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Hypericum perforatum L.
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Hypericum perforatum L. Sinonimi Hypericum veronense Schrank Hypericum noeanum Boiss. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Theales Famiglia: Clusiaceae o Guttiferae Nome italiano Iperico, Erba di San Giovanni, Cacciadiavoli, Millebuchi, Erba dell´olio rosso, Pilatro, Erba trona Etimologia Il nome generico, citato da Plinio il Vecchio, è lo stesso che veniva dato alla pianta in epoca romana (hypericum), ma viene menzionato anche da Dioscoride come ὑπερικὸν (hypericon); lo stesso Linneo disse che tale nome deriva dalle due parole greche ὑπὲρ (hyper) = sopra ed εἰκὼν (eikon) = immagine, senza però spiegare a cosa si riferissero queste parole: alcuni pensano al fiore, sulla cui parte superiore si sarebbe potuta individuare un'immagine, o un simbolo, altri pensano alle potenti proprietà medicinali che venivano attribuite a queste piante sin dall'antichità, talmente tante che potevano andare oltre quello che si poteva immaginare (e quindi al di sopra dell'immaginario). L'attributo specifico, perforatum, si riferisce alla caratteristica apparente bucherellatura ben evidente sulle foglie, e dovuta a ghiandole traslucide, presenti anche nei sepali e nei petali. L'Iperico è chiamato anche "Erba di San Giovanni" perché l'antesi ha il suo culmine proprio nei giorni a cavallo del solstizio d'estate (21 giugno), ed era uso raccogliere le sommità fiorite, che poi venivano utilizzate a fini terapeutici, nel giorno in cui si festeggia San Giovanni, il 24 giugno. Descrizione Pianta erbacea perenne alta 20 - 80 cm, glabra in tutte le sue parti; fusto fiorifero rigido, legnosetto alla base, e ramificato, non persistente (si secca) dopo la fruttificazione; fusticini sterili prostrati e striscianti, privi di foglie durante il periodo riproduttivo, persistenti e fogliosi durante lo svernamento, in cui, dunque, la pianta assume portamento reptante. Foglie Foglie sessili, opposte, da lanceolate a ovali, ristrette verso la base della lamina, con margine intero e ottuse all'apice, ghiandolose per ghiandole scure concentrate per lo più lungo il margine della pagina inferiore della lamina e traslucide su tutta la lamina, tali quindi che, se guardate controluce, diano l'impressione di essere bucherellate (da cui l'epiteto perforatum). Fiori Infiorescenze in corimbi apicali. Fiori attinomorfi pentameri. Sepali interi, da strettamente ovati a lesiniformi, sempre acuti o acuminati. Petali ellittici, asimmetrici, di colore giallo intenso, ghiandolosi e macchiettati di nero sul margine, irregolarmente dentellati o crenati. Ovario supero 3-carpellare, stili 3, liberi, con stigma rossastro. Stami numerosi (50 - 60), saldati alla base in 3 gruppi, in modo da formare altrettanti fasci. Frutti Il frutto è una capsula ovale setticida, che contiene semi di colore bruno. Periodo di fioritura Maggio-Agosto Territorio di crescita Pianta originaria dell’arcipelago britannico, è oggi diffusa in tutto il mondo e presente senza eccezioni in tutte le regioni d'Italia. Habitat Predilige terreni asciutti, margini delle strade e dei campi, radure soleggiate, dal piano basale al piano montano. Somiglianze e varietà La famiglia Guttiferae comprende il solo genere Hypericum, presente in Italia con 25 specie. Di queste, le più simili ad H. perforatum L. sono: H. maculatum Crantz subsp. maculatum, presente nei prati montani, generalmente al di sopra dei 500 m di quota, di Val d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino A. A., Veneto e Friuli V. G., presenza dubbia in Liguria e Abruzzo. H. tetrapterum Fr., presente in tutte le Regioni, predilige luoghi umidi, come i margini dei corsi d'acqua o delle paludi. Entrambe queste specie si differenziano da H. perforatum per la sezione radiale del fusto, che è quadrangolare (con ali larghe 1,5 mm in H. tetrapterum e con 4 linee appena rilevate in H. maculatum), mentre è cilindrica in H. perforatum. Specie protetta Non risultano notizie di protezione di questa pianta su tutto il territorio italiano. Costituenti chimici La