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Gruppo Botanico AMINT

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  1. Arisarum vulgare Targ.-Tozz. - fotografia di Marika
  2. Arisarum vulgare Targ.-Tozz. - Fotografia di Marika
  3. Arisarum vulgare Targ.-Tozz. - Fotografia di G.B. Pau L'intera pianta.
  4. Arisarum vulgare Targ.-Tozz. Sinonimi Arum arisarum L. Tassonomia Regno: Plantae Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae) Classe: Liliopsida (Monocotyledones) Ordine: Alismatales Famiglia: Araceae Sottofamiglia: Aroideae Tribù: Arisareae Nomi italiano Arisaro comune Nomi locali: limba 'e cane (Sard.). Etimologia Arisarum deriva dal nome greco ἄρίσαρ-ον, -ου (Arίsar-on, -ou), che stava ad indicare una piantina con radice a forma di oliva, verosimilmente proprio l’ A. vulgare; vulgare deriva dall’aggettivo latino vulgar-is, -e, che significa comune. Descrizione Piccola pianta erbacea perenne, tuberosa; tubero brunastro-chiaro ± ovoidale provvisto, alla base, sia di radici biancastre, sia di appendici rizomatose concolori alle radici. Foglie Generalmente ciascun esemplare ha una sola foglia, più di rado può arrivare ad averne fino a 3; esse sono portate da un sottile picciolo cilindrico, eretto, completamente glabro, lungo fino a 20 (30-35) cm, bianco alla base e sfumante gradualmente fino al verde verso l’apice, generalmente punteggiato, per tutta la sua lunghezza, di sottili e brevi striature longitudinali verdastre e/o rossicce parallele al suo asse; lamina all’incirca perpendicolare all’asse del picciolo, cordiforme-sagittata, completamente glabra su entrambe le pagine, che sono verdi, quella inferiore leggermente più chiara di quella superiore, margine intero, apice da acuto a ottuso. Fiori Ciascuna pianta porta un’unica infiorescenza, alta all'incirca quanto le foglie, a spadice, avvolta quasi per intero da una spata, eretta su un lungo peduncolo biancastro e sfumante leggermente al verde verso l’apice con striature del tutto simili a quelle del picciolo foliare. La spata è tubulosa, completamente glabra, incurvata, all’incirca nel 2/5 apicale, a mo’ di capuccio, con apice acuminato simile ad un becco, biancastra con striature longitudinali e punteggiature verdi (± arrossate) sul tubo, da verde-giallastra (± arrossata o macchiettata di rosso) a bruno-rossiccia sul capuccio. La porzione basale dello spadice è biancastra, ingrossata, e porta dei fiori unisessuali e alquanto rudimentali, quelli femminili più in basso, appressati l’uno all’altro, e disposti tutti da una parte, sono ridotti al solo gineceo, verdastri con striature longitudinali rossicce, ovario globoso monocarpellare plurispermo, stilo unico, verde alla base, sfumante di bianco verso l’apice, stigma slargato portante un ciuffo di peletti bianchi all'apice, l’intero pistillo ha la forma di una ampolla; i fiori maschili sono disposti più lassamente, direttamente al di sopra di quelli femminili, e ciascuno è ridotto ad un unico stame con filamento bianco e antera giallastra; la parte fertile dello spadice occupa all’incirca 1/3 della sua lunghezza, la restante porzione, detta clava, assai snella, è verde-biancastra alla base, poco più ingrossata all’apice e di una colorazione variegata che va dal verde-giallastro al bruno-rossiccio, e incurvata a mo’ di uncino, tale porzione apicale è l’unica che sporge dal cappuccio della spata. La riproduzione può avvenire sia per via entomogama che per autoimpollinazione. Frutti I frutti sono bacche, raggruppate in un glomerulo di 2-8 elementi, verdastre, all’incirca a forma di piramide rovesciata, lunghe fino a 1 cm, e portanti da 1 a 5 (6) semi. Periodo di fioritura Da ottobre a maggio. Territorio di crescita Specie spontanea dei Paesi mediterranei; in Italia è presente in Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna; nelle Marche non è stata più rinvenuta. Habitat Luoghi ± ombreggiati, su suoli ricchi di sostanza organica, lettiere di cespugli o di boschi radi, margini di fiumi o torrenti, generalmente dal livello del mare fino a oltre 800 m di quota; nelle zone montagnose più prossime al mare è possibile rinvenirlo fin oltre i 1000 m di quota. Somiglianze e varietà A. proboscideum (L.) Savi, facilmente riconoscibile per le infiorescenze con spata portante una lunga appendice, quasi filiforme, simile ad una coda di topo o a una proboscide (da