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Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di Pietro Curti Ghiande mature. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di Pietro Curti Ghiande in formazione. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di Pietro Curti Infiorescenze femminili. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di Pietro Curti Foglie giovani e infiorescenze maschili. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di Pietro Curti Tronco secolare con placche. -
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di Marika Tronco giovane. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di G.B. Pau Ghianda. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di G.B. Pau Foglie e ghiande. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di G.B. Pau Dettaglio macro del tronco. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex - foto di G.B. Pau Foto 1: corteccia di esemplare giovane (all'incirca 25 anni), inizia a screpolarsi. -
Quercus ilex L. subsp. ilex
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Quercus ilex L. subsp. ilex Sinonimi Quercus avellaniformis Colmeiro & Boutelou Quercus avellaeformis Colmeiro & Boutelou Quercus calicina Poir. Quercus cookii Loudon Quercus expansa Poir. Quercus gracilis Lange Quercus gramuntia L. Quercus sempervirens Mill. Quercus smilax L. Tassonomia Regno:Plantae Divisione:Magnoliophyta Classe:Magnoliopsida Ordine:Fagales Famiglia: Fagaceae Nome italiano Leccio, Elce Etimologia Quercus: secondo alcuni è un nome formato da due parole celtiche, Kaer quer, che significano bell'albero, cioè l'albero per eccellenza; secondo altri dal greco Ruvido, visto che la sua corteccia è ruvida. Ilex: questo nome ha per primitivo una parola celtica che significa “punta”. I latini lo avevano posto all'elce, la cui foglia è spinosa. Ilex= leccio Descrizione Albero sempreverde, xerofilo e monoico, il più delle volte con portamento arboreo (di rado arbustivo o cespuglioso), può raggiungere i 25-27 (30) m di altezza, con chioma globosa ed espansa; il tronco è eretto e la corteccia è liscia e grigiastra negli esemplari giovani, più scura, screpolata e fittamente divisa in placchette tetragonali (almeno sul fusto) a maturità. I rami sono cenerino-pubescenti fino al secondo anno di età, crescendo, diventano glabri, scurendosi. L'apparato radicale è fittonante nei primissimi anni di vita della pianta, ramificandosi poi con l'età, diventando imponente e tale da consentire alla pianta di sopravvivere anche in ambienti estremi, quali suoli rocciosi o pareti verticali. E' pianta molto longeva, potendo superare i 1000 anni di età. Foglie Le foglie sono coriacee, con un breve picciolo tomentoso, e con stipole brune di breve durata; sono verdi-scure e lucide nella pagina superiore, grigio-feltrose (più raramente glabrescenti) in quella inferiore, di forma variabile, da lanceolate a ellittiche, con margine da intero a dentato, e in quest'ultimo caso, non di rado, sono pungenti, soprattutto negi esemplari più giovani; l'apice è in genere acuto, ma può essere anche mucronato. In uno stesso esemplare possono coesistere foglie di forma e dimensioni molto eterogenee. Fiori I fiori maschili, giallastri, sono raggruppati in amenti penduli, ben allungati in piena antesi, con rachide variamente peloso, portati in fascetti all'ascella dei nuovi getti; quelli femminili sono verdognoli e raggruppati in infiorescenze erette e pauciflore.. Frutti I frutti sono acheni ovoidali, ± allungati, che vengono chiamati ghiande, maturano ad autunno inoltrato, hanno colore dapprima verde, diventando bruno-castani, con striature longitudinali più scure, a maturità, e portano un mucrone ben evidente all'apice. La cupola porta squame brevi e appressate, e può coprire da 1/3 fino a quasi tutta la superficie della ghianda. Periodo di fioritura Fiorisce da Aprile a Giugno. Territorio di crescita Specie spontanea di tutti i Paesi che si affacciano al bacino del Mediterraneo. In Italia è spontanea fino alle pendici delle Prealpi: presente, quindi, in tutte le Regioni, ad eccezione della Val d'Aosta. Habitat Cresce nei boschi e nella macchia mediterranea, in prevalenza su terreni acidi e ben drenati, indifferentemente al substrato, dal livello del mare fino a oltre i 1000 m di quota (1800 m in Sicilia, 600-700 m al Nord). Somiglianze e varietà Quercus suber L. è una specie molto affine, la si differenzia innanzitutto per la corteccia molto più spessa e suberosa, per la colorazione del fogliame, di una tonalità di verde meno carica sulla pagina superiore, per la chioma più lassa, per le ghiande, mediamente più grandi, un po' più tozze