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Rubroboletus satanas (Lenz) Kuan Zhao & Zhu L. Yang; Regione Emilia Romagna; Ottobre 2009; Foto e commento di Alessandro Francolini.

Appennino, zona Lagaro; Cerro puro; 650 m s.l.m.

Il nome altisonante ha certamente contribuito a dargli nel corso del tempo la nomea del Boletus tossico per antonomasia; in realtà la sua velenosità dopo cottura non è delle più importanti tra quelle esistenti in natura: certamente da respingere anche se è corretto ricordare che sono ben altre le specie velenose.
Le tonalità biancastre del cappello, le notevoli dimensioni, il particolare viraggio della carne (bianco-giallastra che vira debolmente all’azzurro alla sezione, in modo disomogeneo e distribuito a settori) e lo sgradevole odore che emana a maturazione, lo rendono difficilmente confondibile con gli altri Boletus appartenuti alla stessa Sezione; l’unico con vaga somiglianza è Rubroboletus rhodoxanthusBoletus rhodoxanthus che, pur presentando analoghi colori biancastri sul cappello, si distingue facilmente per taglia decisamente inferiore, viraggio della carne solo nel cappello, carne giallo cromo, gambo non obeso.

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Gambo giallo nella parte superiore; poi rosso, rosso-viola nella parte centrale. Reticolo evidente nei due terzi superiori.

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Imenoforo con pori piccoli e rotondi; arancio-rosso ma più gialli al margine. Blu alla pressione.

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