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Ruscus aculeatus L.

Sinonimi
Ruscus ponticus Woronow
Ruscus hyrcanus sensu Stankov & Taliev, non Woronow

Tassonomia
Regno: Plantae
Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae)
Classe: Liliopsida (Monocotyledones)
Ordine: Liliales (Asparagales - APG)
Famiglia: Liliaceae (Ruscaceae - APG)

Nomi italiano
Pungitopo, ruscolo.
dialettali: Punziratti, Erba Cocca, Brusco (Lig.); Agrovert, Spongiarat, Spars bastard (Piem.); Bruscu, Spinasorech (Lomb.); Brusasorzi, Rust (Ven.); Zigasorgh, Punz-Pondga (Emil.); Pugnitopo, Piccasorci (Tosc.); Bruscolo, Scope bruschie (Mar.); Scacciaragni (Laz.); Vischiarna, Asparago pazzo (Abr.); Frascina, Rascagatte (Camp.); Scopa, Geroselle (Pug.); Bruscio (Bas.); Sparacin sarvaggiu, Granara (Cal.); Spinedda, Spinapulici, Runzu (Sic); Piscialletto, Frusci, Vruskiu, Spinatopis (Sard.).

Etimologia
Il termine Ruscum (neutro) oppure Ruscus (femminile - quindi l'epiteto "aculeatus" è grammaticalmente errato, perché dovrebbe essere reso al femminile: "aculeata"), è il nome con cui già in età latina-classica veniva chiamato il pungitopo (o anche i rovi). Con tali nomi viene menzionato sia nelle Bucoliche che nelle Georgiche di Virgilio* (fine I sec. a. C.), e nel Res rustica (come Ruscus) di Columella** (I sec. d. C.); Plinio il Vecchio (I sec. d. C.) afferma che il Myrtus silvestris***, sive oxymyrsine, sive chamaemyrsine, dei greci è quello che Castore chiamava Ruscum [Castor oxymyrsinen myrti foliis acutis, ex qua fiunt ruri scopae, ruscum vocabit, ad eosdem usus (Nat. Hist., Lib. XXIII: cap. LXXXIII)].
Sia la derivazione di Ruscus da una parola greca vagamente assonante [ρύγχος (rygcos) = muso, becco], sia la sua parentela con una radice celtica che designava l'agrifoglio o il bosso, appaiono semplici congetture non supportate da riscontri linguistici oggettivi. Più plausibile la discendenza, per contrazione, da un altro termine latino, rusticus = "delle campagne", e questo perché la gente di campagna (in latino rustici) utilizzava le fronde pungenti di R. aculeatus per proteggere le vivande dai topi: da questo medesimo uso deriva il nome volgare "pungitopo".
Aculeatus significa "che porta aculei" e si riferisce alla pungente spinescenza apicale dei cladodi.

* Ad es.:
Immo ego Sardoniis videar tibi amarior herbis,
horridior rusco, proiecta vilior alga,
si mihi non haec lux toto iam longior anno est
(Verg., Buc., Ecl. VII, v. 41-43)
Trad.:
"Che io anzi ti possa sembrare più amaro dell'Erba Sardonica,
più irto del rusco, più miserevole dell'alga infranta dalle onde,
se per me questo di' non dura già più d'un anno intero."
-------------------------
(...) Nec non etiam aspera rusci
vimina per silvam, et ripis fluvialis arundo
caeditur, incultique exercet cura salicti.
(Verg., Georg., Lib. II, v. 413-415)
Trad.:
"E di certo vanno tagliati: nelle selve i vinci
dell'aspro rusco, lungo le rive dei fiumi le canne,
e va praticata le cura dei salici inselvatichiti."