e portanti una cupula più spessa e con squame più grandi e allungate. Quercus coccifera L., dal portamento arbustivo o cespuglioso, foglie dentato-spinose, ghiande che maturano l'anno successivo alla fioritura. Quercus x morisii Borzì, ibrido generato dall'incrocio tra tra Q. ilex e Q. suber , molto simile a Q. ilex, ma con portamento più robusto, chioma più lassa, corteccia suberosa, ma non spessa come quella di Q. suber, quasi biancasta, ghiande di dimensioni ridotte. Specie protetta * Art. 7 L. R. 15/11/1974, n. 53 Veneto "Norme per la tutela di alcune specie della fauna inferiore e della flora e disciplina della raccolta dei funghi"; Q. ilex compare tra le specie per le quali è vietata la raccolta integrale o di parti di esse. * Allegato A all'Art. 1 L. R. 18/04/1995, n. 33 Veneto "Tutela del patrimonio genetico delle specie della flora legnosa indigena nel Veneto". * Allegato A L. R. 19/11/2001, n. 28 Umbria "Testo unico regionale per le foreste"; tale allegato riporta l'elenco delle piante sottoposte a tutela, tra cui compare il Q. ilex. Questa tabella è la stessa allegata all'Art. 1, Comma 1 della L. R. 18/11/1987, n. 49, che recita: "specie arboree delle quali è vietato l' abbattimento e lo spostamento di esemplari, siano essi isolati, in filari, in piccoli gruppi puri o misti, quando costituisano patrimonio di particolare valore naturalistico, ambientale o culturale della Regione" * Allegato L. R. 02/11/1982, n. 32 Piemonte "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell' assetto ambientale"; tale allegato contiene l'elenco che riporta le specie a protezione assoluta, Q. ilex compare in quest'elenco, ma la protezione è valida solo per la Provincia di Torino. * Art. 20 L. R. 23/02/2005, n. 6 Marche "Legge forestale regionale"; tale articolo "specie tutelate" recita: "è vietata, senza la specifica autorizzazione dell' ufficio foreste competente per territorio, l' abbattimento delle piante di alto fusto delle seguenti specie, siano esse isolate, in filari, in piccoli gruppi o misti". Tali disposizioni sono le stesse dell'Art. 1 L. R. 10/01/1987, n. 8 " Disposizioni per la salvaguardia della flora marchigiana". Costituenti chimici Tannini, contenuti in varie parti della pianta. Le foglie emettono composti organici volatili (alfa e beta-pinene ). L’estratto di foglie contiene vari flavonoidi, fra cui catechina e quercetina. Sali minerali. Uso Alimentare Le ghiande sono commestibili sia crude che cotte e, previa tostatura, possono essere usate come succedaneo del caffè; seccate e polverizzate, possono essere usate come addensante, tipo fecola di patate, oppure, mescolate a farine di cereali, per fare il pane. Poiché però contengono tannino è consigliabile lavarle accuratamente sotto acqua corrente prima di utilizzarle a fini alimentari; questa procedura, tuttavia, comporta la perdita di buona parte dei sali minerali in esse contenuti. Il metodo tradizionale di prepararle consisteva nel seppellirle in terreno umido e lasciarle così durante tutto l’inverno, dissepellendole poi a primavera, prossime alla germinazione: a quel punto avevano perso gran parte del loro potere astringente. Uso Cosmetologico Non si conoscono usi della pianta nella moderna cosmetologia. Tuttavia esiste l'antica ricetta di un "caffè" fatto con la polvere delle ghiande essiccate, che si dice sia indicato per i problemi di acne giovanile. Uso Farmacologico Ricerche recenti hanno messo in evidenza un’azione antiossidante dei monoterpeni, composti organici volatili, emessi dalle foglie di Quercus ilex. Ciononostante non risulta, al momento, uno specifico uso farmacologico per questa pianta. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità Le galle, che si producono nell’albero dopo la puntura di particolari insetti, hanno proprietà fortemente astringenti e possono essere utilizzate nel trattamento di emorragie, diarrea cronica, dissenterie ecc. In fitoterapia, nei tempi passati, si usava soprattutto la corteccia della pianta, come rimedio per i disturbi gastrointestinali. Una ricerca sulle piante tradizionalmente usate nella farmacopea delle popolazioni dell’Ogliastra, nella Sardegna Centro-orientale, riporta che l’applicazione di un leggero strato di corteccia marcescente ha funzione emostatica e che il decotto della corteccia è impiegato come disinfettante. In alcune Regioni vi è l'obbligo di impiantare una pianta (da scegliere in un elenco, fra le quali compare anche il leccio) per ogni neonato che venga registrato all'Anagrafe, le leggi che regolano quest'obbligo, e in cui compare questa specie, sono: L. R. 05/07/1994, n. 33 Liguria "Obbligo per il comune di porre a dimora un albero per