pianta contiene molti componenti attivi: i principali sono olio essenziale contenente terpeni, tannino, flavonoidi, ipericina, quercetina, rutina, bioflavoni, iperfolina, procianidine, resina, pectina. Uso Alimentare. Talvolta la pianta ed il frutto vengono utilizzati come sostituto del tea. I fiori possono venire usati per fare l'Idromele. Uso cosmetologico L'estratto oleoso entra nella composizione di cosmetici emollienti ed idratanti, per pelli secche, screpolate e sensibili e tendenti alla couperose. L'attività dermoprotettiva e decongestionante dell'olio di iperico ne fa un ingrediente elettivo in prodotti doposole e dopobarba. Assolutamente controindicato invece per l'esposizione al sole, in quanto fotosensibilizzante. Uso Farmacologico Molti studi in campo farmacologico sono in corso sulle proprietà di questa specie. Prove di laboratorio hanno verificato l'efficacia degli estratti della pianta come antinfiammatori e per l'azione contro il batterio che provoca la Tubercolosi. Poiché due dei suoi componenti, l'hypericina e la pseudohypericina, hanno manifestato una forte attività antiretrovirale, priva di seri effetti collaterali, sono in corso ricerche per verificarne l'efficacia nel trattamento dell'AIDS. Ugualmente ne è allo studio l'efficacia terapeutica per varie forme di tumore, per alcune malattie della pelle fra cui la psoriasi, per l'artrite reumatoide, l'ulcera peptica, l'Alzheimer e persino per i postumi dell'ubriachezza. Pianta elettiva nella medicina popolare e in erboristeria per trattare la depressione, man mano che gli studi sull'Hypericum aumentano, si fa strada anche nella medicina occidentale moderna l'accettazione della sua efficacia in questo senso. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità L'elenco dei disturbi per i quali Hypericum perforatum è stato ed è tuttora utilizzato nella medicina tradizionale e in fitoterapia è davvero lungo: isteria, depressione, stati maniacali, febbri intermittenti, dissenteria, renella (sabbia nei reni), emorragie, vermi, bronchiti. E' sempre stato particolarmente apprezzato come rimedio per bruciature e ferite, sia per uso interno che esterno. Un vino all'Iperico, ottenuto macerando nel vino 30-50 grammi di sommità fiorite per una decina di giorni, è ritenuto utile in caso di affezioni dell'apparato respiratorio. E' caduto in disuso nel diciannovesimo secolo ma, in tempi recenti, la ricerca in campo fitochimico lo ha ampiamente riabilitato. Il livello di tossicità della pianta è da considerarsi basso e tuttavia sono opportune alcune avvertenze e precauzioni nel suo utilizzo in fitoterapia: i suoi componenti possono interagire con altri farmaci, per esempio alcuni antibiotici, antidepressivi, antiemicranici, contraccettivi orali ecc. per cui, per l'uso interno, è bene sentire il parere del medico. In gravidanza l'assunzione è da evitare in quanto alcuni componenti hanno un effetto inibitore delle MAO e stimolano le contrazioni uterine. Infine pare che, in alcune persone, il contatto con la linfa o l'ingestione della pianta possano provocare fotosensibilità. L'Iperico è ben presente nel folklore e nelle leggende di molti paesi: da sempre associato a talismani ed amuleti protettivi contro il demonio e le stregonerie è protagonista di molte pratiche magiche. Per esempio si dice che raccoglierne la radice la mattina del primo maggio porti a fortunato compimento tutte le imprese che da quel momento si intraprendono. La pianta appesa sopra lo stipite della porta, sempre il primo maggio, protegge la casa dagli spiriti. Raccolta nella notte di S. Giovanni ( la notte delle streghe ) da raccoglitori nudi avrebbe la proprietà di poter essere utilizzata in incantesimi, per conferire la fertilità. Nel nome popolare è legata a S Giovanni Battista e non solo nel nostro paese: in inglese si chiama St. John's Wort. Secondo una delle tante leggende che ne danno motivo il suo stretto legame con il Santo si riferisce al fatto che, strofinando le foglie tra le dita, ne fuoriesce un liquido che le colora di rosso: questo succo è chiamato appunto "sangue di san Giovanni". Note Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, Annamaria Bononcini e G.B. Pau - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Hypericum perforatum L. – Regione Liguria, 100 m slm, fine maggio 2008 - foto di R.M. Fondi -
