Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753) Sinonimi Vinca grandiflora Salisb. (1796) Vinca ovatifolia Stokes (1812) Vinca pubescens d'Urv. (1822) Tassonomia Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Ordine: Gentianales Famiglia: Apocynaceae Nome italiano Pervinca maggiore Etimologia Il nome generico proviene dal verbo latino vincire = legare, cingere, perché i lunghi stoloni striscianti si intrecciano, fin quasi a legarsi fra loro, e fa anche un probabile riferimento al fatto che le pervinche, fin dall’antichità erano utilizzate per intrecciare le ghirlande con cui le giovinette amavano cingersi il capo. Plinio il Vecchio afferma che i Latini chiamavano questo genere di piante Vincapervinca, ed era conosciuto dai Greci come Chamaedaphne*; secondo Dioscoride, gli antichi Greci chiamavano, inoltre, le pervinche κληματἱς (klematis) o δαφνοειδἡς (daphnoides); ispirandosi giusto a Dioscoride, Dodoens** (Dodonaeus, 1517 – 1585) e Bauhin** (1560 – 1624) adottarono come nome di questo genere Clematis, Bauhin distinguendo le due specie Cl. daphnoides major (per Dod. semplicemente Cl. daph.) e Cl. daph. minor (per Dod. Cl. altera) e un'altra chiamata Cl. flore pleno; il nome Vinca venne, invece, attribuito da Linneo, rifacendosi a Plinio, adottando, comunque, gli stessi epiteti dati da Bauhin, ad eccezione della Cl. flore pleno, non più riconosciuta [L., Sp. Pl., 1: 209 (1753)]. Il nome volgare Pervinca ci viene, quindi, anch'esso in eredità dagli antichi Romani. L’epiteto specifico major = maggiore, come comparativo, indica la maggiore dimensione della pianta in contrapposizione alla Vinca minor L. * Nam vincapervinca semperviret, in modum lineae foliis geniculatim circumdata, topiaria herba. Inopiam tamen florum aliquando supplet. Haec a Graecis chamaedaphne vocatur.(Plin., Nat. Hist., Lib. XXI: cap. XXXIX). ** Dod., St. Hist., III, 2: 405-406 (1616); Bauh., Pin. Th. Bot., Lib. VII, Sect. VIII: 301-302 (1596). Descrizione Pianta erbacea sempreverde, rizomatosa, con lunghi stoloni (fino a oltre 1 m) che formano un intricato tappeto erboso di circa 15-20 cm in altezza, ed emettono radici ad ogni nodo; gli stoloni fioriferi erbacei si erigono fino a poter raggiungere l'altezza di 50 cm. Foglie Opposte, con lungo picciolo [5-11 (15-16) mm], coriacee, verdi-scure, lucide e glabre sulla pagina superiore, più chiare e opache in quella inferiore, glabre o con pelosità solo sul nervo mediano; lamina da suborbicolare a ovato-lanceolata (2,5-3,5 x 3-6 cm), apice da subacuto ad acuminato, margine intero e cigliato. Fiori Fiori ermafroditi inseriti singolarmente all'ascella delle foglie superiori con peduncoli di 2-3 cm; calice gamosepalo diviso in 5 lacinie [lunghe 10-16 (18) mm] lineari-lesiniformi, con ciglia di 0,4-1 mm e 2 piccoli dentelli (all'incirca lunghi quanto le ciglia) nella metà basale; corolla ipocrateriforme di color azzurro-violetto con anello bianco alla fauce, a 5 lobi asimmetrici, ristretti gradualmente verso la base, troncati ed erosi all'apice, tubo lungo fino a 2 cm, diametro della corolla 4-5 cm; stami 5, inseriti sul tubo corollino; ovario supero 2-carpellare. Frutti Il frutto è composto da due follicoli divergenti saldati alla base, grossolanamente torulosi, e che si aprono lungo la sola linea ventrale di sutura. Semi bruni. Periodo di fioritura Da marzo-aprile a giugno e in qualche caso, una seconda volta in settembre-ottobre. Territorio di crescita Specie spontanea dei Paesi europei che si affacciano al Mediterraneo centro-orientale, dall'ex Jugoslavia, alla Spagna; presente in tutto il territorio italiano tranne che in Sardegna, avventizia in Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Marche e Lazio. Specie autoctona probabilmente solo nell'Italia centro-meridionale. Ampiamente coltivata (anche in Sardegna) a fini ornamentali e spesso inselvatichita. Nelle regioni settentrionali si rinviene raramente lontano dai centri abitati. Habitat Prati, incolti, terreni e giardini abbandonati, boschi di latifoglie soprattutto di querce. 0-800 m. Somiglianze e varietà Vinca difformis Pourr. subsp. difformis ha corolla blu-pallida di dimensioni leggermente inferiori (Ø 3-4,5 cm), margine delle foglie e delle lacinie calicine non ciliato. E' poco comune, presente in alcune Regioni centro-meridionali, nel nord solo in Liguria; Vinca difformis Pourr. subsp. sardoa Stearn [= V. sardoa (Stearn) Pign.], ha foglie ovato-acuminate, scabre e brevemente ciliate sul margine, denti del calice lesiniformi con ciglia di lunghezza < 0,2 mm; corolla di grandi dimensioni (sempre > 5 cm); endemica della Sardegna. Vinca minor L., con corolla molto piccola (Ø < 3cm), calice con lobi lanceolati più brevi rispetto a V. major (3-5 mm) e senza ciglia, foglie ellittiche o ellittico-lanceolate non ciliate sul margine; diffusa in tutto il territorio italiano ad esclusione della Sardegna. Specie protetta L. R. 24/01/1977, n. 2 Emilia Romagna, "Provvedimenti per la salvaguardia della Flora regionale (...)", vd. art. 4 (sono protette tutte le Vinca sp. pl.). Costituenti chimici Tannini, fitosteroli, gli alcaloidi vincamina e pervincina, carotenoidi, acido idrossidobenzoico, ursolico e caffeico, vincamone, eburnamonina, eterosidi flavonoidici, triterpeni, steroli, tannini. La pianta contiene anche modeste quantità degli alcaloidi indolici