente incurvato e porta uno stigma capitato bifido. Gli stami sono 4, didinami (due lunghi, ospitati appena sotto il labbro superiore, e due corti). La fecondazione avviene ad opera degli insetti impollinatori. Frutti Il frutto è una capsula di forma tondeggiante, appiattita ai lati, provvista di un mucrone, e rimane racchiuso nel calice accrescente. I semi, discoidali, sono alati ed hanno un diametro di 3-4 mm. Periodo di fioritura Maggio-Settembre. Durante questo periodo si alternano nella fioritura la forma primaverile, estiva ed autunnale. Territorio di crescita Specie a distribuzione centro-europea. Spontanea in tutta la penisola, ad eccezione della Calabria, assente nelle Isole maggiori. Habitat Prati e pascoli. La specie vegeta su suoli sia silicei sia calcarei, ma con maggior predilezione verso quelli a pH neutro, dal piano basale fino a circa 2000 metri. Somiglianze e varietà Tipica del genere è la presenza di forme stagionali; nel caso di R. alectorolophus abbiamo: fo. alectorolophus vernale fo. patulus (Sterneck) estivale fo. buccalis (Wallr.) autunnale fo. modestus (Chab.) monomorfa (montana) Delle numerose specie congeneri presenti in Italia, le più simili a R. alectorolophus, e pertanto inserite nello stesso gruppo, sono: R. facchinii Chab. (presente in Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia) R. helenae Chab. (presente in Veneto) R. freyni (Kerner) Fiori (presente in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia) Le prime due specie sono ben distinguibili da R. alectorolopus (Scop.) Pollich per l'ampia divergenza dei labbri corollini (corolla anectolema), mentre la terza, assai più somigliante per avere sia labbri corollini poco divergenti (corolla cleistolema) sia calice fittamente peloso, si caratterizza per la brevità dei peli, che non misurano più di 0,2 mm. Specie protetta Non esiste in Italia alcuna norma per la protezione di questa pianta che, anzi, si presenta come infestante e dannosa per le altre specie vegetali, alle quali sottrae nutrimento ostacolandone il normale sviluppo. Costituenti chimici Studi sulla tossicità delle piante di Rhinantus alectorolophus hanno portato ad isolare nei suoi semi un glucoside iridoide, l'aucubina, già noto nelle foglie delle piante del genere Aucuba (Aucubaceae) e in altre Scrophulariaceae. Uso Alimentare Poiché la pianta contiene sostanze tossiche, è inadatta a qualsiasi uso alimentare, tanto da essere rifiutata anche dagli animali da pascolo. Uso Cosmetologico Non sono noti usi cosmetologici di questa specie. Uso Farmacologico L'aucubina - estratta però da piante del genere Aucuba, che ne contengono in maggiore quantità - ha mostrato attività antispasmodica e antinfiammatoria; epatoprotettiva in casi di avvelenamento da tetracloruro di carbonio, alfa-amanitina e Amanita phalloides; antibatterica; antivirale contro l'epatite B. Alcuni di questi effetti, che non si manifestano nei test in vitro, appaiono legati ai composti generati dai processi metabolici cui l'aucubina viene sottoposta da parte di specifici ceppi di batteri intestinali. Di estratti vegetali contenenti aucubina fa uso con successo la medicina cinese tradizionale per la cura delle malattie croniche infiammatorie. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Estratti di questa pianta venivano un tempo usati contro gli insetti. Note Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, G.B. Pau, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Rhinanthus alectorolophus (Scop.) Pollich - Regione Piemonte, Valsesia, 1200 m s.l.m., maggio 2007 - foto di R.M. Fondi Inizio antesi: da notare le linee scure che percorrono longitudinalmente il fusto pubescente, nonché la fitta pelosità dei calici.
  5. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, Vallone di Olen m 2200 s.l.m., 19 luglio 2009 - foto di R.M.Fondi
  6. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, Vallone di Olen m 2200 s.l.m., 19 luglio 2009 - foto di R.M.Fondi
  7. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, Vallone di Olen m 2200 s.l.m., 19 luglio 2009 - foto di R.M.Fondi
  8. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia m 1100 s.l.m., 8 luglio 2009 - foto di R.M.Fondi
  9. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, Val Vogna m 2000 s.l.m., 29 giugno 2009 - foto di R.M.Fondi Inizio della fruttificazione, con i follicoli ancora saldati tra loro.
  10. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, Val Vogna m 2000 s.l.m., 29 giugno 2009 - foto di R.M.Fondi
  11. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2200 s.l.m., 18 giugno 2009 - foto di R.M.Fondi
  12. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, Val d'Otro m 2000 s.l.m., 18 giugno 2009 - foto di R.M.Fondi Nuovi getti nella fase iniziale del loro sviluppo.
