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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Ilex-aquifolium L. - Foto bonni
  2. Ilex aquifolium L. - Foto bonni
  3. Ilex aquifolium L. -Foto di Marika
  4. Ilex aquifolium L. - Foto di Marika
  5. Ilex aquifolium L. -Foto di Marika
  6. Ilex aquifolium L. - Foto di Marika
  7. Ilex aquifolium L. - Foto di Marika
  8. Ilex aquifolium L. Sinonimi Aquifolium ilex Scop. Aquifolium spinosum Lam. Aquifolium vulgare St.-Lag. in Cariot Ilex heterophylla (Aiton) G.Don Ilex sempervirens Salisb. Ilex vulgaris Gray Tassonomia Regno:Plantae Divisione:Magnoliophyta Classe:Magnoliopsida Ordine:Celastrales Famiglia:Aquifoliaceae Nomi italiano Agrifoglio Etimologia Ilex era il nome del leccio presso i Romani, Aquifolium, invece, era il nome dell'agrifoglio che deriva dal nome latino acrifolium acer = acuto e folium = foglia Descrizione Arbusto o albero con foglie coriacee, spinose o con margine ondulato, sempreverde, alto fino a 8m, fiori profumati raccolti in gruppi con poco peduncolo, pianta dioica, (a fiori con sessi separati in individui differenti). Foglie Foglie verde brillante, spinose le inferiori e con margine liscio quelle dei rami più alti, si tratta di una protezione morfologica adottata dalla pianta, in tal modo i nuovi virgulti più accessibili agli animali grazie alla protezione spinosa vengono ignorati, le foglie sono comunque tossiche. Fiori Fiori bianchi a 4 petali, profumati, i maschili con 4 stami, quelli femminili con solo ovario, stilo e stigma. Frutti I frutti si sviluppano ad ottobre, carnosi, tondi, come piselli; prima verdi e poi di colore rosso, velenosi. Periodo di fioritura Aprile e Maggio. Territorio di crescita Specie originaria del nord-Europa, cresce in tutto il territorio italiano fino a quote di 1400m, non teme il gelo e la neve. Habitat Nelle faggete, negli abieti-faggeti e nei querco-carpineti, cresce con forma arbustiva ma in zone libere e aperte assume abitualmente portamento arboreo, raggiungendo anche buone dimensioni di altezza. Lo troviamo anche coltivato in molti giardini planiziali. Somiglianze e varietà Specie molto caratterizzata morfocromaticamente e quindi non confondibile con specie simili, le numerose varietà descritte in passato sono state tutte riassorbite nella specie tipo. Specie protetta Nel libro "Specie Protette, Vulnerabili e Rare della Flora Lucana" di S.Fascetti e G.Navazio, rientra nel gruppo di "Specie Spontanee a Protezione Limitata". In Lombardia (Bergamo, Brescia, Lecco) con delibere delle giunte provinciali. Nel Lazio è attualmente protetto dalla Legge Regionale n° 61 del 19 settembre 1974. In EmiliaRomagna. Costituenti chimici La corteccia contiene una sostanza colorante il cui principio è costituito dall'Ilicianina, mentre le foglie contengono: saponglucosidi, triterpenoidi, molto velenosi per gli animali domestici. Uso Alimentare Pianta da non consumare essendo tossica sia per le foglie che per le bacche che se ingerite possono provocare torpore, grave stato infiammatorio a livello dell'apparato gastro-intestinale con vomito e diarrea, compromissioni a livello renale con incremento della diuresi. Uso Cosmetologico L'agrifoglio si usa come componente di una pasta dentifricia, che mantiene sane le gengive nel metodo di Bach. Uso Farmacologico Le foglie vengono usate in decotto o tintura per la febbre e i reumatismi, la corteccia in decotto o tintura vinosa per la febbre, le radici sono diuretiche. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Nei fiori di Bach è usato come trattamento per coloro che sono assaliti da sentimenti quali: l’invidia, la gelosia, la vendetta, il sospetto. Note Il legno dell'agrifoglio si presta alle tinture per lavori di ebanisteria. Gli antichi Romani piantavano l'agrifoglio vicino alle case perchè pensavano tenesse lontani i malefici. Nei paesi nordici una leggenda narra che Baldur, figlio di Odino, cadde morto, trafitto da una freccia, sopra un cespuglio di agrifoglio. Suo padre, per ricompensare la pianta, la ricoprì di bacche rosse in ricordo del sangue versato dal figlio. Si tratta di un albero molto bello, specie sotto Natale quando si adorna delle sue bacche rosse, dando colore al grigiore dell'inverno. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Marika- Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Ilex aquifolium L. - Foto di Marika
