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Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Foto di Gianni Bonini. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Foto di Gianni Bonini. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Foto di Marika Ligure. Il pappo. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Foto di Marika Ligure. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Foto di Marika Ligure. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Regione Piemonte, Valsesia, m 1400 s.l.m.; Aprile 2007; Foto di R.M. Fondi. Sul finire della fioritura, i capolini sono reclinati. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Foto di Giuliano Gnata. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753); Foto di Giuliano Gnata. -
Tussilago farfara L. 1753
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Tussilago farfara L. (1753) Sinonimi Cineraria farfara Bernh. (1800) Tussilago alpestris Hegetschw. (1842) Tussilago umbertina Borbás (1904) Tassonomia Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Asterales Famiglia: Asteraceae Nome italiano Tussilagine, Tossilaggine comune, Fàrfara o Fàrfaro, Farfallone, Farfugio, Paparacchio, Farfaraccio, Piè d'asino Etimologia Il nome generico proviene dalla fusione dei due termini latini: tussis = tosse e ago = agire su; e si riferisce alle proprietà medicinali della pianta. L'attributo specifico coincide con l'antico nome latino della pianta (farfarum), come la troviamo citata anche negli scritti di Plinio il Vecchio e di Plauto. Descrizione Pianta erbacea perenne, dotata di un grosso rizoma carnoso coperto di scaglie che si sviluppa orizzontalmente nel terreno fino a raggiungere anche i due metri di lunghezza. Dai rizomi, a fine inverno-inizio primavera e ben prima della comparsa delle foglie, spuntano scapi fiorali squamosi alti 10-30 cm. La farfara si riproduce sia per seme, sia per via vegetativa per mezzo del rizoma. Foglie Le foglie basali, che spuntano direttamente dal rizoma dopo la fioritura, sono picciolate, hanno lamina da largamente ovata a suborbicolare, a volte poligonale, cordata alla base e con margine irregolarmente dentato, o dentellato, o eroso. Il picciolo è lungo da 1 a 2 volte il lembo ed è tomentoso. Le giovani foglie hanno mediamente un diametro di 5-6 cm, e si accrescono durante l'estate fino a superare il doppio di questa misura. Verdi nella pagina superiore, hanno pagina inferiore coperta da un tomento bianco che tende a staccarsi e a cadere col tempo. Foglie caulinari sessili, alterne, appressate al fusto in modo da farlo sembrare ricoperto di squame, soprattutto in fase giovanile, lunghe fino a un paio di cm; lamina lanceolata (tendente a diventare lineare verso l'apice del caule), subacuta, a margine intero. Fiori Ogni fusto porta un unico capolino composto da una quarantina di fiori centrali (fiori del disco) tubulosi, anatomicamente ermafroditi, ma funzionalmente maschili, e da circa 300 fiori periferici (fiori del raggio) femminili e ligulati, con ligule lunghe e strette; tutti i fiori sono gialli. Ricettacolo appena un po' convesso; involucro con squame lineari. Caule eretto ad inizio antesi, poi inclinato o anche riflesso e pendente Frutti Il frutto è un achenio cilindrico, dotato di un pappo di peli bianco-sericei, morbidi e denticolati. Periodo di fioritura Febbraio-Aprile Territorio di crescita Comunissima e addirittura infestante, è diffusa in tutta la penisola oltreché in Europa e Asia. Habitat Luoghi umidi e acquitrinosi, con predilezione per i terreni argillosi e con esposizione a nord; ai bordi delle strade, dove i fiori possono fuoriuscire dall'asfalto o dalla ghiaia pressata e compattata. Ampio spettro altitudinale (da 0 a 2600-2700 m) Somiglianze e varietà Il genere Tussilago comprende quest'unica specie, che risulta perciò inconfondibile. Specie protetta Non risultano notizie di protezione di questa pianta su tutto il territorio italiano. Tussilago farfara figura nell'Allegato 3 della L.R. 31 Marzo 1977 Valle d'Aosta, come pianta officinale a raccolta regolamentata, con il limite di 5 kg di fiori secchi (!) come massima quantità detenibile per uso