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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Euonymus europaeus L. - Foto di Giovanni Baruffa
  2. Euonymus europaeus L. - Foto di Giovanni Baruffa
  3. Euonymus europaeus L. - Foto di Giovanni Baruffa
  4. Euonymus europaeus L. - Foto di Giovanni Baruffa
  5. Euonymus europaeus L. - Foto di Giovanni Baruffa
  6. Euonymus europaeus L. Sinonimi Euonymus europaea L. Evonimus europaea L. Evonimus europaeus L. Euonimus vulgaris Mill. Evonimus vulgaris Mill. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnpliopsida Ordine: Celastrales Famiglia: Celastraceae Genere: Euonymus Nomi italiano Fusaggine, Fusaria, Evonimo, Berretta del prete, Corallini. Nomi locali - Basilicata: scazzettë de prèutë; Istria: vidicia; Lombardia: Beretìne de prèt, Roncasgen, Berettin da prevet; Marche: Fusai, Masagalin; Piemonte: Runcagiu; Calabria: scocciapignatte; Sicilia: Birritta cardinalisca; Sardegna: caffè burdu. Etimologia Il termine latino di genere Euonymus, già citato dal botanico e filosofo greco Teofrasto (IV sec. a. C.) come ἐυώνυμος (eyonymos), secondo Linneo proprio in riferimento al medesimo E. europaeus, deriva dal greco classico εὖ (ey) = "bene", ὄνομα (onoma) = "nome", cioé "Buon nome": ha un significato beneaugurante, scaramantico, considerando la velenosità di questo genere (nell'antica Grecia, per accattivarsi le Divinità avverse, era prassi abituale rivolgersi loro con appellativi gentili); il termine latino di specie europaeus sta ad indicare il continente in cui è spontaneo. Descrizione Arbusto, talvolta piccolo alberello, che raramente supera i 4 metri di altezza. Fusto eretto con corteccia grigio-verdastra in età giovanile, poi bruno-rossastra, liscia, così come i rami, che da giovani sono glabri, generalmente a sezione quadrangolare con spigoli ± ottusi e/o con rilievi sugherosi longitudinali. Gemme ovoidali lunghe 2-4 (6) mm. Foglie Opposte, dimensioni 25-35 x 40-75 mm, munite di picciolo lungo 4-8 mm; lamina ovato-lanceolata, acuta o acuminata all'apice, con base arrotondata e margine finemente seghettato; la pagina superiore è glabra e di colore verde scuro, mentre quella inferiore, più chiara, è glabra, o può presentare al più della pubescenza lungo le nervature. Fiori Riuniti in cime ascellari, a gruppi che contano fino a 8-9 elementi, ermafroditi e talvolta unisessuali, 4-meri, hanno un odore sgradevole; calice gamosepalo verde, persistente, con 4 lobi ovali e ottusi, revoluti e appressati al pedicello durante la fruttificazione; petali lungamente oblanceolati o spatolati, di colore giallo-verdastro o bianco-giallastro, lunghi all'incirca il doppio del calice (fino a 5 mm); stami più brevi della corolla (lunghi all'incirca quanto il calice) con antere a due teche aprentisi longitudinalmente; ovario tetracarpellare supero. Frutti Capsula loculicida pendula, carnosa, quadrilobata, di colore rossastro o intensamente rosato, dimensioni 10-16 x 6-10 mm contenente quattro semi (uno per loggia) di colore arancio. Periodo di fioritura Da Aprile a Giugno. Territorio di crescita Specie Euro-Asiatica, in Italia è presente su tutto il territorio nazionale. Habitat Cresce nei boschi associata a varie latifoglie (querce, carpini, salici, pioppi, ecc) sia nelle regioni a estate siccitosa, che in zone umide e piovose dal piano fino a 1200 metri slm (1400 nelle regioni a clima più temperato). Somiglianze e varietà Euonymus latifolius (L.) Miller, specie molto simile ma con corolla generalmente pentamera, presenta foglie più lunghe (8÷13 cm), frutti alati sulle cocche, gemme apicali più grandi (7÷12 mm). Raro, presente in tutta l'Italia peninsulare. Euonymus verrucosus Scop., che, come E. europaeus, possiede fiori (e frutti) tetrameri, si distingue per i petali bruni con fitta picchiettatura rossa, i semi di colore nero e, soprattutto, per la corteccia verdastra cosparsa di verruche nere suberose, i giovani rami non hanno sezione tetragonale, bensì all'incirca tondeggiante. Raro, presente in Friuli, Trentino, Piemonte, Marche, Abruzzo, Basilicata e Calabria. Specie protetta L. R. 18/04/1995, n. 33 Veneto, "Tutela del patrimonio genetico delle specie della flora legnosa indigena nel Veneto", vd. art. 1 e all. A. Costituenti chimici Glucosidi (evonimoside), alcaloidi (asparagina e atropurpurina), fitosteroli, dulcitolo, acidi organici (citrico, euonico, malico, tartarico, linoleico), tannini, resine. Uso Alimentare Pianta velenosa: Una eventuale ingestione di frutti comporta diarrea, vomito e, in dosi elevate, può portare in poche ore alla perdita di coscienza; anche le foglie, oltre ai frutti, sono tossiche per l'uomo ed anche per pecore, capre, equini ed erbivori in genere, non a caso, in alcune zone delle Marche, questa pianta viene chiamata "masagalin"... I semi sono comunque appetiti da alcuni uccelli. Per la bellezza dei frutti e delle foglie, rosse in autunno, è molto utilizzata nei giardini: attenzione ai bambini che, attratti dal colore rosso, potrebbero mangiarne frutti e semi. Uso Cosmetologico Da questa pianta si ricava un olio che serve per la produzione di saponi. Uso Farmacologico La pianta contiene un glucoside cardioattivo, l'evonimoside, ad azione simildigitalica, che in dosi sufficientemente elevate è in grado di influenzare l’attività cardiaca, mentre a dosi inferiori esercita un’azione colagoga e lassativa. