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ODONATA_ 06 - Le famiglie del sottordine Zygoptera presenti in Italia


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6_ Le famiglie del sottordine Zygoptera presenti in Italia

Gli Zigotteri, limitatamente alla fauna italiana, si suddividono nelle seguenti famiglie: Calopterygidae (Sélys, 1850); Platycnemididae (Jacobson e Bianchi, 1905); Lestidae (Calvert, 1901) e Coenagrionidae (Kirby, 1890).
Vediamone, a grandi linee, le caratteristiche.

6.1_ Calopterygidae  (Sélys, 1850)

Famiglia introdotta nel 1850 da Michel Edmond de Sélys Longchamps (1813–1900), zoologo e politico belga, considerato ai suoi tempi come il maggior esperto mondiale di libellule. Prende il nome dal suo genere più caratteristico, Calopteryx  (Leach, 1815), unico genere di questa famiglia presente in Europa.

Il nome deriva dal greco καλός (kalòs) = bello, combinato col greco πτέρυξ (ptèryx) = ala. Quindi col significato di “avente belle ali”, in particolare per il loro colore metallico soprattutto nei maschi. Fu il biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790–1836) a introdurre questo genere, separando le specie degli Agrionida all’epoca conosciute (l’attuale intero sottordine Zygoptera) in tre distinti raggruppamenti: Calopteryx (con le ali belle e colorate; corrispondenti, in ambito europeo, alla attuale famiglia Calopterygidae); Lestes (in ambito europeo corrispondente all’attuale famiglia Lestidae) e Agrion (in cui erano riunite le attuali famiglie, sempre in ambito europeo, Coenagrionidae Platycnemididae).

È la famiglia più facilmente riconoscibile all’interno del sottordine Zygoptera. Infatti le sue specie, oltre a rappresentare gli Zigotteri di taglia maggiore (con lunghezza del corpo variabile da 45 a 50 mm e apertura alare variabile da 48-50 a 70-72 mm), mostrano un volo molto caratteristico che può ricordare quello delle farfalle ma ancora “più irregolare” e (apparentemente) indeciso e vagante; l’indipendenza tra le ali (carattere, questo, comune a tutti gli Odonati) associata a una bassa frequenza dei loro battiti rende il loro modo di volare unico tra tutti gli Odonati. Facili da osservare sono anche le ali, sia con l’insetto in volo che posato: a seconda della specie o del sesso si presentano da totalmente a parzialmente colorate, con ala posteriore simile a quella anteriore anche nelle dimensioni. Le ali non sono peduncolate alla base ma presentano una rastrematura graduale andando poco a poco restringendosi in vicinanza del torace. Sulle ali sono presenti numerose venature antenodali (18 o più).
Le ali dei maschi sono prive di qualsiasi traccia di pterostigma, mentre quelle delle femmine mostrano un “falso pterostigma” (o pseudopterostigma) in quanto sempre attraversato da venature e quindi non costituito da una sola cella.
Il corpo dei Calopterigidi, in base alla specie e al sesso, si presenta più o meno lucente-metallico, di colore da blu molto scuro a blu a verde, con riflessi bronzei. Le zampe sono particolarmente lunghe e sottili (definibili come “aracnoidi”), munite di evidenti setole.
Per farsi notare dalle femmine i maschi adottano principalmente tre strategie: quando sono fermi, in sosta su di un posatoio, sollevano il proprio addome al di sopra dell’orizzontale per mettere in mostra la propria “luce di coda” (cioè la parte colorata degli ultimi segmenti addominali); oppure, sempre da posati, aprono e chiudono le ali, senza prendere il volo, per esibirne la colorazione; e infine, mentre sono in volo, corteggiano le femmine volandoci attorno in una sorta di coreografica danza aerea.

La deposizione delle uova viene effettuata dalla femmina in solitaria, non in tandem, eventualmente con la presenza del maschio che può volare nelle vicinanze. Lo sviluppo ninfale sembra concludersi entro i due anni. L'habitat preferenziale delle ninfe è senz'altro costituito da corsi d'acqua corrente, purché non eccessivamente turbinosa; tuttavia alcuni esemplari adulti (imago) possono incontrarsi anche presso zone umide con acqua ferma. 

Come già accennato più sopra, in Italia questa famiglia è rappresentata da un solo genere, Calopteryx  (Leach, 1815), con le seguenti 4 specie: Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825), Calopteryx splendens (Harris, 1789), Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758) e Calopteryx xanthostoma (Charpentier, 1825).

 

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Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Evidente la rastrematura graduale delle ali che si vanno poco a poco restringendo in vicinanza della loro attaccatura al torace. Nella foto è evidenziato tale profilo per l'ala posteriore destra.

 

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Femmina di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Il "falso" pterostigma (o pseudopterostigma) è detto così in quanto attraversato da venature e quindi costituito da più celle; contrariamente al "vero" pterostigma che è costituito da una sola cella.

 

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Femmina di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758); numerose venature antenodali (solitamente più di 18; in foto 23 o 24) caratterizzano le ali delle specie della famiglia Calopterygidae.

 

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Femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1780); le femmine di questa famiglia mostrano su ciascuna delle 4 ali un "falso pterostigma" chiaro, composto da più celle e non da una singola cella (vedi foto nel riquadro).