familiare. Costituenti chimici Tutta la pianta è attiva e contiene alcaloidi pirrolozidinici, tussilagine, flavonoidi, carotenoidi, triterpeni. Le foglie e il rizoma contengono mucillagine, acido tannico, glucoside amaro, olio essenziale, cera, resina, pectina, inulina, fenolo, colina e tracce di sali minerali. I fiori contengono mucillagine, acido tannico, destrina e principio amaro. Il rizoma contiene inoltre petasine. Il colore giallo dei fiori è dovuto alla xantofilla. Uso Alimentare I boccioli e i giovani fiori sono tradizionalmente consumati freschi o cotti ed hanno un piacevole sapore anisato, che arricchisce le insalate. Anche le giovani foglie vengono consumate sia fresche in insalata che come aggiunta a zuppe e cotte come contorno. Devono essere lavate accuratamente prima di cuocerle, per eliminarne il sapore alquanto amaro. Dai fiori e dalle foglie, sia fresche che secche, si ricava un tea dal vago sapore di liquirizia. Le foglie fresche, tostate, possono venire usate come sostituto del sale. Il sottile rizoma può venire candito in uno sciroppo di zucchero. Ciò detto è necessario aggiungere che è opportuno limitarsi nel consumo di questa specie poiché essa contiene, in misura variabile, alcuni alcaloidi tossici che possono danneggiare il fegato per accumulo. Per questo motivo essa rientra nella lista del Ministero della Salute per l'impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari. Uso cosmetologico In cosmetica entra in preparati antirughe e viene usata per l'effetto emolliente e lenitivo su pelli impure e sensibili. Uso Farmacologico I molti principi attivi contenuti nelle varie parti della pianta conferiscono reale efficacia agli estratti da essa ricavati, in grado di alleviare l'irritazione delle mucose bronchiali e gastriche. La più recente ricerca in campo fitofarmacologico ha accertato, inoltre, che taluni estratti sono in grado di aumentare le difese immunitarie. Le petazine, presenti nel rizoma, sono sostanze efficaci a rilassare i vasi sanguigni e la muscolatura liscia. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Tussilago farfara è una importante e tradizionale pianta medicinale in Europa, Asia, Stati Uniti e Canada. Fino a non troppo tempo fa, a Parigi, si usava dipingere un'immagine dei fiori sopra la porta delle farmacie. Ad uso terapeutico vengono utilizzati i germogli, i fiori, le foglie e le radici. Da tempi immemorabili essa viene utilizzata nelle malattie da raffreddamento, nell'asma bronchiale, nelle gastroenteriti, nella diarrea, per stimolare il metabolismo, per purificare il sangue e, per uso esterno, come vulneraria. L'uso delle foglie è più comune in Europa mente in Cina vengono preferiti gli steli, che contengono una maggiore percentuale di alcaloidi pirrolozidinici i quali hanno attività epatotossica, e carcinogenica, ma che vengono largamente distrutti quando la pianta viene bollita per ricavarne un decotto. I rimedi derivati da questa specie si trovano in ogni erboristeria ma devono comunque essere usati con una certa cautela: i derivati dai fiori devono essere utilizzati sotto controllo medico e i decotti ricavati dalle foglie non vanno assunti per più di 4-6 settimane alla volta, mai in gravidanza o in allattamento e mai dai bambini sotto i 6 anni di età. La pianta, provvista di un esteso sistema radicale, viene utilizzata per stabilizzare il terreno nelle sponde dei corsi d'acqua. Le foglie sono una valida aggiunta al compost. Buona parte del folklore su questa specie è legato al fumo: nell'antica Grecia il medico Dioscorides raccomandava di fumarla per trarre sollievo dalla tosse e dall'asma; durante la II Guerra Mondiale i soldati di stanza in Europa la usavano come un sostituto del tabacco e, ancora oggi, entra come ingrediente in molte sigarette a base di erbe. L'antico nome latino della pianta - filius ante patrem - fa riferimento al fatto che le foglie vi compaiono solo una volta che i fiori sono appassiti. Scheda di proprietà AMINT realizzata da R.M. Fondi e Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Tussilago farfara L. (1753); Regione Piemonte, Valsesia, m 1400 s.l.m.; Aprile 2007; Foto di R.M. Fondi. -
Primula auricula L.