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Questa pianta rientra nella lista del Ministero della Salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari. Per la sua tossicità e per la difficoltà di dosaggio è da evitarne l’uso per l’automedicazione e senza il controllo medico. Per uso interno i preparati ricavati dalla corteccia esercitano attività colagoga, lassativa, coleretica e cardiotonica e vengono utilizzati, in fitoterapia ed omeopatia, per trattare insufficienza del tono cardiaco, insufficienza epatica e biliare, stitichezza. Per uso esterno le foglie fresche, i frutti disseccati ed i semi polverizzati venivano utilizzati, nella medicina popolare, per trattare scabbia, pidocchi, zecche ed altri parassiti cutanei. Si usava anche lavare il manto di bovini ed equini con il decotto di foglie per proteggerli da tafani e mosche. Il nome "Berretta da prete" è dovuto alla curiosa rassomiglianza dei frutti con il tricorno ecclesiastico. Note Il legno dei rami giovani ha odore di mela, mentre nella pianta adulta è alquanto sgradevole. Molto duttile, veniva utilizzato per lavori di intarsio, per fare archetti per viole, per realizzare i "fusi" per la lana, un uso, questo, da cui hanno avuto origine i nomi comuni Fusaggine e Fusaria. I giovani rami, carbonizzati, erano utilizzati dai pittori come carboncino. Il carbone ricavato da questa pianta è adatto alla realizzazione di polvere da sparo. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Baruffa, Renato M. Fondi, G. B. Pau, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica. Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Euonymus europaeus L. - Foto di Giovanni Baruffa
  7. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Fiori, foglie e legumi.
  8. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Differenza fra pagina inferiore e superiore delle foglie.
  9. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Boccioli con screziature rosse.
  10. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Fiori e silique in formazione.
  11. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Porzione del tronco.
  12. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Ramo con spina.
  13. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Pagina inferiore.
  14. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Gennaio 2009 - foto di Marika Rametto con foglie.
  15. Emerus major Mill., Regione Lazio, Febbraio 2008 - foto di Mauro Cittadini
  16. Emerus major Mill., Regione Lazio, Febbraio 2008 - foto di Mauro Cittadini
  17. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Marzo 2008 - foto di Marika
  18. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10 m s.l.m., Marzo 2008 - foto di Marika
  19. Emerus major Mill., Regione Liguria, 10m s.l.m., Marzo 2008 - foto di Marika
  20. Emerus major Mill., Regione Liguria, 70 m s.l.m., Marzo 2007 - foto di Marika
  21. Emerus major Mill., Regione Lombardia, Marzo 2008 - foto di Luis
  22. Emerus major Mill., Regione Lombardia, Marzo 2008 - foto di Luis
  23. Emerus major Mill. - foto di Mauro Cittadini
  24. Emerus major Mill., Regione Lazio, Maggio 2005 - foto di Mauro Cittadini
  25. Emerus major Mill. s. l. Sinonimi Coronilla emerus L. Coronilla emerus L. subsp. emerus Hippocrepis emerus (L.) Lassen subsp. emerus Tassonomia Regno:Plantae Divisione:Magnoliophyta Classe:Magnoliopsida Ordine:Fabales Famiglia:Fabaceae Nome italiano Cornetta dondolina Etimologia Il termine Emerus deriva dal greco ἡμερόω (emeroo) = addomestico, ad indicare che si tratta di specie che si prestano alla coltivazione nei giardini; l'epiteto major è il comparativo latino di maggioranza dell'aggettivo magnus, ed è riferito al fatto che questa specie raggiunge le dimensioni maggiori fra le congeneri. Il basidioma di questo taxon, in uso fino a pochi anni fa, era Coronilla emerus; il nome generico Coronilla è il diminuitivo spagnolo di corona, con evidente riferimento alla disposizione dei fiori in ombrelle circolari, e le fu attribuito dal medico botanico fiammingo Mathias de l'Obel -Lobelius- (1538 - 1616), su indicazione dell'altro medico-botanico, suo conterraneo, Charles de l'Écluse -Clusius- (1526 - 1609) secondo il quale questo era il nome con cui gli spagnoli chiamavano la C. minima. Descrizione Arbusto