  9. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Marika
  10. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Marika
  11. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Marika
  12. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Marika
  13. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Marika
  14. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Marika
  15. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Marika
  16. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Gian Battista
  17. Crataegus monogyna Jacq. - Foro di Mauro Cittadini
  18. Crataegus monogyna - Foto di Giovanni Baruffa
  19. Crataegus monogyna L. - Foto di IGC
  20. Crataegus monogyna Jacq. - Foto di Giovanni Baruffa
  21. Crataegus monogyna Jacq. Foto di Giovanni Baruffa
  22. Crataegus monogyna Jacq. Foto di Giovanni Baruffa
  23. Crataegus monogyna Jacq. Foto di Giovanni Baruffa
  24. Crataegus monogyna Jacq. Foto di Giovanni Baruffa
  25. Crataegus monogyna Jacq. Sinonimi Crataegus benearnensis Gand. Crataegus lapeyrousii Gand. Crataegus podophylla Gand. Crataegus schisticola Gand. Crataegus septempartita Pojark. Mespilus monogyna (Jacq.) All. var. trifida Wallr. Mespilus oxyacantha (L.) Desf. var. apiifolia Mutel Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Rosales Famiglia: Rosaceae Nomi italiano Biancospino, Biancospino comune; nomi dialettali: Chegapoi (cacapolli), Russulidda, Spine, Caràliga, brissulin, prisset, azaruolo selvatico. Etimologia Crataegus è il nome latino del genere che deriva dal greco Kratos = duro, forza e àigon = delle capre; Krataigos era l'antico nome di questo arbusto e significava che da forza alle capre, ma anche che ha il legno duro; mono = 1 e ginos = pistillo: quindi con un solo pistillo. Descrizione E' un bellissimo arbusto, talvolta con forma di albero, alto mediamente 3-:-5 metri, che raramente raggiunge 9 metri di altezza; molto ramificato e con presenza lungo i suoi rami di numerose ed aguzze spine, viene spesso utilizzato nella realizzazione di siepi e barriere protettive. Foglie Di colore verde lucido scuro ma più chiare nella pagina inferiore, sono glabre o leggermente pubescenti a seconda della subspecie; le foglie, alterne e provviste di picciolo, hanno dimensioni fino a cm 5x4, forma romboidale a 3 / 5 e talvolta 7 lobi profondamente incisi, soprattutto quelli esterni; i bordi apicali presentano evidenti denti, mentre quelli laterali sono lisci. Fiori Caratterizzati da un profumo con sentore di amaro, sono portati da peduncoli villosi riuniti in corimbi ed hanno dimensionio di 10 -:- 15 mm; i petali sono arrotondati, di colore bianco, raramente rosa pallido ed hanno dimensioni di circa 5 mm; i sepali sono 5, pubescenti e riuniti alla base, mentre gli stami sono nomerosi (anche oltre 20) con filamenti biancastri ed antere marrone chiaro; l'ovario è glabro con uno stilo e da questa peculiarità deriva il nome di specie monogyna Frutti Questa pianta produce numerose drupe, rosse a maturità, di forma ovale e del diametro di circa 7-:-10 mm; la polpa è bianca-rosata, farinosa, dal sapore dolciastro e avvolge un nocciolo rotondo. Periodo di fioritura Fiorisce in Marzo, Aprile, Maggio e l'impollinazione avviene tramite insetti (entomofila). Territorio di crescita In Italia è presente ovunque da 0 a 1200 metri slm e, nelle regioni più calde, arriva anche a 1500 metri. Habitat Comune nelle radure, nelle coste assolate che tende a colonizzare, ma anche nei boschi di pianura