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Primula auricola L., Regione Lombardia, Val Canale, Alpe Corte, maggio 2005 - Foto di Massimo Biraghi -
Primula auricula L.
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Primula auricola L., Regione Lombardia, Val Canale, Alpe Corte, maggio 2005 - Foto di Massimo Biraghi -
Primula auricula L.
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Primula auricula L. - foto di Nil -
Primula auricula L.
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Primula auricula L. - foto di Nil -
Primula auricula L.
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Primula auricula L. - foto di Nil -
Primula auricula L.
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Primula auricula L. - foto di Nil -
Primula auricula L.
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Primula auricula L. - foto di Nil -
Primula auricula L.
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Primula auricola L. - Foto di Giuliano Gnata - Fiara Rosetta basale. -
Primula auricula L.
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Primula auricola L. - Foto di Giuliano Gnata - Fiara Altitudine 800 m. Loc. Monte Summano (VI). -
Primula auricula L.
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Primula auricula L. s. l. Sinonimi Primula ciliata Moretti, no Schrank. Primula balbisii Lehm. Primula auricula subsp. balbisii (=P. balbisi Lehm) Primula auricula subsp. bahuini (Beck) Lüdi Primula auricula L. subsp. ciliata (Moretti) Lüdi Primula auricula L. subsp. auricula Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta (Spermatophyta) Classe: Magnoliopsida (Dilleniidae) Ordine: Primulales Famiglia: Primulaceae Nome italiano Primula orecchia d’orso Etimologia L'epiteto di genere deriva da Primus = primo con evidente riferimento al precoce periodo di fioritura; L'epiteto specifico auricula nella lingua latina significa orecchia-orecchietta, ed è riferito alla forma delle foglie, che ricorda, appunto l'orecchia (in particolare dell'orso, come indicato nel nome italiano). Descrizione Piccola pianta erbacea, perenne, alta 5 ÷ 25 cm, provvista di un corto rizoma. Il fusto è alto dai 3 ai 16 cm, senza foglie, e porta al suo apice una infiorescenza ad ombrella con numerosi fiori peduncolati di colore giallo-dorato. Foglie Riunite in una rosetta basale, sono carnose e coriacee; la pagina superiore è di colore verde lucido mentre quella inferiore è più chiara; le foglie sono sessili, di forma ovato-spatolata e ± tondeggiante, lunghe 3 ÷ 12 cm; il margine è ± farinoso e dentellato soprattutto verso l'apice. Fiori Al centro della rosetta basale si sviluppa un unico scapo fiorale afillo portante una infiorescenza ad ombrella; fiori diametro 16 ÷ 25 mm, a volte delicatamente profumati, su peduncoli lunghi 2 cm; calice tubuloso-campanulato, lungo fino a 5 mm, pruinoso, con 5 dentelli divisi da incisioni che arrivano al più a metà della lunghezza del tubo. Corolla ipocrateriforme gialla con un anello biancastro alla fauce e un tubo lungo 9-12 mm, divisa in 5 lobi obcordati o, più di rado, interi, lunghi fino a 9 mm. Frutti Il frutto è una capsula rotonda. Periodo di fioritura Fiorisce da Aprile a Luglio Territorio di crescita Pianta dell'Europa centrale e zone alpine. Assente in Valle d'Aosta, Puglia, Calabria, Basilicata, Sicilia, Sardegna; assente anche in Liguria dove in passato era stata segnalata per errore. Habitat Rupi e luoghi rocciosi, su substrato calcareo, da 500 a 2600 metri s. l. m. Abbastanza comune nelle Alpi Orientali, piuttosto rara nelle Alpi