Primula tyrolensis Schott
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Primula tyrolensis Schott, Regione Veneto, Altopiano di Asiago, 1700 m s.l.m., giugno 2008- Foto di Giuliano Gnata -
Primula tyrolensis Schott
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Primula tyrolensis Schott, Regione Veneto, Altopiano di Asiago, 1700 m s.l.m., giugno 2008- Foto di Giuliano Gnata -
Primula tyrolensis Schott
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Primula tyrolensis Schott, Regione Veneto, Altopiano di Asiago, 1700 m s.l.m., giugno 2008- Foto di Giuliano Gnata -
Primula tyrolensis Schott
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Primula tyrolensis Schott, Regione Veneto, Altopiano di Asiago, 1700 m s.l.m., giugno 2008- Foto di Giuliano Gnata -
Primula tyrolensis Schott
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Primula tyrolensis Schott Sinonimi Primula tirolensis Schott Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta (Spermatophyta) Classe: Magnoliopsida (Dilleniidae) Ordine: Primulales Famiglia: Primulaceae Nome italiano Primula tirolese Etimologia L'epiteto di genere deriva da Primus = primo, con evidente riferimento al precoce periodo di fioritura; il nome specifico tyrolensis è riferito all'areale di distribuzione. Descrizione Piccola pianta perenne alta 2÷4 cm, provvista di un breve fusto legnoso, portante alla base le foglie rinsecchite degli anni precedenti. Foglie Riunite in una rosetta basale, lunghe 2÷3,5 cm, e con densa pubescenza ialina per peli ghiandolari mediamente lunghi 0,1 mm. La lamina fogliare è da obovato- a suborbicolare-spatolata con margine dentellato all'apice. Fiori Al centro della rosetta basale si sviluppa uno scapo fiorale lungo quasi come le foglie e portante all'apice 1 o 2 fiori larghi circa 15 mm, praticamente sessili. Calice tubolare-campanulato, lungo fino a 7 mm con denti scuri, semicircolari-arrotondati, lunghi circa 1/2 del tubo; corolla di circa 25 mm di diametro, imbutiforme, di colore roseo-violaceo e con la fauce leggermente bianca; tubo corollino lungo circa 1 cm, lembo formato da 5 lobi cuoriformi ± cuneati alla base e profondamente incisi, lunghi fino a 9 mm. Frutti Il frutto è una capsula rotonda. Periodo di fioritura Fiorisce nei mesi di Giugno-Luglio. Territorio di crescita Specie endemica delle Alpi Orientali, cresce (piuttosto rara) nelle Alpi vicentine, trentine, bellunesi e friulane. Habitat Ghiaioni, luoghi rocciosi, macereti e rupi umide ed ombrose, preferibilmente su substrato calcareo, da 1000 a 2300 m di altitudine. Somiglianze e varietà P. allioni Loisel. molto simile, presenta denti calicini triangolari, lunghi almeno 3/4 della lunghezza del tubo, scapo più corto, fino a 8÷10 mm. Specie protetta Specie Endemica, quindi protetta come tutte le specie endemiche Compresa nella lista della convenzione di Berna, Direttive habitat n°4, Lista rossa IUCN. Costituenti chimici Come per tutte le specie appartenenti a questa famiglia i principali componenti sono flavonoidi, carotenoidi, olio essenziale, sali potassici, saponine. Nelle radici sono presenti anche glicosidi e zuccheri. Uso Alimentare La specie e protetta e non si può cogliere. Uso Cosmetologico La specie è protetta e non si può cogliere Uso Farmacologico Non sono noti studi in campo farmacologico o fitochimico su questa specie. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità La specie non è utilizzata nella moderna erboristeria. Note Endemica delle nostre Alpi Orientali, dove cresce in numero molto limitato di esemplari, in piccole aree risparmiate dalle glaciazioni. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giuliano Gnata, Giovanni Baruffa, G. B. Pau, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica. Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT. Primula tyrolensis Schott., Regione Veneto, Altopiano di Asiago, 1700 m s.l.m. giugno 2008- Foto di Giuliano Gnata -
Orchis militaris L.