 

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Due Zigotteri a confronto: sulla sinistra una femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1780);
sulla destra un maschio di Platycnemis pennipes  (Pallas, 1771) [famiglia Platycnemididae].
Tra tutti gli Zigotteri reperibili in Europa, gli esemplari della famiglia Calopterygidae sono quelli di dimensioni maggiori.

 

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Femmina di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825).

 

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Maschio immaturo di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Notare la "luce di coda" presente al di sotto degli ultimi segmenti addominali; giallognola nei maschi immaturi, di un bel rosso in quelli sessualmente maturi.

 

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Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Notare la "luce di coda" di colore rosso acceso, presente al di sotto degli ultimi segmenti addominali.

 

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Maschio di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825). Con le ali semiaperte: fase di “pavoneggiamento” nei riguardi delle femmine.

 

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Maschio in volo, nella fase di corteggiamento verso la femmina; Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825).

 

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Copula di Calopteryx haemorrhoidalis (Vander Linden, 1825).

 

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Femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1789).

 

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Primo piano su testa e torace di una femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1789).

 

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Maschio di Calopteryx splendens (Harris, 1789); notare la "luce di coda" di colore giallastro, al di sotto degli ultimi segmenti addominali.

 

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Maschio immaturo di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio in volo di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

 

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Fase di ovideposizione per una femmina di Calopteryx splendens (Harris, 1789). Le femmine della famiglia Calopterigidae depongono in solitaria.

 

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Maschio immaturo di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

 

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Maschio immaturo di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

 

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Femmina di Calopteryx virgo (Linnaeus, 1758).

 

 

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6.2_ Platycnemididae (Jacobson e Bianchi, 1905)

Famiglia introdotta nel lavoro del 1905, “Orthoptera and Pseudoneuroptera of the Russian Empire”, degli entomologi russi Georgij Georgievič Jakobson (1871–1926) e Valentin Lvovich Bianchi (1857–1920). Prende il nome dal suo genere più caratteristico, Platycnemis  (Burmeister, 1839), unico genere di questa famiglia presente in Europa; genere da cui attinge anche il nome con la consueta desinenza finale in “idae”.

Il nome deriva dal greco πλατύς (platys) = largo, composto col greco κνημίς (knemìs) = stinchi, tibie. In riferimento alle tibie allargate sia della sua specie tipo, Platycnemis pennipes  (Pallas, 1771), sia per diverse altre specie di tale genere. Seguendo il “Codice internazionale di nomenclatura zoologica” la paternità di tale genere viene attribuita all’entomologo tedesco Karl Hermann Konrad Burmeister (1807–1892). In realtà il Burmeister aveva sì pubblicato nel 1839 uno studio sulle specie di tale raggruppamento, affermando tuttavia ed esplicitamente che le informazioni da lui riportate, incluse le varie interpretazioni etimologiche, erano dovute a un dettagliato lavoro, ancora giacente in manoscritto, dell’entomologo tedesco Toussaint von Charpentier (1779–1847). Quindi la paternità di tale genere sarebbe da attribuire allo Charpentier; ma avendo lo Charpentier pubblicato il suo lavoro un anno dopo (nel 1840) e obbedendo alle attuali regole del “Codice internazionale di nomenclatura zoologica” ne consegue uno “scambio” di paternità.

Le particolarità più evidenti delle specie di tale famiglia (e di riflesso dell’unico genere in essa contemplato riguardo alla fauna europea) sono le seguenti: tibie delle zampe (in particolare quelle mediane e posteriori dei maschi) bianche, dilatate e espanse, simili a delle sottili e bianche piume considerando anche la presenza di numerose setole piuttosto lunghe presenti su tutte le zampe; testa molto schiacciata e allargata, con gli occhi che di conseguenza appaiono assai distanti tra di loro (più o meno la larghezza della testa risulta essere quasi il quadruplo della sua lunghezza); non hanno corpo dai colori metallici e, per quanto riguarda l’unica specie presente in Italia, Platycnemis pennipes (Pallas, 1771)(*) , la colorazione va dal bianco-avorio (femmine) al blu (maschi), con possibili striature o disegni neri. Le ali sono tutt’e quattro trasparenti, con le ali posteriori simili ma un poco più ampie delle ali anteriori; tutte con la base peduncolata cioè con una evidente strozzatura e restringimento in prossimità del torace. Le ali mostrano ciascuna uno pterostigma a forma di parallelogramma non particolarmente allungato e che confina con una singola cella sottostante; le ali, inoltre, presentano solo due venature antenodali. Il quadrilatero si mostra più o meno rettangolare su ognuna delle ali. Il profilo delle celle delle ali è quasi sempre quadrangolare, con poche celle dal bordo pentagonale.
La confusione tra i maschi di Platycnemis pennipes e i maschi di pari colorazione della famiglia Coenagrionidae è evitabile considerando che questi ultimi hanno testa più grande e robusta (ma non schiacciata e allargata), zampe nere o comunque scure e mai espanse e con setole meno evidenti, quadrilatero in forma di trapezio obliquo o ridotto a un triangolo.

La deposizione delle uova viene effettuata in tandem, col maschio ritto in verticale e agganciato al pronoto della femmina; in altre parole è la femmina che, con le proprie zampe, cercherà un posatoio adatto su cui fermarsi per compiere l’ovideposizione e, nel frattempo, sostenere il pur leggerissimo peso del maschio che molto spesso non si appoggerà a nessun posatoio.