ogni neonato residente", Tab. B allegata all'Art. 2, Comma 2, Lettera B. L. R. 29/03/1994, n. 15 Abruzzo "Disciplina delle tipologie delle essenze arboree da porre a dimora per ogni neonato a seguito di registrazione anagrafica", Art. 3. L. R. 18/12/1992, n. 14 Campania "Obbligo per i comuni di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato e/ o minore adottato. Regolamentazione Regionale", Allegato 1 all'Art.2. Note Il legno della pianta è forte, duro e resistente, è usato in lavori al tornio, in ebanisteria, in falegnameria; brucia a lungo, anche quando è ancora fresco, e dalla sua combustione si ottiene un carbone molto pregiato. Per questo motivo, dopo l'invenzione dei treni, e in generale delle macchine a vapore e, per indotto, con l'allestimento delle linee ferroviarie, all'incirca tra la seconda metà del sec. XIX e la prima del sec. XX, il legno del leccio venne massicciamente impiegato sia per la produzione del carbone, che per quella delle traversine dei binari; di conseguenza, per il taglio selvaggio e incontrollato, furono smantellate irreversibilmente immense leccete. Le galle, ricche in tannini, sono state utilizzate a lungo per la concia delle pelli, per la tintura dei tessuti e per la produzione di inchiostro. Nella mitologia greca le Moire (che i latini chiamavano Parche), figlie della Notte, e dalle quali dipendeva la vita degli uomini, si cingevano il capo con rami di Leccio. Una leggenda narra che, quando si dovette fare la croce di Gesù, tutti gli alberi si rifiutarono, solo il Leccio acconsentì offrendo il suo legno, e fu tacciato di tradimento, ma San Francesco sostenne che fu l'unico albero a capire che doveva sacrificarsi, per la redenzione, come il Cristo. I Celti utilizzavano corteccia e ghiande a fini terapeutici; una loro credenza popolare, pervenuta fino ai nostri giorni, era che, dentro ai tronchi cavi del leccio, crescesse un'erba magica che, dopo essere stata attivata con particolari rituali, poteva rendere invisibili le persone. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Marika - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Quercus ilex L.subsp. ilex - foto di Marika -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Corimbi con drupe. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Drupe in fase di sviluppo. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Frutti. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Pagina superiore ed inferiore delle foglie. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Giovani turioni. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Rami e fusto, con la caratteristica corteccia di un arbusto di pochi anni. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Corimbi pronti alla fioritura. -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. La primavera è molto vicina (13 Marzo). -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. Primo risveglio (1 marzo). -
Viburnum opulus L. 1753
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Viburnum opulus L. (1753) Sinonimi Viburnum americanum Mill. (1768) Viburnum oxycoccos Pursh. (1813) Viburnum palustre Raf. (1838) Tassonomia Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Dipsacales Famiglia: Adoxaceae Nome italiano Oppio, Palle di neve, Sambuco rosso, Sambuco acquatico Etimologia L'epiteto generico, Viburnum, deriva direttamente dal nome che gli antichi latini davano a tali specie. A sua volta potrebbe derivare dal verbo latino viere = legare, intrecciare, piegare; in riferimento alla flessibilità dei suoi rami. L'epiteto specifico, opulus, è l’antico nome dell’Acero. Con evidente riferimento alla somiglianza tra le foglie dell'Acero e quelle di questa pianta. Descrizione Arbusto deciduo, con chioma ovato-arrotondata, che raramente assume la forma di modesto albero alto fino a 3-4 metri. Corteccia del tronco e delle superfici dei rami più vecchi chiaro-grigiastra con toni giallo-bruni e presenza di evidenti lenticelle. Rami più giovani angolosi e lucidi. Foglie Opposte, 3-5-lobate; margine con denti irregolari e arrotondati; pagina superiore glabra e di colore verde scuro, pagina inferiore finemente pubescente e leggermente più chiara. Picciolo con evidenti ghiandole nettarifere verdastre, poste nella sua porzione superiore. Fiori Riuniti in corimbi glabri, ombrelliformi, di circa 7-12 cm di diametro. Fiori leggermente zigomorfi, con calice gamosepalo diviso i 5 lobi triangolari e corolla gamopetala biancastra, divisa in 5 lobi patenti, o anche più o meno revoluti, all'incirca circolari. I fiori periferici all'infiorescenza hanno dimensioni maggiori di quelli interni, e sono sterili, molto profumati, hanno