Occidentali e negli Appennini. Somiglianze e varietà Alcuni autori sinonimizzano tutte le subspecie considerandole meri casi di variabiltà della forma tipica, ed è questa la corrente ad oggi più accettata. Altri autori, oltre la forma tipica, distinguono altre due sottospecie: Primula auricula L. subsp. auricola: ha foglie ruvide e farinose con margine bianco; peli ghiandolari lunghi fino a 0,1 mm. Primula auricula L. subsp. ciliata (Moretti) Lüdi: peli ghiandolari lunghi fino a 0,3 mm, foglie non farinose e ristrette nel picciolo. Specie protetta Protetta in Abruzzo (L. R. 45/99), Emilia-Romagna (L. R. 2/77), Friuli V.G. (L. R. 34/81), Lombardia (L. R. 33/77), Molise (L. R. 22/82), Piemonte (L. R. 32/82, limitatamente alle Provincie di CN, NO, TO), Toscana (L. R. 56/00, limitazioni solo nella raccolta), Trentino A. A. (L. R. 10/62), Umbria (L. R. 28/01), Veneto (L. R. 53/74), Prov. Aut. di Bolzano (L. P. 13/72), Prov. Aut. di Trento (L. P. 17/73). Costituenti chimici Flavonoidi, stearoptene, salicilato di benzile, canfora, paeonol e primaverosio. Uso Alimentare La specie è protetta e non può essere colta. Comunque non risultano usi alimentari. Uso cosmetologico La specie è protetta e non può essere colta. Il salicilato di benzile è comunque un componente che rientra nell'elenco delle sostanze che non possono essere impiegate nella composizione dei prodotti cosmetici. Uso Farmacologico Alcuni dei principi attivi presenti nella pianta hanno efficacia farmacologica; in particolare la medicina moderna ha dimostrato che il paeonol ha una serie di effetti: antibatterico, antinfiammatorio, analgesico, rafforzante del sistema immunitario. Questo componente può essere ricavato, in maggior misura, da altre specie non protette e coltivabili, quale ad esempio la Paeonia lactiflora. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità La parte basale del caule contiene una canfora caratteristica, detta “canfora d’auricola” che, tritata con acqua, emana odore di coriandolo. In passato la droga è stata usata per curare la tubercolosi polmonare e il suo succo è stato apprezzato per la capacità di guarire geloni ed ascessi. Nella medicina popolare le foglie sono state usate come rimedio per la tosse e per trattare le emicranie. Si sono verificati casi di dermatiti in seguito al contatto con questa specie. Note P. auricula è raffigurata nelle monete austriache da 0,05 € Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giuliano Gnata, Annamaria Bononcini, Giovanni Baruffa, G.B. Pau - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Primula auricola L. - Foto di Giuliano Gnata - Fiara -
Corydalis solida (L.) Schwartz
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Corydalis solida (L.) Clairv. subsp. solida - foto di R.M.Fondi -
Corydalis solida (L.) Schwartz
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Corydalis solida (L.) Clairv. subsp. solida - foto di R.M.Fondi -
Corydalis solida (L.) Schwartz
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Corydalis solida (L.) Clairv. subsp. solida - foto di R.M.Fondi Fiori appena sbocciati. -
Corydalis solida (L.) Schwartz