 

(*) In Spagna e in Francia è assai comune la specie Platycnemis latipes (Rambur, 1842), quasi un sosia di Platycnemis pennipes, e sembra che di tanto in tanto tale specie venga rintracciata anche sul territorio italiano nei pressi del confine con la Francia (quindi in Liguria o in Piemonte). Senza tuttavia che tali presenze si siano mostrate con continuità e frequenza. Motivo per cui tale specie non è annoverata tra le specie stabilmente rintracciabili sul nostro territorio.
Per i maschi le differenze principali riguardano:
#) il colore delle tibie mediane e posteriori  che in P. pennipes mostrano una sottile e lunga linea nera centrale ma che è assente o molto sbiadita in P. latipes;
#) il dorso addominale di colore più pallido-crema uniforme sui segmenti dal 2° al 5° di P. latipes, mentre in P. pennipes mostrano solitamente evidenti linee nerastre;
#) le estremità addominali superiori che, in visione laterale, in P. pennipes mostrano una evidente intaccatura, assente invece in P. latipes.
Nelle femmine la differenza più marcata si nota nel pronoto che, visto da dietro, mostra 3 piccole punte o protuberanze (una superiore e 2 laterali) in P. latipes, mentre in P. pennipes è presente solo la punta centrale.
 

 

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Testa molto schiacciata e allargata; occhi assai distanti tra di loro; in una femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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 Testa molto schiacciata e allargata, con la larghezza pari a quasi il quadruplo della lunghezza; occhi assai distanti tra di loro; in un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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Evidente dilatazione della tibia (zampa mediana destra) in un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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Quadrilatero di forma più o meno rettangolare visibile nelle ali di un maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771). Per gli Zigotteri, esclusi alcuni generi della famiglia Lestidae, la visione dettagliata delle venature delle ali non è quasi mai agevole perché, a riposo, le ali sono tenute più o meno tutt’e quattro ravvicinate come le pagine chiuse di un libro, e disposte longitudinalmente al di sopra dell’addome. Per volerle osservare accuratamente occorrerebbe catturare gli insetti (meglio non farlo!) o accontentarsi dell'osservazione delle foto scattate in particolari momenti in cui gli esemplari si stanno muovendo, ad esempio durante la copula (come in questa foto) o mentre sono in volo (con oggettiva difficoltà nell'ottenere scatti fotografici appropriati). Notare anche i pterostigma relativamente corti e confinanti con una sola cella sottostante. Notare infine la netta predominanza di celle dal bordo quadrangolare; le poche celle dal bordo pentagonale sono collocate in prossimità della costa inferiore delle ali.

 

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Femmina di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771); pur con le ali accostate le une alle altre, sono ben visibili le uniche 2 venature antenodali.

 

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Maschio di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771); notare come, più o meno a metà strada tra il nodo e l'attaccatura delle ali sul torace, vi sia un netto e improvviso restringimento/strozzatura del profilo delle ali (evidenziato con tratto rosso). Si parla in questi casi di "ali peduncolate", certamente non "gradualmente rastremate" come accade per le specie della famiglia Calopterygidae.

 

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Femmina neosfarfallata di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771); notare come, più o meno a metà strada tra il nodo e l'attaccatura delle ali sul torace, vi sia un netto e improvviso restringimento/strozzatura del profilo delle ali (evidenziato con tratto rosso). Si parla in questi casi di "ali peduncolate", certamente non "gradualmente rastremate" come accade per le specie della famiglia Calopterygidae.

 

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Tandem di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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Tandem di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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La "presa" del maschio che, con le sue 4 appendici, aggancia il pronoto della femmina. In Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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Copula di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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Copula di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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Ovideposizione di Platycnemis pennipes (Pallas, 1771).

 

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Anche per Platycnemis pennipes (Pallas, 1771), come spesso accade soprattutto tra gli Zigotteri, quando la stagione è favorevole e la zona scelta è ottimale, si può assistere a una vera e propria "ovideposizione di gruppo".

 

 

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(*)  Visione della parte terminale dell'addome di un maschio di Platycnemis pennipes. Si può notare come i cerci superiori (più corti di quelli inferiori) siano formati da due lobi di pari lunghezza e separati da una piccola intaccatura. Caratteristica che permette, ove vi fossero altri dubbi, di separare questa specie dal simile Platycnemis latipes che, comunque, non è ancora specie accreditata per le acque italiane ma tipicamente osservabile nella Penisola iberica e nel sud-ovest della Francia.

 

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(*)  Femmina di Platycnemis pennipes; la femmina della specie simile Platycnemis latipes mostrerebbe sul pronoto, oltre alla punta centrale, altre due piccole punte/protuberanze nei punti indicate dalle frecce A e B.

 

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Vari tandem di  Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) durante la fase di ovideposizione.

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6.3_ Lestidae (Calvert, 1901)

Famiglia di Zigotteri istituita nel 1901 dall’entomologo americano Philip Powell Calvert (1871–1961). Prende il nome dal suo genere più caratteristico, il genere Lestes  (Leach, 1815).