perenne, sempreverde, con ceppo e fusti legnosi, a volte con spine irte, corteccia grigia con venature rossastre, rami giovani verdi e flessibili. Di portamento eretto, si sviluppa in altezza fino a circa 3 metri. Foglie Le foglie sono picciolate, verdi superiormente e glauche inferiormente, alterne, imparipennate con 5, 7 o 9 foglioline subsessili, obovate, a margine intero e apice di forma variabile; stipole di piccole dimensioni, triangolari, coriacee a maturità. Fiori I fiori sono ermafroditi, papilionacei, raggruppati in ombrelle pauciflore (di 4-6 elementi) portate su un lungo peduncolo ascellare; calice campanulato, verde-giallastro, a volte ± arrossato, bilabiato con dentelli ciliati; corolla gialla, a volte con screziature rosse o rosso mattone, generalmente di lunghezza > 14 mm, l'unghia del vessillo è lunga 2-3 volte il calice; la fioritura precoce e fragrante si interrompe se l'estate è particolarmente torrida. Frutti I frutti sono lomenti diritti, o, più spesso, irregolarmente incurvati, eretti o pendenti, lunghi da 4 a 11 cm, arrossati nelle strozzature, e contengono piccoli semi, uno per ciascun segmento, neri o rossicci; maturano in autunno. Periodo di fioritura Fiorisce da gennaio a ottobre, con un intervallo durante l'estate. Territorio di crescita Specie spontanea dei Paesi centro-europei, dalla Spagna nord-orientale all'Ungheria, dall'Inghilterra meridionale, Svezia e Norvegia, fino alla penisola italiana, dove è presente in tutte le Regioni, Isole comprese. Habitat Cresce su terreni poveri, al sole o mezz'ombra, pinete, boschi misti, dal piano fino a circa 1600 m di quota. Somiglianze e varietà Secondo la "An Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora" (2005-2007) sono tassonomicamente riconosciute 2 sottospecie: Emerus major Mill. subsp. major [= Coronilla emerus L. s. l.], presente in tutte le Regioni italiane; Emerus major Mill. subsp. emeroides (Boiss. et Spruner) Soldano et F. Conti [= Coronilla emerus L. subsp. emeroides (Boiss. et Spruner) Hayek], presente in tutte le Regioni italiane, ad eccezione di Val d'Aosta, Lombardia, Trentino A. A., Veneto e Liguria, nelle quali era stato segnalata per errore; secondo Pignatti [Fl. It. 1: 757 (1982)] non vi sono caratteri distintivi certi fra queste, tanto che diversi autori non accettano tale nomenclatura. Le differenze consisterebbero essenzialmente nell'inizio antesi contemporaneo alla fogliazione nella subsp. major, anticipante la fogliazione nella subsp. emeroides, quest'ultima avrebbe inoltre infiorescenze con peduncoli più brevi della foglia ascellante e legumi non lomentacei, lisci e lunghi fino a 14 cm. Le altre specie del genere Coronilla si distinguono, in genere, abbastanza bene per le dimensioni più ridotte [generalmente < 1 (1,5) m in altezza], fiori di dimensioni minori (corolla sempre <, o << 12 mm in lunghezza), con l'unghia del vessillo di poco più lunga, o della stessa lunghezza del calice, alcune specie sono erbacee e/o annuali, e/o presentano corolla bianca o ± rossastra. Specie protetta L. R. 18/04/1995, n. 33 Veneto, "Tutela del patrimonio genetico delle specie della flora legnosa indigena nel Veneto", vd. art. 1 e all. A. Costituenti chimici Proteine, aminoacidi (acido glutamico, acido aspartico), lipidi, acidi grassi (palmitico, linoleico), flavonoidi (gossipetina, campferolo), glucoside coronillina. Uso Alimentare Questa specie è da considerarsi potenzialmente velenosa in quanto contiene un glucoside (coronillina) che è cardiotossico. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi cosmetici per questa specie. Uso Farmacologico La tossicità delle Coronilla sp. pl. ed Emerus sp. (contengono eterosidi cardiotossici ) impedisce loro di essere considerate fra i tonici cardiaci, malgrado le proprietà cardiotoniche. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità La specie è stata utilizzata nella medicina tradizionale per gli effetti diuretici e cardiotonici. La pianta fresca ha anche potenti effetti purgativi. Note Sul Monte Amiata era diffusa la tradizione di impiegare le foglie della Coronilla, chiamata "erba dell'amore", per verificare il grado d'innamoramento della persona amata. La specie è ritenuta importante per il miglioramento del contenuto in azoto del terreno, data la simbiosi con batteri (Rhizobium leguminosarum) che ne consentono la fissazione nei tubercoli radicali, la cui formazione è da loro stessi indotta. Nel linguaggio dei fiori le si attribuisce il significato di ingenuità e di giovinezza. Viene usata come foraggio per diversi animali domestici, in particolare per i roditori da cortile. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Marika - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Emerus major Mill., Regione Liguria, 70 m s.l.m., Marzo 2008 - foto di Marika
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