  13. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2200 s.l.m., 27 agosto 2008 - foto di R.M.Fondi
  14. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2200 s.l.m., 15 luglio 2008 - foto di R.M.Fondi
  15. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2200 s.l.m., 15 luglio 2008 - foto di R.M.Fondi
  16. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2200 s.l.m., 15 luglio 2008 - foto di R.M.Fondi
  17. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2100 s.l.m., 16 luglio 2007 - foto di R.M.Fondi
  18. Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2100 s.l.m., 16 luglio 2007 - foto di R.M.Fondi
  19. Rhodiola rosea L. Sinonimi Sedum roseum (L.) Scop. Sedum rhodiola DC. Sedum rosea (L.) Scop. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Rosales Famiglia: Crassulaceae Nome italiano Legno rodio, Pinocchina rosea Etimologia Il nome generico, coniato dallo stesso Linneo (XVIII sec.), viene dal greco ρόδον (rodon) = rosa (Rosa sp.), con il suffisso diminutivo latino -ìola, nel significato di rosellina, giustificato dal profumo della radice, simile a quello della rosa [roseo odore radicis (Linneo); Rhodia autem tam Graeci quam Latini dixerunt quoniam contrita Rosas redolet (Fuchs) - trad.: d'altronde tanto i Greci, quanto i Latini denominarono (la radice di questa specie) Rhodia in quanto triturata profuma di rose]; la pianta era già nota nell'antica Grecia e viene menzionata da Dioscoride come ρόδια ρίζα (rodia riza) = "dalla radice che sa di rosa" e da alcuni autori latini come rhodia radix; Leonard Fuchs (XVI sec.), adottò, nella sua nomenclatura, giusto il nome generico Rhodia-radix. Per quanto concerne l'epiteto specifico rosea, che in latino viene riferito sia al profumo sia al colore della rosa, l'interpretazione più comune è che, nel caso di Rhodiola, Linneo lo abbia scelto riferendosi ancora al profumo della radice, così confermando l'importanza di questa caratteristica per la determinazione della specie. Descrizione R. rosea è una succulenta suffruticosa, perenne, dioica (raramente ermafrodita), formante dei cespuglietti verde-glaucescenti di 20-40 cm con rizoma e radice molto sviluppati. I fusti fioriferi, completamente glabri, non ramificati, ricchi di foglie ed eretti, sono legnosi e grigio-brunastri alla base, presto erbacei verso l'alto e hanno durata annuale (si seccano dopo la fruttificazione). Foglie Foglie inferiori piccolissime, ridotte a semplici squame di forma all'incirca triangolare; foglie cauline di dimensioni via via crescenti (fino a 5 x 30 mm) a salire lungo i fusti, sessili (non di rado sub-amplessicauli), da ellittico-lanceolate a oblanceolate a sublineari, acute, con margine dentellato (3-5 dentini per parte) spesso arrossato nella porzione apicale. Fiori Fiori in dense infiorescenze corimbose apicali; sepali 4, concresciuti alla base (nei fiori femminili saldati palesemente più in alto rispetto a quelli maschili) con 4 lacinie acute, triangolare-lesiniformi, lunghe fino a ± 2 mm; petali 4, liberi, lineari, lunghi da 2-2,5 a 4 mm (sempre più lunghi del calice), giallastri, spesso arrossati; fiori maschili portanti gli abbozzi del gineceo (abortito - raramente si possono riscontrare esemplari con fiori in cui anche il gineceo è fertile, e quindi ermafroditi), stami in numero doppio ai petali, con antere scure sorrette da un filamento giallo; fiori femminili con calice persistente, ovario formato da 4 carpelli fusiformi liberi o, al più, saldati alla base. Frutti Ogni fiore pistillifero produce 4 follicoli eretti, lunghi da 5 a 12-13 mm, fusiformi con un becco (lungo fino a 2 mm) spesso incurvato (fino a 90° rispetto all'asse longitudinale), di colore dapprima giallo-aranciato, da porpora a violaceo a maturazione avvenuta. Periodo di fioritura Giugno-Agosto. Territorio di crescita Pianta originaria dei Paesi nordici di Europa, Siberia e Nordamerica; in Italia è limitata alle zone più elevate del settore alpino. Habitat Rupi, praterie alpine, ghiaioni, sorgenti di alta montagna. Rara su terreno calcareo, assai più frequente su terreno siliceo, da 1500 ad oltre 3000 m di quota. Somiglianze e varietà R. rosea è l'unica specie del genere presente in Italia. La Rhodiola ha molti caratteri in comune con piante del genere Sedum, compreso in particolare il numero degli stami: ciò spiega perché alcuni autori la ascrivono a questo genere. Carattere differenziale importante è il margine fogliare, interissimo nei Sedum e dentellato in Rhodiola. Specie protetta Non risultano notizie di protezione di questa pianta su tutto il territorio italiano. Costituenti chimici