Tale nome, a sua volta, deriva dal greco  λῃστής (lestès) = ladro, brigante, pirata. La motivazione di tale scelta è abbastanza curiosa: il biologo ed entomologo inglese William Elford Leach (1790–1836) istituì questo genere nel 1815, inserendovi inizialmente una unica specie, indicata all'epoca come "Agrion barbara" (attualmente Lestes barbarus) e già descritta nel 1798 da Johann Christian Fabricius (medico e entomologo danese, 1745–1808); tale specie doveva il proprio nome alla sua zona di origine situata in Africa nord-occidentale, regione in cui vivevano i "berberi" e, non a caso, chiamata in seguito Barbary o Barbary States. A sua volta il nome "berberi" trova la sua origine nel mondo dell'antichità romana, quando queste popolazioni nord africane, cadute sotto il dominio di Roma, rifiutarono di adottare la lingua latina. Perciò quegli abitanti furono chiamati "barbari" cioè stranieri; infatti, a sua volta, l'origine della parola barbaro è da ricercare nel greco antico βάρβαρος (bàrbaros) = non greco, straniero, incivile. E, curiosamente, è parola di origine onomatopeica evocante il balbettio (una sorta di "barbarbar") di chi non conosce bene la lingua (qui intesa come "lingua per eccellenza", cioè il greco) e produce un’accozzaglia di suoni astrusi (ovviamente questo punto di vista, prima greco e poi romano, è del tutto ingiustificato e, anzi, molto esecrabile...). In seguito, visto che le coste nord-africane in generale, e algerine in particolare, si dicevano popolate da "pirati, corsari e ladri" di origine berbera o barbaresca, ecco come la scelta della voce Lestes possa essere (doppiamente) giustificata.

In Italia questa famiglia è rappresentata da 3 generi, per un totale di 9 specie; in dettaglio:
# genere Chacolestes (Kennedy, 1920), a cui appartengono 2 specie: Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929) e Chalcolestes viridis (Vander
    Linden, 1825);
# genere Lestes (Leach, 1815) a cui appartengono 5 specie:  Lestes barbarus (Fabricius, 1798), Lestes dryas (Kirby, 1890), Lestes
      macrostigma
 (Eversmann, 1836), Lestes sponsa (Hansemann, 1823) e Lestes virens (Charpentier, 1825);
# genere Sympecma (Burmeister, 1839)  a cui appartengono 2 specie:  Sympecma fusca (Vander Linden, 1820) e Sympecma paedisca (Brauer, 1877).

Si tratta di Zigotteri di taglia media-medio grande, con colorazioni spesso metalliche (ad esclusione del genere Sympecma) associate a riflessi bronzei, con eventuali zone addominali coperte da pruinosità di colore variabile dal grigiastro al celestino.
Le ali delle specie di questa famiglia (quantomeno per ciò che riguarda la fauna italiana) sono sempre trasparenti e peduncolate, cioè munite di una evidente strozzatura e restringimento in prossimità del torace, e presentano 2 venature trasverse antenodali; queste caratteristiche alari sono comuni anche agli altri Zigotteri ad esclusione di quelli della famiglia Calopterygidae che mostrano ali non peduncolate bensì rastremate, decisamente più grandi, piuttosto colorate e munite di molte venature antenodali.
Viceversa, una delle caratteristiche che contraddistingue questa famiglia e che è facilmente verificabile anche con una prima superficiale occhiata, nasce dall’osservazione delle specie a riposo. Infatti molte di esse, a riposo, tengono le ali più o meno aperte, non aderenti al proprio corpo ma divaricate in diagonale: si tratta in tal caso di specie appartenenti o al genere Lestes  o al genere  Chacolestes; mentre quelle del genere Sympecma tengono, a riposo, le ali ravvicinate e unite come per gli Zigotteri delle altre famiglie ma, caso unico, le tengono sempre tutt’e quattro collocate dalla stessa parte dell’addome e non due per parte come accade solitamente per gli altri Zigotteri.

Altre differenze, riguardanti le venature alari, si riscontrano nella forma pentagonale della maggior parte delle celle (contrariamente a quanto accade per le altre famiglie di Zigotteri in cui le celle a profilo pentagonale sono in netta minoranza), nella presenza di due venature longitudinali che nascono nella zona compresa tra l’arculo e il subnodo, nel pterostigma di forma rettangolare e particolarmente allungato ma non a losanga e posto a contatto con 3-4 celle sottostanti (in Lestes macrostigma) o con solo 2 celle sottostanti (tutte le altre specie di Lestidae). Il quadrilatero inoltre ha una forma mai rettangolare ma più simile a un trapezio scaleno con la base minore assai ridotta a tal punto che in certi casi può ricordare un triangolo. 

I maschi di questa famiglia hanno le appendici addominali superiori assai lunghe e ricurve.

L’ovideposizione avviene in tandem, con entrambi i partner aggrappati a qualche posatoio e con la femmina che solitamente depone le uova o inserendole all’interno dei tessuti vegetali di piante viventi e sovrastanti l’ambiente acquatico (per i generi Lestes Chalcolestes) o sopra la vegetazione morta e galleggiante (per il genere Sympecma).

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Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798); negli esemplari a riposo della famiglia Lestidae la visione delle 4 ali nella loro completezza è più facilitata rispetto alle specie di altre famiglie. In questo caso, ad esempio, è facile verificare la rastrematura di ogni singola ala, con l'ala (detta "peduncolata") che si restringe improvvisamente in vicinanza della propria attaccatura al torace. Si nota bene anche la presenza di celle dal contorno pentagonale in numero maggiore rispetto a quelle dal contorno quadrangolare.
Osservare come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti.