**Ad es.:
(...) hirsuto sepes nunc horrida rusco prodit (...) (Col., Res rustica, Lib. X "De cultu hortorum")
Trad.:
"ora viene fuori un'aspra siepe di spinoso rusco"

*** Myrtus sylvestris è la traduzione letterale del nome ὁξυμυρσἰνη (oxymyrsine) o χαμαιμυρσἰνη (camaimyrsine), con cui i greci chiamavano il R. aculeatus. Lo stesso Dioscoride dice che con ὁξυμυρσἰνη (oxymyrsine), e con i sinonimi μυρσἰνη ἄγρἰα (myrsyne agria) e μυρτάκανθα (myrtakantha), viene identificata la specie che i Latini chiamano Ruscus (Diosc., Mat. med., Lib. IV: cap. CXLVI). Teofrasto (fine IV sec. - inizio II sec. a. C.), identifica il R. aculeatus col nome κεντρομυῤῤἰνη (kentromyrrine), nell'osservare come la δάφνη ἀλέξανδρεια (daphne alexandreia = Ruscus hypoglossum L.) porti le bacche sul dorso delle foglie giusto come il κεντρομυῤῤἰνη (Hist. Plant., Lib III: cap. XVII, 4). Si noti come tutti questi autori, nel menzionare il R. aculeatus, facessero sempre riferimento al Myrtus sp. (il nome o il suffisso -μυρσἰνη o -μυῤῤἰνη e il prefisso μυρτ-), questo perché si credeva che fosse una specie di mirto, per via della forma dei cladodi, simile a quella delle foglie del Myrtus communis L..


Descrizione
Piccolo cespuglio sempreverde, subdioico, rizomatoso, alto da 10-15 cm fin oltre 1 m, con fusticini legnosetti rigidi, subcilindrici, eretti o sub-eretti, glabri, svolgenti funzioni fotosintetiche (e quindi verdi), strettamente scanalati in lunghezza; ramificazione con soli rami principali morfologicamente simili ai fusti, e rami secondari modificati (cladodi); cladodi simili a foglie, rigidi, da largamente ovati a lanceolati, lunghi 1-4 (6) cm, concolori al fusto e ai rami, glabri, con apice acuto e spinoso; rizoma suborizzontale biancastro, da cui si dipartono sia i fusti che le radici; radici semplici, biancastre, carnose.

Foglie
Sessili, ridotte a brattee scariose, minute (generalmente lunghe qualche mm, fino a circa 1 cm), bianco-brunastre, da strettamente triangolari a lineari-lesiniformi, slargate alla base, aguzze, una parte ascellanti i cladodi e i rami principali, le altre inserite entro la metà basale della pagina adassiale dei cladodi, non sempre presenti.

Fiori
Singoli o, raramente, a coppie, unisessuali, portati sulla faccia abassiale dei cladodi e inseriti, entro la metà basale del nervo mediano, all'ascella di una brattea simile alle foglie, minuti, brevemente peduncolati; perigonio costituito da due verticilli di tre tepali liberi e persistenti alla fruttificazione, verde-biancastri sfumati di violetto soprattutto alla base, quelli esterni subrettangolari (arrotondati all'apice) lunghi 2-3 mm, quelli interni simili, ma più brevi e in proporzione poco più angusti; fiori maschili con 3 stami concresciuti in un unico stilo a formare una colonna staminale violacea, lunga circa 2 mm e portanti 3 antere bifide giallo-biancastre; fiori femminili con ovario supero 1-loculare o parzialmente settato, racchiuso in una colonna staminale (simile, per forma e colore, a quella dei fiori maschili) abortita, stigma violetto assai ingrossato e slargato, appiattito, ± sinuato sul margine, poggiato sulla colonna in modo da apparire, nell'insieme, come un'unica struttura orciolata.

Frutti
Il frutto è una bacca globosa di 10-15 mm con superficie esterna liscia, lucida, rossa, contenente da 1 a 4 semi biancastri.

Periodo di fioritura
Mediamente da febbraio a maggio, nelle stazioni più temperate l'antesi inizia a gennaio.

Territorio di crescita
Ruscus aculeatus è presente, allo stato spontaneo, in tutta l'Europa mediterranea, comprese Turchia, Ungheria e Crimea; in Italia è diffuso in tutto il territorio.

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Habitat
Tipica pianta del sottobosco mediterraneo, predilige luoghi ombrosi e suoli ricchi di sostanza organica, si adatta anche ai terreni aridi, purché non troppo esposti alla luce solare, indifferente al substrato, mediamente vegeta dal livello del mare fino a 800 m. di quota; generalmente al Nord non si spinge al di sopra dei 600 m, mentre al Sud e in Sardegna lo si rinviene fino a circa 1200 m s. l. m..