Le indagini fitochimiche sulle radici di R. rosea hanno rilevato la presenza di alcuni, distinti gruppi di metaboliti secondari: fenil propanoidi (rosavina, rosina, rosarina); derivati del feniletanolo (salidroside o rhodioloside, tyrosolo); flavonoidi (rodiolina, rodionina, rodiosina, acetilrodalgina, tricina); monoterpeni (rosiridolo, rosaridina); triterpeni (daucosterolo, b-sitosterolo); acidi fenolici (clorogenico, idrossicinnamico, gallico). Uso Alimentare Le giovani foglie e germogli possono essere consumati crudi o cotti, come gli spinaci. Hanno un sapore leggermente amaro, non a tutti gradito. Gli steli, cotti, possono essere mangiati come gli asparagi. Anche le radici possono essere consumate sia crude che cotte. I Nativi Americani delle regioni al Nord usavano far fermentare le radici prima di consumarle. Uso Cosmetologico La specie non entra propriamente nella composizione di prodotti cosmetici ma viene utilizzata come dimagrante, in grado di abbassare il livello di grassi nei tessuti e di alleviare e controllare la fame nervosa. Uso Farmacologico I molti e diversi componenti attivi presenti in questa specie sono stati oggetto di interesse crescente, per l'utilizzo in campo farmacologico. Le ricerche hanno evidenziato che Rhodiola rosea, regolando la risposta ormonale dell'organismo, è in grado di esercitare svariate attività, prima fra tutte quella adattogena, ossia di incrementare la flessibilità e l'adattabilità corporea ad ogni cambiamento, migliorando la resistenza fisica (è anche un cardioprotettivo) e la capacità di apprendimento. Documentata è la capacità di mantenere alti i livelli di serotonina, di catecolamine e di normalizzare il livello di dopamina nel sangue: è quindi un antidepressivo efficace e un potenziale coadiuvante alle convenzionali terapie farmacologiche per la cura del Morbo di Parkinson. Infine è dimostrato che, per la presenza di rosavina, è in grado di influire sul metabolismo dei grassi nell'organismo, il che la rende un efficace coadiuvante nel controllo del peso corporeo. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità La specie è stata usata da tempi immemorabili nella medicina tradizionale di molti e distanti paesi. Malgrado sia originaria delle regioni nordiche la sua fama leggendaria ed il suo utilizzo si sono diffusi in tutto il mondo: sappiamo, per esempio, che nell'antica Grecia era conosciuta ed apprezzata pianta medicinale, le cui applicazioni terapeutiche erano documentate fin dal 77 d. C. dal medico Dioscoride nel suo "De Materia Medica". I Greci, tuttavia, non sono l'unico antico popolo che ne apprezzava il valore: sappiamo che i Vichinghi facevano uso di questa pianta per aumentare la forza fisica e che gli imperatori della Cina inviavano spedizioni nella Siberia per procurare la "Rosa d'Oro", da utilizzare per preparazioni medicinali. In Siberia, ancora ai giorni nostri, si dice che coloro che bevono regolarmente il tea di R. rosea vivranno cent'anni e la pianta viene usata per favorire la fertilità femminile e per curare l'impotenza maschile. Nel 1725, il botanico svedese Carl Linnaeus (Linneo) dette alla specie il suo nome attuale e ne raccomandò l'utilizzo per trattare le ernie, l'isteria, l'emicrania e le eccessive secrezioni vaginali. La moderna fitoterapia ne utilizza la radice come adattogeno, nella cura di aritmie cardiache e palpitazioni, contro l'impotenza sessuale, contro la depressione e l'ansia. Note Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi .... - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Rhodiola rosea L. - Regione Piemonte, Valsesia, m 2200 s.l.m., 25 luglio 2008 - foto di R.M.Fondi
  20. Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus , Regione Liguria, 70 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Inizio fioritura (fiori maschili).
  21. Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus , Regione Liguria, 70 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Particolare delle venature rosate sul tronco.
  22. Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus , Regione Liguria, 70 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Particolare di un fiore maschile.
  23. Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus , Regione Liguria, 70 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Boccioli ancora chiusi.
  24. Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus - foto di Mauro Cittadini Fiori femminili da vicino.
  25. Rhamnus alaternus L. subsp. alaternus - foto di Mauro Cittadini Fiori maschili e boccioli.
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