 

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Maschio di Lestes dryas (Kirby, 1890); in questa famiglia il "quadrilatero" di ogni ala ha la forma di un trapezio scaleno con la base minore molto piccola tanto che può ricordare un triangolo. Con le frecce sono indicate le due sole venature trasverse antenodali. Osservare anche come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti. Notare infine la pruinosità presente nel 9° e 10° anello addominale e su 1° e parte del 2°.
Foto di Massimo Squarcini.

 

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Femmina di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825); la freccia indica il "peduncolo" dell'ala anteriore destra.

 

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Maschio di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); le frecce indicano gli evidenti "peduncoli" delle due ali di sinistra.

 

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Maschio di Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929); il "quadrilatero" di ogni ala ha la forma di un trapezio scaleno con la base minore molto piccola. Osservare anche come il pterostigma sia a contatto con 2 sole celle sottostanti.

 

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Maschio di Lestes dryas (Kirby, 1890); contrariamente alle altre famiglie di Zigotteri, nella famiglia Lestidae si possono notare due venature longitudinali che hanno origine dalla venatura principale che collega arculo e subnodo. Foto di Massimo Squarcini.

 

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Femmina di Lestes barbarus (Fabricius, 1798); contrariamente alle altre famiglie di Zigotteri, nella famiglia Lestidae si possono notare due venature longitudinali che hanno origine dalla venatura principale che collega arculo e subnodo.

 

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Tandem di Chalcolestes parvidens (Artobolevsky, 1929).

 

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Femmina di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

 

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Femmine di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

 

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Maschio di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

 

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Maschio di Lestes dryas (Kirby, 1890); foto di Massimo Squarcini.

 

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Copula di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825).

 

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Ovideposizione di Chalcolestes viridis (Vander Linden, 1825). Nella famiglia Lestidae, durante la fase di ovideposizione, entrambi i componenti del tandem si aggrappano al posatoio. Le uova, tramite l’appuntito ovopositore, vengono introdotte all’interno del supporto vegetale. Le uova, in questi casi, hanno forma allungata-ellissoidale.

 

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Femmina di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

 

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Femmina di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

 

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Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

 

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Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798).

 

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Ovideposizione di Lestes barbarus (Fabricius, 1798). Con la femmina che, dopo aver intaccato la corteccia del fusto vegetale col suo ovopositore appuntito, vi inserirà l'uovo all'interno.

 

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Femmina di Lestes virens (Charpentier, 1825).

 

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Femmina di Lestes virens (Charpentier, 1825).

 

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Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825). Notare la pruinosità presente su 9° e 10° segmento addominale.

 

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Maschio di Lestes virens (Charpentier, 1825). Notare la pruinosità presente su 9° e 10° segmento addominale.

 

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Ovideposizione di Lestes virens (Charpentier, 1825); le uova vengono immesse all'interno del rametto vegetale dopo che la femmina, col suo ovopositore, ne ha perforato la corteccia.

 

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Ovideposizione di Lestes virens (Charpentier, 1825); le uova vengono immesse all'interno del rametto vegetale dopo che la femmina, col suo ovopositore, ne ha perforato la corteccia.

 

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Ovideposizione di Lestes virens (Charpentier, 1825); le uova vengono immesse all'interno del rametto vegetale dopo che la femmina, col suo ovopositore, ne ha perforato la corteccia. La freccia in alto indica l'ovopositore appuntito che, come uno stiletto, incide la corteccia del fusto per poi riuscire a immettervi le uova all'interno del midollo. Le frecce in basso indicano le "ferite" già inferte al rametto e sotto le quali sono già state inserite le uova, notare come le varie intaccature seguano un percorso ascendente e a spirale.

 

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Femmina di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a destra dell'addome.

 

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Femmina di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a destra dell'addome.

 

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Maschio di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a sinistra dell'addome.

 

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Maschio di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820); in questo caso con le 4 ali raggruppate a destra dell'addome.

 

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Tandem di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820).

 

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Fase precedente alla copula di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820): la femmina sta sollevando il proprio addome per portare il suo organo sessuale a contatto con l'organo copulatore del maschio.

 

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Copula di Sympecma fusca (Vander Linden, 1820).

 

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Maschio di Lestes barbarus (Fabricius, 1798). Con le ali ben aperte si può effettivamente constatare come in questa specie (come nelle altre specie della famiglia Lestidae) vi sia una predominanza delle celle a profilo pentagonale rispetto a quelle a profilo quadrangolare.

 

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Femmina emergente di Lestes virens (Charpentier, 1825) che ha da poco "abbandonato" la sua exuvia.

 

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Maschio emergente di Lestes virens (Charpentier, 1825) che ha da poco "abbandonato" la sua exuvia.

Inviato

6.4_ Coenagrionidae (Kirby, 1890)

Famiglia introdotta dall’entomologo inglese William Forsell Kirby (1844-1912) che, nei suoi trattati del 1890, riorganizzò la sistematica della allora vasta famiglia Agrionidae (praticamente, all’epoca, tutti gli odierni Zigotteri). La famiglia prende il nome dal suo genere più caratteristico, sempre istituito dallo stesso Kirby, Coenagrion (Kirby, 1890).