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Corydalis solida (L.) Clairv. subsp. solida Sinonimi Corydalis halleri Willd. Corydalis tenella Ledeb. ex Nordm. Corydalis bulbosa (L.) DC. Corydalis tenuis Schott, Nyman et Kotschy Corydalis solida (L.) Clairv. subsp. laxa (Fr.) Nordst. Corydalis laxa Fr. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Papaverales Famiglia: Papaveraceae Nome italiano Colombina, Coridale, Fumaria bulbosa. Etimologia La somiglianza del fiore con la testa dell'allodola cristata (Galerida cristata, it. Cappellaccia) rende ragione del nome generico, derivante dal greco antico κορυδαλλίς (koridallis), con cui si designava questo passeraceo, e il cui nome deriverebbe, a sua volta da κορυς (coris), che significa elmo, forse in riferimento alla cresta che ricorda proprio quella di un elmo. L'attributo specifico si riferisce alla consistenza del bulbo, particolarmente solido, cioè pieno e compatto. Descrizione Pianta tuberosa, perenne, C. solida ha un'altezza variabile tra i 10 e i 20-25 cm. Dal bulbo ingrossato e compatto si origina un fusto ramificato e foglioso che termina in una infiorescenza a racemo. La pianta è velenosa come tutte le congeneri. Foglie Foglie, generalmente 3, di cui una basale, squamiforme, intera, guainante, e 2 caulinari, alterne, peziolate, di colore verde tendente allo smeraldo; queste ultime hanno normalmente lamina biternata, con foglioline secondarie usualmente divise in lobi da ovali a oblunghi con apice arrotondato. Fiori Raggruppati in un unico racemo terminale di 10-20 elementi e inserito all'ascella di una brattea sessile 5-laciniata. Fiore zigomorfo, lungo 15-20 mm; sepali 2, liberi, presto caduchi; petali 4, di colore da roseo a porpora, 1 superiore, 2 inferiori parzialmente saldati ed uno trasformato in un lungo sperone leggermente ricurvo; stami 2, ciascuno portante 3 antere; pistillo formato dalla fusione di due carpelli. Frutti Il frutto è una capsula ellittica appiattita, che assomiglia ad una siliqua, e che, come questa, si apre in 2 valve. A maturazione è pendulo e lungo da 10 a 23 mm. Periodo di fioritura Da marzo ad aprile-maggio. Territorio di crescita Nativa delle Regioni temperate del'Europa e dell'Asia, e anche dell'Algeria, C. solida è presente, allo stato spontaneo, in tutto il territorio nazionale, isole comprese. Habitat C. solida predilige terreni leggermente acidificati, umidi, fertili, ricchi di sostanza organica; è possibile trovarla al margine dei boschi, specie di latifoglie, o in prati scarsamente esposti alla luce diretta del sole, ad altitudini tra 100 e 1800 m.. Somiglianze e varietà Il genere Corydalis conta circa 320 specie originarie delle regioni temperate dell'emisfero settentrionale. In Italia, oltre a C. solida subsp. solida, è presente, limitatamente ad Umbria, Basilicata, Calabria e Sicilia (presenza probabile, ma non verificata, anche in Abruzzo) anche C. solida subsp. densiflora (J. et C. Presl.) Arcang. [= Corydalis densiflora C. Presl], che se ne differenzia per le foglie con divisoni più anguste e di un verde ancora più prossimo allo smeraldo, e per le brattee con divisioni più accentuate in segmenti a loro volta 3-lobati. Tra le specie bulbose a corolla roseo-purpurea, che possono essere confuse con C. solida, in territorio italiano sono presenti: C. pumila (Host) Rchb. è molto simile a C. solida, se ne distingue essenzialmente per le infiorescenze in genere più pauciflore (da 3 a 8 elem., in C. solida solo in casi sporadici < 9-10) e per la lunghezza del peduncolo delle capsule (in genere < 5 mm, in C. solida > 10 mm); lo sperone dei fiori è, inoltre, generalmente diritto (in C. solida in genere leggermente ricurvo); presente in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Calabria e Sardegna, non più rinvenuta in Friuli V. G.. C. intermedia (L.) Mérat si differenzia per il margine delle brattee, alla cui ascella è inserita l'infiorescenza, intero (laciniato-lobato in C. solida, sia per il numero