la funzione di attirare gli insetti impollinatori. I fiori fertili, interni all'infiorescenza, portano 5 stami con antere giallastre, pistillo con stigma generalmente 3-lobato. Frutti Si tratta di drupe, contenenti un unico seme, che si sviluppano nella parte centrale dei corimbi; non commestibili e lievemente tossiche per gli esseri umani. Questi frutti, lucidi e inizialmente verdi, in Agosto-Settembre, con la maturazione, assumono un bel colore rosso. Periodo di fioritura Fiorisce da Aprile a Luglio. Territorio di crescita Specie spontanea di Europa, Asia e Africa nordoccidentale. Nel nostro Paese è maggiormente diffusa nelle Regioni settentrionali, diventando più rara al Sud; non confermate le voci che lo indicano presente in Puglia (penisola Salentina) ed in Valle D’Aosta; è assente in Calabria, Sicilia e Sardegna. Habitat Cresce spontaneo nelle zone umide del sottobosco, dalla pianura fino a 1200 metri s.l.m. Somiglianze e varietà Viburnum lantana L. possiede foglie nettamente dentate, fiori omogenei e tutti fertili, bacche rosse ovali, quasi appiattite. Specie protetta L. R. 28/10/2002, n. 39 Lazio, "Norme in materia di gestione delle risorse forestali"; vd. Art. 30 e all. B. L. R. 24/03/2000, n. 27 Umbria, "Piano Urbanistico Territoriale"; vd. Art. 12, comma 2, e all. A. L. R. 18/04/1995, n. 33 Veneto, "Tutela del patrimonio genetico delle specie della flora legnosa indigena nel Veneto"; vd. Art.1 e all. A. Costituenti chimici La corteccia contiene tannini, acidi organici (valerianico, formico, salicilico), un eteroside, resina acida, viburnina, un glucoside amorfo, cera, gomma, fitosterolo, fitosterolina, sostanze pectiche, gli acidi acetico, oleico, valerianico, linoico, caprilico, cerilico e palmitico. I frutti di viburno contengono saccarosio, proteine, isovaleriana, acido tannico, vitamina С. Uso alimentare In Europa, nelle vecchie pubblicazioni scientifiche, si sosteneva che l’ingestione delle bacche potesse causare un serio avvelenamento, fino alla morte; in realtà le bacche hanno un livello di tossicità molto modesto e solo l’ingestione di frutti acerbi o in grande quantità può provocare fastidi come diarrea o vomito; tuttavia il sapore aspro e l’odore ingrato rendono il frutto poco interessante da un punto di vista alimentare, specie da crudo. Le bacche secche vengono commercializzate per il loro contenuto in vitamina C. Il Ministero della Salute, nel novembre del 2004, ha inserito i derivati dalla corteccia di Viburnum opulus nella lista di piante non ammesse negli integratori alimentari ma solo nei prodotti farmaceutici ed erboristici, ad uso terapeutico. Uso Farmacologico L’estratto di corteccia ha proprietà antiossidanti. In Russia dalla corteccia e dai frutti si ricavano decotti ed estratti alcolici usati soprattutto come antiemorragici (utero, stomaco, emorroidi). Questi preparati hanno anche proprietà ipotensive, cardiotoniche, calmanti, spasmolitiche ed antinfiammatorie. Medicina alternativa e Curiosità Le sostanze contenute nella corteccia le conferiscono proprietà antispastiche, astringenti e sedative, specie sulle pareti uterine. Un tea ricavato dalla corteccia disseccata può essere usato per dare sollievo a tutti i tipi di spasmi, compresi i dolori mestruali, i crampi successivi al parto o all’interruzione di gravidanza. Foglie e frutti sono emetici, antiscorbutici e lassativi. Dalla corteccia fresca si ricava un rimedio omeopatico, usato nel trattamenti di dolori mestruali e dopo il parto. Dai frutti si ottiene una tintura rossa e dalle bacche disseccate si può fare un inchiostro. Nel calendario celtico Viburnum opulus è l’albero sacro legato a Ngetal, il tempo dell’anno che va dal 28 ottobre al 24 novembre. I nati in tali giorni posseggono forze nascoste e sono animati da segreti motivi. Il consiglio per essi è di usare con saggezza le proprie capacità di indagine. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Note Durante la stagione invernale le rosse drupe sono un evidente richiamo per gli uccelli per i quali costituiscono un importante alimento. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Giovanni Baruffa, Annamaria Bononcini, G.B. Pau - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Viburnum opulus L. (1753); Foto di Giovanni Baruffa. -
Populus alba L.
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Populus alba L. - Foto di Nino Bertozzi Particolare della tomentosità dei giovani rametti. -
Populus alba L.
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Populus alba L. - Foto di Marika Ancora fronde al vento. -
Populus alba L.
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Populus alba L. - Foto di Marika Fronde.