Il nome deriva dalla combinazione di due termini greci: κοινός (koinòs) = comune, diffuso; con il termine greco ἄγριος (àgrios) = selvatico, incolto. In realtà qui il termine “agrion” presente in Coenagrion (o in Coenagrionidae) ha una valenza squisitamente tassonomica. Infatti il Kirby in seguito ai suoi studi e ricerche pubblicati nel 1890 e riguardanti la famiglia Agrionidae, riservò il nome di Agrion soltanto per le specie estratte dalla allora sottofamiglia Calopterynae (le attuali e varie specie di Calopteryx) inserendole nella sottofamiglia Agrioninae, mentre collocò tutti gli altri Agrionidae nella sottofamiglia Ceonagrioninae. In tale contesto il termine Coenagrion sta quindi a significare: “tutti i più comuni Agrion ad esclusione delle Calopterigide”. (*)

(*)  Ricordiamo che gli Odonati, a partire dagli studi pubblicati nel 1793 dal Fabricius, costituivano un sottordine dei Neurotteri. Sottordine che, all’epoca, venne suddiviso in tre famiglie: Libellulidae (comprendente 2 sottofamiglie: Libellulinae Cordulinae), Aeshnidae (comprendente 2 sottofamiglie: Aeshninae e Gomphinae) e Agrionidae (comprendente anch’esso 2 sottofamiglie: Agrioninae Calopterynae). Quando il raggruppamento vastissimo dei Neurotteri (praticamente corrispondente all’attuale Sottoclasse Pterygota) fu smembrato e differenziato, Odonata fu “promosso” al rango di ordine.
In seguito l'entomologo belga Sélys-Longchamps (1813-1900), nel suo lavoro “Monograph des Libellulidae d'Europe” (1840), nei suoi scritti apparsi dal 1850 sulla “Revue des Odonates” e in diverse monografie successive riorganizzò le suddette sottofamiglie e, a proposito della Agrioninae, la suddivise in tre Legioni: PseudostigmaLestes Protonevra.
Successivamente Kirby riprende la famiglia Agrionidae ma la suddivide in due sottofamiglie dai nomi diversi da quelli impostati dal Sélys-Longchamps: sottofamiglia Agrioninae (comprendente 33 generi) e sottofamiglia Coenagrioninae (comprendente 85 generi). Le Agrioninae avevano come “genere tipo” il genere Agrion (Fabricius 1775), sinonimo di quello che è, attualmente, il genere Calopteryx. Mentre tra le Coenagrioninae (in pratica tutti gli Zigotteri tranne quelli dell’attuale genere Calopteryx) viene considerato “genere tipo” il genere Coenagrion, sempre introdotto dal Kirby, e la cui specie tipo viene ad essere Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) cioè la Libellula puella di linneiana memoria. 

 

La famiglia Coenagrionidae è, tra tutti gli Zigotteri, quella più numerosa e varia. È infatti, globalmente, rappresentata da più di 1300 specie raggruppate in oltre 100 generi. Sul territorio italiano sono presenti 7 generi per un totale di 19 specie (o 18 secondo alcuni autori che considerano Coenagrion castellani come sottospecie di Coenagrion mercuriale).
In dettaglio:
# genere Ceriagrion (Sélys, 1876) con la sola specie Ceriagrion tenellum (de Villers, 1789);
# genere Coenagrion (Kirby, 1890) con 8 specie: Coenagrion caerulescens (Fonscolombe, 1838), Coenagrion castellani (Roberts, 1948), 
  Coenagrion hastulatum (Charpentier, 1825), Coenagrion mercuriale (Charpentier, 1840), Coenagrion ornatum (Sélys, 1850), 
  Coenagrion puella (Linnaeus, 1758), Coenagrion pulchellum (Vander Linden, 1825) e Coenagrion scitulum (Rambur, 1842);
# genere Enallagma (Charpentier, 1840) con la sola specie Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840);
# genere Erythromma (Charpentier, 1840) con 3 specie: Erythromma lindenii (Sélys, 1840), Erythromma najas (Hansemann, 1823)
       e Erythromma viridulum (Charpentier, 1840);
# genere Ischnura (Charpentier, 1840) con 4 specie: Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820), Ischnura fountaineae (Morton, 1905),
       Ischnura genei (Rambur, 1842) e Ischnura pumilio (Charpentier, 1825);
# genere Nehalennia (Sélys, 1850) con la sola specie Nehalennia speciosa (Charpentier, 1840);
# genere Pyrrhosoma (Charpentier, 1840) con la sola specie Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

 