inferiore di fiori nell'infiorescenza (< 8), sia per lo sperone più vistosamente incurvato (> 40°) che in C. solida; inoltre in C. intermedia le foglie inferiori sono poste all'ascella di una vistosa brattea squamiforme; presente in Val d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino A. A., Veneto, Friuli V. G., Liguria, Toscana, Abruzzo, Basilicata e Sicilia, presenza da verificare in Emilia Romagna e Lazio. C. cava (L.) Schweigg. et Körte subsp. cava, identica a C. intermedia, ma con bulbo cavo, priva di brattea alla base delle foglie inferiori, con infiorescenze mediamente più ricche (mediam. 12-13 fiori) e corolla sensibilmente più lunga (generalm. > 20 mm, in C. intermedia di norma < 15 mm), con colorazione variabile dal porporino, al roseo, al bianco; presente in tutto il territorio nazionale ad eccezione delle Isole maggiori e con presenza incerta in Val d'Aosta. Molte cultivar del genere Corydalis, e in particolare di C. solida, sono utilizzate come piante da giardino per l'abbondante fioritura e la facilità di coltivazione. Specie protetta L. R. 28/10/2002, n. 39 Lazio, "Norme in materia di gestione delle risorse forestali", art. 30 e all. B. Costituenti chimici Alcaloidi legati all'acido fumarico e all'acido malico: coridalina, coribulbina, bulbocapnina, isocoribulbina, aporfine, protoberberine, protopine ecc.. Resine Uso Alimentare Per quanto la pianta sia in qualche misura tossica per la presenza di alcaloidi, pare che i Tartari Calmucchi ne consumassero i tuberi bolliti e ricchi di amidi. Uso Cosmetologico Non sono noti usi cosmetologici per questa specie Uso Farmacologico La ricerca scientifica in campo fitofarmacologico ha isolato diversi potenti alcaloidi da questa ed altre specie di Corydalis. Il più potente fra questi, la coridalina, ha la capacità di bloccare certi recettori nel cervello, associati alla percezione del dolore. La specie contiene inoltre principi attivi a livello del Sistema Nervoso Centrale, in grado di agire come sedativi e di rallentare le pulsazioni. Se ne studia l'utilizzo per trattare il Morbo di Parkinson ed altri disturbi neurologici come il Morbo di Alzheimer. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Questa specie, come alcune altre appartenenti allo stesso genere, viene utilizzata da oltre 1000 anni nella Medicina Tradizionale Cinese. I rizomi hanno proprietà antispastiche, nervine e sedative e, per uso interno, vengono prescritti nell'insonnia, come antidolorifici, in particolar modo nella dismenorrea, nelle lombaggini e nelle lesioni traumatiche. Vengono anche utilizzati per ridurre la pressione sanguigna e la ricerca suggerisce che possano avere un effetto a livello della corteccia surrenale. I preparati e gli estratti ricavati da questa specie non sono adatti all'automedicazione e devono essere assunti sotto controllo medico in quanto i componenti attivi a livello del Sistema Nervoso possono provocare fenomeni di tipo epilettico. Note Scheda di proprietà AMINT realizzata da Renato M. Fondi, G.B. Pau e Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Corydalis solida (L.) Clairv. subsp. solida - foto di R.M.Fondi -
Matthiola incana (L.) R. Br.
Gruppo Botanico AMINT ha risposto alla discussione di Gruppo Botanico AMINT in Schede delle erbe, piante e fiori spontanei
Matthiola incana (L.) R. Br. s. l., Regione Liguria, 30 m s.l.m., Marzo 2008 - foto di Marika -
Matthiola incana (L.) R. Br.
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Matthiola incana (L.) R. Br. s. l., Regione Liguria, 30 m s.l.m., Marzo 2008 - foto di Marika