cui l'epiteto proboscideum), all'apice, e con spadice la cui parte apicale non sporge dal capuccio della spata, presente in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilcata, Calabria. Specie protetta Inclusa tra le specie vulnerabili nell'allegato 1 della L. R. 23/02/1999 n. 9, Molise, "Norme per la tutela della flora in via di estinzione e di quella autoctona ed incentivi alla coltivazione delle piante del sottobosco e officinali", e quindi soggetta all'art. 7 (divieto assoluto di raccolta) della suddetta legge. Inclusa tra le specie "di particolare valore naturalistico-biologico" della L. R. 24/03/2000, n. 27, Umbria, "Piano Urbanistico Territoriale", e quindi soggetta all'art. 12 della suddetta legge. Costituenti chimici Amidi, ossalato di calcio, alcaloidi. Uso Alimentare. Fusto e foglie sono in qualche misura tossiche, per la presenza di alcaloidi. I tuberi, pressappoco della dimensione di una noce, sono commestibili una volta cotti oppure seccati, polverizzati e ridotti a farina. Poiché sono ricchi di amidi, sono stati utilizzati, in tempi di carestia, per integrare la dieta. Da crudi, poiché l’intera pianta contiene ossalato di calcio, danno la spiacevole sensazione di essersi infilati in bocca degli spilli, se si prova ad assaggiarle. Questo effetto può essere facilmente neutralizzato con la cottura, l’essiccazione o con accurati lavaggi in acqua. Il consumo dei tuberi crudi è decisamente da sconsigliare soprattutto perché recenti ricerche hanno evidenziato come uno degli acaloidi isolati nella pianta, l’iriniina, sia responsabile di sintomi da intossicazione in umani ed animali. Uso cosmetologico Non risultano usi cosmetologici per questa specie. Uso Farmacologico Dai tuberi di A. vulgare sono stati recentemente isolati alcuni nuovi alcaloidi che hanno manifestato effetti antibiotici e, in particolare, inibitori della crescita dei batteri Gram-positivi, di lieviti e funghi. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità La medicina popolare delle regioni mediterranee ha utilizzato il tubero, ricco di amidi, per le proprietà lassative, espettoranti, afrodisiache, vulnerarie e cicatrizzanti. Anche il decotto di foglie è stato utilizzato per abbassare la febbre, nelle malattie da raffreddamento. La presenza degli alcaloidi tossici di cui si è già parlato rende tuttavia fortemente sconsigliabile l’uso di questa specie nell’automedicazione. Scheda di proprietà AMINT realizzata da G.B. Pau e Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Arisarum vulgare Targ.-Tozz. - fotografia di G.B. Pau Nei suoli ricchi di humus, anche in zone poco ombreggiate, questa specie può formare dei tappeti, anche monotipici.
  5. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Bacche.
  6. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Fine Novembre.
  7. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Frutti.
  8. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Inizio di Novembre: le nuove bacche stanno maturando.
  9. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Lussureggiante fioritura.
  10. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Antesi (fioritura) in atto.
  11. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Notare l'ombrella centrale con oltre 45 bacche.
  12. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Ricca fioritura.
  13. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Mese di Settembre: la fioritura è già in atto: sono ben evidenti i nuovi frutti, i fiori aperti e quelli prossimi a sbocciare.
  14. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Frutti e foglie in Febbraio.
  15. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Frutti in Febbraio.
  16. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Sambucus nigra colonizzato da H. helix.
  17. Hedera helix L. - Foto di Mauro Cittadini
  18. Hedera helix L. - Foto di Mauro Cittadini
  19. Hedera helix L. - Foto di Mauro Cittadini
  20. Hedera helix L. - Foto di Gianni Bonini Il colore rosso delle foglie è dovuto al freddo.
  21. Hedera helix L. - Foto di Gianni Bonini
  22. Hedera helix L. - Foto di Gianni Bonini
  23. Hedera helix L. - Foto di Gianni Bonini
  24. Hedera helix L. - Foto di Gianni Bonini
  25. Hedera helix L. - Foto di Giovanni Baruffa Pianta giovane che assumerà un portamento strisciante.
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