A grandi linee, e sempre limitando l'osservazione alla fauna italiana, i Coenagrionidae hanno in comune con le famiglie Lestidae e Platycnemididae le seguenti caratteristiche: taglia piccola o medio-piccola, ali peduncolate, chiare e trasparenti, con due sole venature antenodali. Tuttavia raramente possono confondersi con le specie della famiglia Lestidae perché i Cenagrionidi, a riposo, tengono le ali ravvicinate e riunite a due a due per ogni lato dell'addome, non hanno mai il corpo con colorazioni dai riflessi metallici né, quantomeno per i maschi, colori marroncini più o meno spenti. Hanno viceversa, almeno per quanto riguarda i maschi sessualmente maturi, colorazioni corporee del tipo: azzurro (spesso di un tono brillante) con disegni neri, nerastro con disegni azzurri, rossastro con disegni neri, prevalentemente rosso.
Il dimorfismo sessuale è assai accentuato soprattutto nella colorazione: infatti le femmine, oltre a poter assumere il colore dei maschi (nelle forme "androcrome"), hanno colorazioni variabili (in base alla specie e al grado di maturità sessuale) con una vasta gamma di sfumature: beige, giallognole, verdoline, viola, rossastre, rosa, marroncine, ecc.
La constatazione della presenza/assenza di una spina vulvare sotto all'8° segmento addominale delle femmine è diagnostica per delimitare la ricerca verso alcuni generi; in pratica la presenza della spina vulvare delimita la ricerca tra i generi Ischnura e Enallagma, la sua assenza indirizzerà verso tutti gli altri generi.
Riguardo ai maschi delle specie con colorazioni azzurre, la differenza con i maschi del genere Platycnemis (unico genere, in Italia, della famiglia Platycnemididae) si riscontra nelle tibie mai dilatate e nel colore generale delle zampe, mai biancastre ma variamente colorate o comunque scure, nella conformazione della testa, mai schiacciata né eccessivamente allargata: in sostanza, nei Cenagrionidi, la larghezza della testa è poco più del doppio della sua lunghezza.
Altre caratteristiche della famiglia Coenagrionidae si riscontrano osservando (quando possibile) le ali: il quadrilatero che ricorda la forma di un trapezio scaleno; lo pterostigma non è mai troppo esteso (confina generalmente con una sola cella sottostante) e assume varie forme, anche triangolari, a seconda del genere di appartenenza; inoltre vi è una netta prevalenza di celle quadrangolari rispetto a quelle pentagonali che risultano assai rare.
Gli occhi, quantomeno nei maschi maturi, assumono colorazioni con predominanza di toni azzurri-verdastri nella zona inferiore e più scuri in quella superiore; oppure completamente rossi, sempre a seconda della specie o del genere. In visione dorsale, sul retro della testa si possono o meno notare le cosiddette macchie post-oculari: la loro presenza/assenza e, in alcuni casi, la loro forma possono essere di aiuto per inquadrare il genere di appartenenza. Così come è quasi sempre di aiuto diagnostico l'analisi delle varie bande omerali o ante-omerali presenti (o assenti) sui lati del torace.
L'ovideposizione, a seconda della specie o del genere, avviene in tandem o con la femmina in solitaria. Qualche specie effettua talvolta l'ovideposizione anche con la femmina completamente immersa sott'acqua. 

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Femmina di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776). Questo esemplare ha perduto l'ala posteriore sinistra e, inoltre, è stato fotografato in un momento in cui teneva le ali leggermente divaricate. Eventualità sufficienti per analizzare con più precisione le caratteristiche delle ali. Le frecce indicano le 2 venature antenodali; sono visibili, bordati in rosso, i due quadrilateri che in questa famiglia assumono la forma di trapezi scaleni. Osservare anche come il pterostigma confini con una sola cella sottostante. Notare infine la netta predominanza di celle dal bordo quadrangolare; le poche celle dal bordo pentagonale sono collocate in prossimità della costa inferiore delle ali.

 

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Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825). La freccia indica il quadrilatero, in forma di trapezio scaleno, dell'ala anteriore sinistra del maschio. Evidente anche la forma peduncolata delle varie ali. Osservare come il pterostigma confini con una sola (o, al più, una e poco altro) cella sottostante.

 

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Maschio di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820). Le frecce indicano le 2 venature antenodali.

 

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Copula di Erythromma lindenii (Sélys, 1840). In evidenza il quadrilatero, in forma di trapezio scaleno. Osservare anche come il pterostigma confini con una sola cella sottostante.

 

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Maschio di Ceriagrion tenellum (de Villers, 1789); colorazione rossa per occhi, pterostigma, zampe e per tutto l'addome. Foto di Massimo Squarcini.

 

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Maschio di Coenagrion castellani (Roberts, 1948).

 

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Femmina di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

 

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Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); femmina immatura, nella forma "rufescens"; con particolare sulla piccola spina vulvare. Nella famiglia Coenagrionidae solo i generi Ischnura e Enallagma annoverano femmine munite di spina vulvare.

 

 

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Maschio di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

 

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Tandem di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

 

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Copula di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

 

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Ovideposizione di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) con la sola punta dell'addome della femmina immersa nell'acqua.

 

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Ovideposizione di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) con il corpo della femmina completamente immerso sott'acqua; ne spuntano fuori solo le parti apicali delle ali.

 

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Femmina di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842).

 

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Maschio di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842).

 

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Maschio immaturo di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

 

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Femmina nella forma "fosca" di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840). Evidente la vulva sotto all'8° segmento addominale, vulva che termina con una netta "spina vulvare". Nella famiglia Coenagrionidae solo i generi Ischnura e Enallagma annoverano femmine munite di spina vulvare.

 

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Maschio di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

 

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Tandem di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840), con femmina di forma androcroma (stesse colorazioni del maschio). 

 

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Copula di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

 

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Ovideposizione in tandem, su vegetazione galleggiante (aghi di Pino), di Enallagma cyathigerum (Charpentier, 1840).

 

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Femmina di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

 

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Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

 

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Tandem in volo di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

 

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Tandem in fase di ovideposizione di Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

 

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Tandem in fase di ovideposizione e maschio in volo. Erythromma lindenii (Sélys, 1840).

 

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Femmina di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840).

 

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Maschio di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840).

 

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Ovideposizione di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840).

 

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Ovideposizione multipla di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840). Come spesso accade soprattutto tra gli Zigotteri, quando la stagione è favorevole e la zona scelta è ottimale, si può assistere a una vera e propria "ovideposizione di gruppo".

 

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Femmina (immatura, nella forma "rufescens") di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

 

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Femmina (immatura, nella forma "violacea") di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820). Anche in questo genere le femmine presentano una spina vulvare al culmine della vulva.