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Orchis militaris L., Regione Toscana, Aprile 2007 - foto di Gianni Bonini. -
Orchis militaris L.
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Orchis militaris L., Regione Toscana, Aprile 2007 - foto di Gianni Bonini. -
Orchis militaris L.
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Orchis militaris L., Regione Toscana, Aprile 2007 - foto di Gianni Bonini. -
Orchis militaris L.
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Orchis militaris L., Regione Toscana, Maggio 2006 - foto di Gianni Bonini. -
Orchis militaris L.
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Orchis militaris L. Sinonimi Orchis rivinii Gonan Orchis cinerea Schrank Orchis galeata Poir. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Liliopsida Ordine: Orchidales Famiglia: Orchidaceae Nome italiano Orchide militare. Giglio crestato. Etimologia Il nome del genere deriva dal greco orchis = testicolo, per la forma dei rizotuberi che ricordano gli organi seminali maschili. Il nome specifico dal latino militaris = militare, in rifermento al casco che ricorda un elmetto. Descrizione Pianta alta a 20 a 50 cm, con fusto robusto, violaceo nella parte alta; dotata di due rizotuberi ovoidali e di alcune radici. Foglie 3-6 foglie basali color verde brillante, oblungo lanceolate; da 1 a 4 foglie caulinari, più piccole e guainanti. Brattee membranacee, sensibilmente più corte dell’ovario. Fiori Infiorescenza densa, prima conica e poi cilindrica, portante fino a 40 fiori. Sepali e petali conniventi a formare un casco ovoidale ed appuntito, grigio liliacino o biancastro fuori, con nervature all’interno da porpora a viola scuro. Labello profondamente trilobato, più lungo che largo, con bordi porpora violacei e biancastro nella parte centrale, che è ornata da ciuffi di peli porporini. Lobi laterali lineari, più stretti e corti del lobo centrale, che è diviso all’apice in due lobuli divergenti, più corti e larghi dei laterali, separati da un dentino. Sperone chiaro, cilindrico, discendente, lungo circa la metà dell’ovario. Tipo corologico Euroasiatico. Periodo di fioritura Maggio-giugno. Territorio di crescita Italia Settentrionale e Centrale. Habitat Prati magri, boscaglie, in piena luce, preferibilmente su suolo calcareo, fino a 1800 mt. Somiglianze e varietà Non si conoscono varietà, nel nostro paese, per questa specie i cui caratteri morfologici, abbastanza tipici, la rendono difficilmente confondibile con altre. Note L’ impollinazione entomofila, ad opera di Imenotteri attratti con l’inganno visivo poiché i fiori, privi di nettare, imitano nell’aspetto quelli di altre specie che ne sono provvisti. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Annamaria Bononcini e Gianni Bonini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT - Schede delle Orchidee Italiane Orchis militaris L., Regione Toscana, Maggio 2008 - foto di Gianni Bonini. -
Orchis purpurea Hudson
Gruppo Botanico AMINT ha risposto alla discussione di Gruppo Botanico AMINT in Schede delle Orchidee Italiane
Orchis purpurea Hudson, Regione Emilia Romagna, Aprile 2008 - foto di Emilio Pini. -
Orchis purpurea Hudson
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Orchis purpurea Hudson, Regione Emilia Romagna, Aprile 2008 - foto di Emilio Pini. -
Orchis purpurea Hudson
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Orchis purpurea Hudson, Emilia Romagna, Maggio 2008 - foto di Nilo Bertozzi. -
Orchis purpurea Hudson
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Orchis purpurea Hudson, Regione Marche, Aprile 2008 - foto di Pietro Curti. -
Orchis purpurea Hudson
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Orchis purpurea Hudson, Regione Emilia Romagna, Aprile 2007 - foto di Emilio Pini. -
Orchis purpurea Hudson
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Orchis purpurea Hudson, Regione Emilia Romagna, Aprile 2007 - foto di Gianni Bonini. -