Somiglianze e varietà
In Italia, oltre a R. aculeatus, è presente, allo stato spontaneo, Ruscus hypoglossum L. che si differenzia per avere cladodi inermi, generalmente più lunghi di 4 cm, e per avere steli a ramificazione semplice (portanti cioé solo i cladodi) o un unico ramo laterale; presente in tutte le Regioni ad eccezione di Val d'Aosta, Trentino A. A., Puglia, Basilicata e Calabria, in Sardegna è avventizia.

Specie protetta
Ruscus aculeatus è presente nell'elenco all'Allegato V della Direttiva CEE n° 43/1992, tra le "Specie animali e vegetali di interesse comunitario il cui prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione".
Nel nostro Paese la specie è protetta in:


  • Abruzzo: L. R. 11/09/1979, n° 45, "Provvedimenti per la protezione della flora in Abruzzo", art. 3, all. A: tab. 1 - protezione totale.
  • Friuli V. G.: L. R. 03/06/1981, n° 34, "Norme per la tutela della natura e modifiche alla legge regionale 27 dicembre 1979, n. 78", art. 6 - consentita la raccolta delle parti edibili fino a 1kg/die per ogni persona singola.
  • Liguria: L. R. 30/01/1984, n° 9, "Norme per la protezione della flora spontanea", e L. R. 10/07/2009 n° 28, "Disposizioni in materia di tutela e valorizzazione della Biodiversità"; all'art. 15 della L. R. 28/2009 vengono sostituiti gli allegati A, B, e C della L. R. 9/1984 con quelli degli allegati A (che sostituisce gli all. A e B della L. R. 9/1984) e B (che sostituisce l'all. C della L. R. 9/1984) della suddetta L. R. 28/2009, nel cui art. 21 "sono abrogati gli articoli 5, 12 e 15 della L. R. 9/1984. E’ altresì soppressa la tabella C della L. R. 9/1984"; il R. aculeatus compare nell'all. B della L. R. 28/2009, quindi soggetta agli artt. 3, 4, 6, 9 della L. R. 9/1984 - protezione parziale.
  • Lombardia: L, R. 27/07/1977, n° 33, "Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica", artt. dal 16 al 23, elenco pubblicato con Deliberazione della Giunta Regionale n. 18438 del 26 settembre 1979 - consentita la raccolta di non più di 5 esemplari/die per ogni persona singola (art. 19); la raccolta a fini scientifici/didattici può essere effettuata previa autorizzazione (art. 20).
  • Molise: L. R. 25/10/1982, n° 22, "Disciplina della raccolta dei funghi e dei tartufi", art. 3; L. R. 23/02/1999, n° 9 "Norme per la tutela della flora in via di estinzione e di quella autoctona ed incentivi alla coltivazione delle piante del sottobosco e officinali", art. 5 - protezione totale
  • Toscana: L. R. 06/04/2000, n° 56, "Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche - Modifiche alla legge regionale 23 gennaio 1998, n. 7 - Modifiche alla legge regionale 11 aprile 1995, n. 49", art. 6: comma 3, all. C1 - consentita la raccolta, per ogni persona singola, di non più di 10 fronde/die.
  • Umbria: L. R. 18/11/1987, n° 49, "Nuove norme per la salvaguardia dell'ambiente naturale e per la protezione degli alberi e della flora spontanea", artt. 6 e 7: all. B - autorizzati raccolta e commercio per soli scopi scientifici, didattici, farmaceutici ed officinali (nella L. R. 19/11/2001, n° 28, "Testo unico regionale per le foreste", art. 14 viene ribadito ciò che si è già detto sulla L. R. 49/1987).
  • Prov. Auton. di Trento; L. P. 25/07/1973, n° 17, "Protezione della flora alpina", art. 3 - "vietata la raccolta e la detenzione".

Costituenti chimici
I principali componenti attivi sono saponine steroidee (ruscogenina, ruscina, neuruscogenina), flavonoidi, triterpeni, polifenoli, steroli, tannini, acidi glicolici, sali minerali (potassio e calcio).

Uso Alimentare
I turioni di pungitopo, chiamati anche "asparagi selvatici", raccolti in primavera, possono essere lessati ed usati per insalate, minestre e frittate; i semi, opportunamente tostati, venivano un tempo impiegati come sostituti del caffè.