 

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Maschio neosfarfallato di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

 

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Maschio di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

 

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Maschio di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

 

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Copula di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); con la femmina nella forma "androcroma".

 

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Copula di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); con la femmina nella forma "infuscans".

 

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Copula di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820); con la femmina nella forma "rufescens-obsoleta".

 

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Ovideposizione in solitaria (prassi consueta per questa specie) della femmina di Ischnura elegans  (Vander Linden, 1820).

 

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Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825), nella forma "aurantiaca" che, in alcune Guide è data per immatura ma, in realtà, trovata più volte in accoppiamento.

 

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Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825). Con particolare sulla spina vulvare. Nella famiglia Coenagrionidae solo i generi Ischnura e Enallagma annoverano femmine munite di spina vulvare.

 

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Femmina di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825).

 

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Giovane maschio di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825).

 

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Maschio di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825).

 

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Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825), con la femmina nella forma "aurantiaca".

 

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Copula di Ischnura pumilio (Charpentier, 1825), con la femmina nella forma cromatica "tipica". Notare come l'addome femminile (contenente le uova) abbia sezione sensibilmente più grande di quella dell'addome maschile.

 

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Femmina di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

 

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Giovane maschio (con occhi non ancora del tutto rossi) di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

 

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Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

 

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Maschio di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

 

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Tandem di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776).

 

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Tandem di Pyrrhosoma nymphula (Sulzer, 1776), durante le fasi dell'ovideposizione.

 

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Ovideposizione in folta compagnia per Coenagrion puella (Linnaeus, 1758).

 

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Varie ovideposizioni per Coenagrion puella (Linnaeus, 1758). Notare, nelle ultime foto, come questa specie si sia specializzata (quantomeno riguardo alla femmina) nelle immersioni in apnea. Può rimanere immersa a deporre anche per alcuni minuti.

 

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Maschio di Erythromma lindenii (Sélys, 1840) che si riposa sulla infiorescenza delle piantine acquatiche di poligono anfibio (Persicaria amphibia).

 

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Tandem in volo di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842).

 

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Tandem di Coenagrion hastulatum (Charpentier, 1825).

 

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Emergenti di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842); col le varie exuvie abbandonate nelle strette vicinanze.

 

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Copula di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842.

 

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Ovideposizione di Coenagrion scitulum (Rambur, 1842.

 

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Maschio immaturo di Coenagrion castellani (Roberts, 1948).

 

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Maschio di Coenagrion castellani (Roberts, 1948).

 

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Femmina di Coenagrion castellani (Roberts, 1948).

 

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Femmina di Coenagrion castellani (Roberts, 1948) che si pulisce gli occhi.

 

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Maschio di Coenagrion castellani (Roberts, 1948).

 

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Tandem di Coenagrion castellani (Roberts, 1948).

 

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Maschio di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840). 
Spesso gli Odonati (sia Zigotteri che Anisotteri) mostrano, nella zona ventrale dell'addome o sulle ali o sulla faccia, una discreta quantità di "idracari" (o "acari d'acqua"), nello stadio larvale (sotto forma di piccole sferette più o meno colorate), probabilmente del genere Arrenurus.
A grandi linee: questa larve nascono da uova depositate in acqua ed è in tale ambiente che vivono inizialmente e spesso si attaccano agli Odonati quando questi sono ancora in fase ninfale; una volta che la libellula passa dallo stadio ninfale a quello adulto (e quindi passa dalla vita acquatica a quella aerea-terrestre), le larve degli acari si trasferiscono dalla ninfa all'insetto adulto che, inizialmente, è impossibilitato a volare perché deve distendere le ali e assumere le dimensioni finali.
In questa prima fase di vita "adulta" la libellula appena uscita dal suo "guscio" di ninfa si presenta di consistenza assai morbida e tenera (non a caso gli Odonati appena usciti dalla ninfa sono detti "tenerali") e le larve degli acari hanno buon gioco per attaccarsi e penetrare entro i tessuti delle giovanissime libellule, soprattutto nelle zone ventrali del torace e, ancor di più dell'addome; talvolta, ma più frequentemente parassitando gli Anisotteri, sulle ali o sulla testa.
Poi rimangono attaccati alle libellule ormai sviluppate e ci rimangono finché non diventano acari adulti: allora abbandonano le libellule e si lasciano cadere in ambiente, spesso assai lontano dalla zona di origine.
Gli Arrenurus approfittano quindi delle libellule sia per spostarsi comodamente da un habitat all'altro (volano in aereo...) sia, già che ci sono, per nutrirsi un po' dell'emolinfa che scorre all'interno delle libellule. Non sembra che sia un tipo di parassitismo mortale; ma comunque può essere fastidioso e può influire sulla longevità delle libellule e sulla fecondità degli ospiti.

Non tutti i laghetti o stagni ospitano questi acari. In alcuni stagni la loro presenza è massiccia, come testimoniano le molte libellule che se li portano dietro, in altri sembrano totalmente assenti.

 

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Maschi in volo di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840). 

 

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Tandem di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840). 

 

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Copula di Erythromma viridulum (Charpentier, 1840). 

 

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Copula di Coenagrion hastulatum (Charpentier, 1825).

 

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Confronto tra maschi di Coenagrion puella (Linnaeus, 1758) (in basso) e Platycnemis pennipes (Pallas, 1771) specie, questa, appartenente alla famiglia Platycnemididae.

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