Orchis purpurea Hudson
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Orchis purpurea Hudson, Regione Emilia Romagna, Aprile 2008 - foto di Daniele Ferrari. -
Orchis purpurea Hudson
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Orchis purpurea Hudson Sinonimi Orchis fusca Jacq. Orchis maxima K. Koch Orchis lokiana H. Baumann. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Liliopsida Ordine: Orchidales Famiglia: Orchidaceae Nome italiano Orchide maggiore. Vacca mora. Etimologia Il nome del genere deriva dal greco orchis = testicolo, per la forma dei rizotuberi che ricordano gli organi seminali maschili. Il nome specifico dal latino purpureus = purpureo, per il colore bruno purpureo del casco. Descrizione Pianta robusta, alta dai 30 agli 80 cm., con fusto sfumato di porpora alla sommità, dotata di due tubercoli ovoidali piuttosto grandi e di alcune radici. Foglie 3-6 foglie basali ovato lanceolate, grandi, suberette, riunite in una rosetta allargata, lucide; 1 o 2 foglie caulinari guainanti. Brattee membranacee sensibilmente più corte dell’ovario, violacee. Fiori Infiorescenza densa e alta, dapprima piramidale-ovata e poi cilindrica, multiflora. Sepali e petali conniventi a formare un casco, venato o punteggiato di bruno porpora all’esterno e più chiaro all’interno. Labello trilobato, di forma variabile, da biancastro a roseo, con bordi generalmente più scuri ed il centro ornato da ciuffetti di peli porpora scuro. Lobi laterali più stretti e corti di quello mediano, che è diviso in due lobuli allargati all’estremità e divisi da un dentino. Sperone rosa, discendente, lungo circa la metà dell’ovario. Tipo corologico Euroasiatico. Periodo di fioritura Da aprile a giugno. Territorio di crescita Presente in tutte le regioni italiane ad esclusione di Val d’Aosta e Sicilia. Habitat Prati, garighe, boschi aperti, cespuglieti, generalmente su terreno calcareo, in piena luce o mezz’ombra, fino ad oltre 1300 mt. Somiglianze e varietà Non si conoscono varietà per questa specie che, per i caratteri morfologici, è ben distinguibile dalle altre specie di orchidacee a fiori antropomorfi. Note L’impollinazione è entomofila ed avviene ad opera di Imenotteri della famiglia delle Apidae. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Annamaria Bononcini e Gianni Bonini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT - Schede delle Orchidee Italiane Orchis purpurea Hudson, Regione Marche, Aprile 2008 - foto di Pietro Curti. -
Pedicularis kerneri DT
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Pedicularis kerneri DT - Regione Piemonte, Valsesia, 2400 m slm, luglio 2008 - foto di R.M. Fondi -
Pedicularis kerneri DT
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Pedicularis kerneri DT - Regione Piemonte, Valsesia, 2400 m slm, luglio 2008 - foto di R.M. Fondi -
Pedicularis kerneri DT
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Pedicularis kerneri DT - Regione Piemonte, Valsesia, 2400 m slm, luglio 2008 - foto di R.M. Fondi -
Pedicularis kerneri DT
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Pedicularis kerneri DT - Regione Piemonte, Valsesia, 2400 m slm, luglio 2008 - foto di R.M. Fondi -
Pedicularis kerneri DT
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Pedicularis kerneri DT - Regione Piemonte, Valsesia, 2400 m slm, luglio 2008 - foto di R.M. Fondi -
Pedicularis kerneri DT