Uso Cosmetologico
Le parti aeree ed il rizoma, essiccati e ridotti in polvere, possono essere utilizzati per ricavarne impacchi con attività lenitiva, utili per pelli sensibili, delicate, facilmente arrossabili e con couperose, o anche come protezione dagli agenti esterni, come sole e vento.

Uso Farmacologico
Una serie di ricerche in vitro e su animali ha evidenziato che i componenti attivi presenti, in particolare le saponine steroidee e i polifenoli, sono efficaci agenti antinfiammatori, diuretici e in grado di ridurre la permeabilità vascolare, a sostegno dell'utilizzo fitoterapico di questa pianta in pazienti con insufficienza venosa cronica. La ruscogenina, inoltre, ha manifestato una notevole attività anti-elastase, ossia contrasta l'enzima che degrada l'elastina (la proteina presente in molti tessuti dell'organismo, in particolare la pelle, e che conferisce loro la capacità di una risposta elastica agli agenti stressanti).

Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

Medicina alternativa e Curiosità
In fitoterapia si utilizzano principalmente il rizoma e le radici, per ricavarne estratti e tisane indicate per aumentare la resistenza delle pareti dei capillari e nelle varici venose, nei geloni, nelle emorroidi e nelle flebiti. I preparati vengono inoltre utilizzati per le proprietà antinfiammatorie, diuretiche, antireumatiche, nelle turbe della circolazione retinica, nei soggetti obesi che tendono alla ritenzione idrica e ad avere gonfiore alle gambe, nelle sindromi premestruali. Nella medicina popolare, per le doti diuretiche che possiede, è usato nell'aperitivo "cinque radici", insieme al prezzemolo, al sedano, al finocchio e all'asparago.

Note
Il nome italiano fa riferimento all'antica usanza di mettere la pianta nelle cantine, attorno alle provviste, per tenere lontani i topi grazie alle spine aguzze. Un altro uso tradizionale consisteva nel legare a due corde dei grossi mazzi della pianta, e farli scorrere nella canna fumaria dei camini per toglierne la fuliggine.

Plinio il Vecchio fa presente che sia i Greci che i Romani con il R. aculeatus ricavavano delle rudimentali scope: Castor oxymyrsinen myrti foliis acutis, ex qua fiunt ruri scopae, ruscum vocabit, ad eosdem usus (vd. anche alla voce etimologia); anche Filippo Parlatore (1816 - 1877), a conferma che quest'uso si è conservato nei secoli, annota che "in diverse parti d'Italia si servono di questa pianta per far granate grossolane per spazzare le vie delle città" [Parl., Fl. It., III: 31 (1858)].

Il pungitopo simboleggia l'"indipendenza", forse per la difficoltà a raccogliere i rami di queste piante molto pungenti. In molti paesi d'Europa è uso tradizionale, a capodanno, decorare la casa con rami di pungitopo, considerato un portafortuna.

Scheda di proprietà AMINT realizzata da Nino Bertozzi, Giovanni Baruffa, Renato M. Fondi, G. B. Pau, Annamaria Bononcini, Marika- Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

Link utili

Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT

Ruscus aculeatus L Regione Marche, 500 m. s.l.m., foto di Pietro Curti.

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Ruscus aculeatus L Regione Emilia-Romagna,, 350 m s.l.m., gennaio 2009 - foto di Nino Bertozzi

Il pungitopo è un piccolo cespuglio che caratterizza i sottoboschi delle foreste termofile, in particolar modo dei Querceti s. l.; data la sua particolare predilezione per i climi caldo-umidi, non si spinge, generalmente, oltre il piano alto-collinare.

 

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Ruscus aculeatus L. – Regione Liguria, 180 m s.l.m., Febbraio 2009 – foto di Marika

 

L'antesi si protrae per un periodo abbastanza lungo, per cui, di norma, in uno stesso esemplare si possono trovare contemporaneamente fiori in boccio e già aperti, nonché bacche all'inizio del loro sviluppo (a volte anche bacche mature).

 

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Ruscus aculeatus L Regione Emilia-Romagna, 350 m s.l.m., gennaio 2009 - foto di Nino Bertozzi

Fiore staminiero e frutti nella fase iniziale del loro sviluppo: in esemplari femminili non è raro trovare anche fiori maschili, in tal senso la specie è classificata come subdioica.

 

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