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  1. Leccinum aurantiacum (Bull.) Gray 1821 Tassonomia Divisione Basidiomycota Classe Agaricomycetes Ordine Boletales Famiglia Boletaceae Genere Leccinum Sinonimi Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watling 1969 Etimologia Dal latino Leccinus, a, um = del Leccio (Quercus ilex, L.); quercinum dal latino quercinus, a , um = delle Querce. Cappello Di forma sferica, poi con la crescita convesso e guancialiforme a maturità, cuticola feltrata, squamosa, asciutta, a tempo umido vischiosa, di un bel colore rosso-arancio, rosso mattone, bruno-rossastro, eccedente al margine del cappello. Imenoforo I tubuli sono lunghi, sottili, crema poi ocracei, i pori sono di forma rotonda, piccoli, biancastri, poi crema grigiastri, infine ocra-ruggine. Gambo Cilindrico, slanciato, di consistenza fibrosa, tenace, ricoperto di squame, scaglie o asperità precocemente rossastre, poi bruno rossastre; allargato verso la base, che spesso presenta delle macchie verdi-bluastre. Carne Di consistenza molliccia nel cappello, soda, tenace, fibrosa nel gambo, sapore dolce. La sezione vira inizialmente al rosa-grigiastro, poi al grigio-violaceo ed infine con il passare dei minuti diventa nerastra. La base del gambo è macchiata di verde-bluastro. Odore fungino debole. Sapore dolce. Habitat Cresce sotto latifoglie varie quali Quercia, Castagno e Carpino. Commestibilità e tossicità Buon commestibile, si consiglia di scartare il gambo per la fibrosità della carne, che lo rende difficilmente digeribile. Microscopia Spore 14,2-17,8 × 3,9-4,7 µm; media 15,4 × 4,3 µm; Q = 3,1-4,0; Qm = 3,6, fusiformi , lisce, guttulate, con parte spessa, con apicolo, di colore bruno-tabacco in massa. Basidi clavati, in maggior parte tetrasporici, osservati anche pochi bisporici. Cistidi da fusiformi a clavati. Caulocistidi prevalentemente claviformi, osservati anche lageniformi, fusiformi ed allungati. Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, ma anche appuntiti, lanceolati. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone. Somiglianze e varietà Leccinum versipelle (Fr. em. Smotl.) Snell è abbastanza simile per le colorazioni aranciate del cappello, ma si separa per l’habitat di crescita sotto Betulle e la squamettatura grigio nerastra molto evidente sul gambo. Leccinum rufum (Schaeff.) Kreisel anch’esso presenta simili colorazioni aranciate nel cappello, ma si riconosce facilmente per le asperità del gambo a lungo bianche, solo in vecchiaia nerastre e per l’habitat esclusivo di Pioppo tremulo. Leccinum vulpinum Watling morfologicamente molto simile al nostro Leccinum quercinum, dal quale si differenzia per il cappello con tonalità più scure, marcatamente rosso-mattone, per il gambo ricoperto da asperità nerastre e crescita sotto Pinus spp. Leccinum piceinum Pilát & Dermek che molti considerano essere sempre un Leccinum vulpinum, si separa per la colorazione pileica più brunastra e per per l’habitat di conifera, in particolare peccete, (Picea abies). Osservazioni La maggior parte delle specie del genere Leccinum si caratterizzano per il portamento slanciato, cappello convesso, gambo cilindrico, ricoperto da scaglie, squame o asperità in rilievo. Leccinum quercinum presenta il cappello con colorazioni rosso-arancio, il gambo slanciato, precocemente ricoperto di squame e/o asperità bruno-rossastre e nella parte basale del gambo si colora di verde-bluastro, i pori sono inizialmente biancastri, poi crema grigiastri, a maturità bruno-rugginosi, cresce sotto latifoglia, con particolare predilezione per la Quercia, il Carpino e il Castagno. Note nomenclaturali Specie identificata nel 1791 dal micologo francese Jean Baptiste François Pierre Bulliard il quale gli diede il nome di Boletus aurantiacus. In seguito nel 1821 la specie è stata ricombinata nel genere Leccinum da Samuel Frederick Gray con l'epiteto aurantiacum, binomio attualmente prioritario. Si evidenzia che la specie ha avuto negli anni alcuni fraintendimenti nomenclaturali, infatti per molti anni questra specie, che si associa ai boschi termofili è stata conosciuta come Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watlin. L’errore interpretativo che perdura attualmente in alcune pubblicazioni, si è presumibilmente originato a partire dalla monografia sui boleti europei di Pilat & Dermek (1974). I due autori cecoslovacchi hanno infatti assegnato l’epiteto di Leccinum aurantiacum alla specie mesofila con gambo bianco e legata ai pioppi, ma se si risale all’interpretazione originale di Bulliard e alla relativa iconografia si può verificare che per Leccinum aurantiacum l’autore francese intendeva una specie con squame rossastre sul gambo e legata a svariate latifoglie in ambiente termofilo (ossia la specie che in tempi moderni abbiamo chiamato Leccinum quercinum (Pilát) E.E. Green & Watling). Di conseguenza, essendo l’interpretazione originale quella prioritaria, il nome corretto per questa entità che si associa ai boschi termofili è Leccinum aurantiacum (di cui Leccinum quercinum diviene automaticamente sinonimo); mentre il Leccinum aurantiacum sensu Pilat & Dermek deve essere necessariamente chiamato in altra maniera. Den Bakker & Noordeloos lo hanno nominato Leccinum albostipitatum nel 2005 ma in realtà esiste un nome di origine più antica disponibile, ossia Leccinum rufum e quest’ultimo dovrebbe essere quindi utilizzato per designare la specie che si associa ai boschi mesofili. Bibliografia PILÁT, A. & DERMEK, A. 1974. Hríbovité huby. Československé hríbovité a sliziakovité huby (Boletaceae – Gomphidiaceae). Veda, Bratislava. GELARDI, M. 2017. Corso di aggiornamento tassonomico sull’ordine boletales in Italia alla luce dei nuovi orientamenti filogenetici molecolari. AMB-Bolzano. Si ringrazia Matteo Gelardi per la consulenza sulla nomenclatura di alcune specie del genere Leccinum. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Mario Iannotti - Approvata e Revisionata dal CLR Micologico di AMINT. Regione Umbria, Settembre 2014; Foto, descrizione e microscopia di Mario Iannotti. (Exsiccatum MI20140921-01) Microscopia Spore 14,2-17,8 × 3,9-4,7 µm; media 15,4 × 4,3 µm; Q = 3,1-4,0; Qm = 3,6, fusiformi , lisce, guttulate, con parte spessa, con apicolo, di colore bruno-tabacco in massa. Osservazione in acqua a 1000×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Basidi clavati, in maggior parte tetrasporici, osservati anche pochi bisporici. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Cheilocistidi da fusiformi a clavati. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Caulocistidi prevalentemente claviformi, osservati anche lageniformi, fusiformi ed allungati. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×. Pileipellis formata da un tricoderma di ife cilindriche, costituite da più elementi sovrapposti, settati, senza GAF. Gli elementi teminali risultano cilindrici, ma anche appuntiti, lanceolati. Le ife delle pileipellis sono finemente incrostate con contenuto intracellulare marrone. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 100×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 400×. Osservazione in Rosso Congo ammoniacale a 1000×.
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