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Pedicularis kerneri Dalla Torre non Huter Sinonimi P. rostrata L. p.p. P. rhaetica Kerner Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Scrophulariales Famiglia: Scrophulariaceae Nome italiano Pedicolare o Pedicularia di Kerner Etimologia Il nome generico deriva dal latino pediculus = pidocchio, per la credenza che le piante di questo genere potessero prevenirne o, all'opposto, favorirne l'infestazione. L'attributo specifico dal nome del botanico austriaco Anton Kerner Ritter von Marilaun (1831-1898), cui si deve la prima descrizione della specie. Descrizione Pianta erbacea perenne, semiparassita, con fusti porporini, glabri o pubescenti, per lo più prostrati e scarsamente fogliosi, di 3-12 cm. Foglie Le foglie, quasi tutte basali e dotate di breve picciolo, sono a contorno lineare-lanceolato e semplicemente pennatosette, con lobi dentati; il rachide fogliare è alato. Verdi, più o meno intensamente macchiate di violetto nella porzione apicale. Fiori 2-3 (max 6) fiori zigomorfi, gamopetalo-bilabiati, lunghi fino a 20 mm, riuniti in un lasso racemo con pedicelli di 2-5 mm. Le corolle, roseo-porporine presentano il labbro superiore convesso e incurvato quasi ad uncino, terminante in un rostro subconico con apice troncato e rivolto verso il basso; labbro inferiore 3-lobato, glabro; stilo unico ricurvo verso l'apice, stigma leggermente bifido o semplicemente capitato. Frutti Il frutto è una capsula fusiforme, appuntita, lunga due volte il calice. Periodo di fioritura Luglio - agosto Territorio di crescita P. kerneri è specie esclusiva delle Alpi e dei Pirenei; in Italia è presente su tutto l'arco Alpino ad eccezione del settore appartenente al Friuli V. G. (Alpi Carniche e Giulie), dove era stata segnalata per errore. Habitat P. kerneri è pianta acidofila, che cresce su roccia silicea, in macereti inerbati, sfasciume di morena e praterie asciutte, con limiti altitudinali compresi tra (1200) 1800 e 2800 (3350) mslm. Somiglianze e varietà Per forma, colore e dimensione dei fiori, P. kerneri somiglia a P. rostrato-capitata Crantz, da cui si distingue principalmente per forma delle foglie (bipennatosette e con rachide non alato in P. rostrato-capitata), abbondanza dei fiori nei capolini (da 3 a 12 in P. rostrato-capitata), labbro inferiore della corolla ciliato (in P. kerneri è glabro), habitat (P. rostrato-capitata è pianta calcifila); questa specie è esclusiva dei Carpazi e delle Alpi orientali, in Italia è presente, nella subsp. rostrato-capitata, in Piemonte, Lombardia, Trentino A. A., Veneto e Friuli V. Giulia. Specie protetta Non risultano notizie di protezione di questa pianta su tutto il territorio italiano. Costituenti chimici La composizione chimica delle Pedicularis, in quanto semiparassite, varia in relazione alle specie grazie alle quali crescono ed alle cui radici sottraggono minerali. Per intendersi, le piante che crescono sul Senecio assorbiranno gli alcaloidi in esso presenti e saranno tossiche, mentre quelle parassite delle Querce mostreranno alti livelli di gallotannini, ecc. In linea generale in tutte le Pedicularis sono presenti, seppure in diversa misura, glicosidi, fenil propanoidi e monoterpeni (iridoidi). Uso Alimentare Non si conoscono usi alimentari per questa specie. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi cosmetici per questa specie. Uso Farmacologico La ricerca in campo fitofarmacologico si è occupata del genere Pedicularis soprattutto in Cina e soprattutto in relazione alle specie spontanee in quel paese. Pedicularis kerneri è specie alpina e non si conoscono studi od usi farmacologici per essa. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Le specie appartenenti a questo genere sono state utilizzate, nella medicina popolare di vari paesi, per gli effetti tranquillanti, simili a quelli della Valeriana. Quelle spontanee nel Nord America sono state utilizzate contro l'insonnia e i dolori muscolari. Nel Nepal contro i dolori di stomaco. In genere l'effetto tranquillante e miorilassante sembra caratteristico di tutti gli utilizzi che attraversano le specie presenti in questo o quel paese. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi e Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Pedicularis kerneri DT - Regione Piemonte, Valsesia, 2400 m slm, luglio 2008 - foto di R.M. Fondi