tra alberi di alto fusto. Somiglianze e varietà Taluni autori dividono questa specie in due subspacie: Crataegus monogyna Jacq. ssp. monogyna, che presenta rami giovani, foglie, sepali fino al picciolo praticamente glabri; Crataegus monogyna Jacq. ssp.azarella (Griseb.) Franco, che è ben più pubescente anche in questi elementi; altri autori considerano quest'ultima subspecie sinonimo di C. laevigata = C. oxyacantha. Molto simile e difficile da distinguere da C. laevigata ( = C. oxyacantha), che possiede 2 noccioli e 2 (3) stili anziché uno, foglie meno incise in profondità, lobi più arrotondati, rami pubescenti e peduncoli glabri: taluni autori sinonimizzano C. laevigata (= C.oxiacantha) con C. monogyna. Specie protetta Non risultano norme a carattere generale, regionale, locale, che proteggano questa pianta. Costituenti chimici Contiene numerosi principi attivi quali fenolcarbossilici, triterpenici, derivati purinici, flavonoidi (vitexina), procianidine oligomere, steroli, aminoperine, acido cratergico, iperoside, tannino, rutina (Vit. P), manganese. Uso Alimentare I frutti, ricchi di vitamina C, sono stati usati con certezza in passato; infatti stati ritrovati numerosi semi nei pressi di abitazioni preistoriche; in un passato più recente, la polpa veniva mescolata al pane per conferirgli sapore e morbidezza. Attualmente, in unione con il miele, viene usato come integratore alimentare. Uso Cosmetologico Vengono utilizzate le proprietà rinfrescanti e astringenti dei suoi estratti, quali l'acido glicolico ecc.; nella cultura popolare l'infuso di fiori e foglie nel latte serve per addolcire la pelle, rinormalizzare le pelli grasse, combattere l'acne. Uso Farmacologico E' definita " la pianta del cuore": infatti si sfruttano i suoi componenti nei preparati contro le aritmie cardiache, ansietà, ed effetti generati da ipertensione: -Insufficienza cardiaca 1^ e 2^ classe -Trattamento sussidiario per l'angina pectoris -Lievi cardiopatie degli anziani che non richiedono ancora l'uso di farmaci digitalici -Ipertensione arteriosa di livello lieve e medio -Ipertono cardiovascolare. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Nel Medioevo si pensava fosse utile al trattamento e cura della lebbra, il decotto di foglie e fiori unitamente alle ceneri del suo legno venivano applicati sulle ulcere epidermiche. Miscela con aglio: contro l'invecchiamento in genere e contro il colesterolo. Infuso di fiori e frutti: contro le palpitazioni. Infuso di fiori e foglie: come calmante in genere e nell'isterismo. Miele + decotto di corteccia, fiori e frutti: come collutorio antinfiammatorio del cavo orale. Note Sono voraci dei dolci frutti di questa pianta gli uccelli che, nutrendosene. contribuiscono alla riproduzione della specie attraverso al dispersione dei semi. La leggenda vuole che Giuseppe di Armatea, giunto in Inghilterra, piantasse in terra il proprio bastone che attecchì e si trasformò in Biancospino. I romani consideravano questa pianta foriera di buon auspicio e quindi capace di allontanare gli spiriti del male: durante le feste nuziali con il legno di questa pianta si realizzavano fiaccole propiziatorie e con i fiori si era soliti adornare le culle dei neonati. Nei tempi passati si usava appendere un ramo di Biancospino sull'uscio di casa, a protezione delle giovani ragazze, poiché questa pianta era considerata simbolo di castità; infatti, originariamente, la pianta era dedicata alla casta dea Maia, protettrice del mese di maggio, ma successivamente, con la cristianizzazione, questo culto venne trasformato in devozione alla Madonna ed anche attualmente il mese di Maggio è dedicato a Maria. Nel linguaggio dei fiori il biancospino rappresenta la prudenza. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Baruffa - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Crataegus monogyna - Foto di Giovanni Baruffa
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