vincristina e vinblastina, dotati di azione antitumorale. Uso Alimentare Non si conoscono usi alimentari per questa entità, che rientra nella lista del Ministero della Salute delle specie non ammesse ad essere impiegate come integratori alimentari. Uso Cosmetologico Le foglie hanno una blanda attività antinfiammatoria e possono essere utilizzate per eczemi, foruncoli e nelle dermatosi. Un infuso di foglie, nell’acqua del bagno o come impacco da applicare sul viso, ha un effetto calmante su pelli delicate ed irritabili. Uso Farmacologico In medicina ufficiale trova applicazioni nelle affezioni vascolari che limitano l’afflusso del sangue al cervello e nei casi di Diarrea, Epistassi, Ferite, Ipertensione, Tonsillite, Leucemia. È stata usata in passato per diminuire la portata lattea, ma attualmente viene sconsigliata per i possibili effetti tossici per il lattante. Questa specie ha di recente assunto importanza come pianta medicinale, utilizzata dall'industria farmaceutica per preparati ipotensivi e ricostituenti. Vincristina e vinblastina (ricavate per lo più dalla congenere Vinca rosea) sono utilizzate come potenti chemioterapici antitumorali, con effetti collaterali di notevole intensità, che richiedono il rigoroso rispetto dei protocolli di somministrazione, data la possibilità di decesso del paziente in caso di sovradosaggio. Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico. Medicina alternativa e Curiosità La pianta è sedativa e tonica. È stata usata nella medicina erboristica per trattare l’arteriosclerosi e la demenza dovuta ad insufficiente apporto di ossigeno al cervello. Le foglie sono detergenti, stomachiche e contengono un principio amaro. Per uso interno vengono usate nel trattamento di emorragie interne, mestruazioni troppo abbondanti ed epistassi (sangue al naso). Se schiacciate ed applicate sulle ferite hanno proprietà astringenti e curative. Dalle foglie in infuso si ricava un collutorio utile nelle gengiviti, mal di gola ed ulcere del cavo orale. Le radici, raccolte in autunno e seccate per i successivi utilizzi, hanno proprietà antispastiche ed ipotensive e sono state utilizzate per abbassare la pressione sanguigna. I fiori freschi hanno un effetto blandamente purgativo ma, una volta seccati, perdono questa proprietà. Dalle foglie si ricava anche un rimedio omeopatico, usato per trattare le emorragie. L’uso della pianta è controindicato in gravidanza ed allattamento perché esercita attività galattofuga (arresta la secrezione lattea). Si usa per via orale o per mezzo di impacchi sul seno in caso di mastite o per sospendere l’allattamento. Note La propensione a formare un intricato tappeto di radici, rende questa pianta in grado di trattenere lo strato superficiale dei terreni nei pendii. La pervinca è considerata una pianta tossica per il suo contenuto in vincristina, un alcaloide indolico. In caso di assunzione di parti della pianta i sintomi precoci compaiono entro le 24 ore e sono a carico dell’apparato digerente, con nausea, vomito e febbre; quelli tardivi, dopo una settimana, si evolvono in cefalea, insonnia, delirio, allucinazioni, neuropatie, convulsioni e coma. Anche i greci riconoscevano come velenose tutte le specie del genere Vinca. Il nome della famiglia, Apocynaceae, è dato dal genere Apocynum (le cui relative specie non sono presenti allo stato spontaneo in Italia), che deriva dal prefisso greco ἀπὸ (apo) = lontano da e κύων (kyon) = cane, perché, secondo Dioscoride, essendo tali specie velenose per i cani, questi se ne tenevano alla larga. Curiosità: ai fiori della pervinca, e alle sue foglie sempreverdi, è associato il concetto di fedeltà in amicizia e di tenacia del ricordo: regalare la pervinca significa volontà di lasciare e conservare il ricordo di sé o dell'amato. Era ritenuta simbolo di verginità, ed era usanza spargerne i fiori davanti agli sposi e disporre quattro piccoli mazzetti agli angoli del letto coniugale. Il nome del genere deriva dal verbo latino vincìre = legare, in riferimento al suo avvincersi al terreno. Questa caratteristica la ha fatta, in passato, divenire simbolo di fedeltà ed amicizia duratura ed è stata usata anche per preparare filtri d’amore. Per il fatto che le Vinca sp. siano piante sempreverdi, nonché per la bellezza della loro durevole fioritura, veniva loro attribuito anche il simbolo dell'immortalità dell'anima, e, forse per tale motivo, nel Medioevo, in Inghilterra, con le ghirlande intrecciate coi loro fuscelli si ornava il capo dei prigionieri condannati a morte quando venivano condotti sul patibolo. Fiore preferito da Jean Jacques Rosseau, è l’emblema di Ginevra, la famosa città svizzera. Scheda di proprietà AMINT realizzata da Nino Bertozzi, Renato M. Fondi, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica Link utili Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT Vinca major L. (1753); Regione Emilia Romagna, loc. Monzuno; 350 m s.l.m.; Aprile 2008; Foto di Nino Bertozzi.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Regione Liguria; 5 m s.l.m.; Marzo 2008; Foto di Marika Ligure. Fiore, vista frontale.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Regione Liguria; 5 m s.l.m.; Marzo 2008; Foto di Marika Ligure. Foglie apicali con boccioli.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Regione Liguria; 5 m s.l.m.; Marzo 2008; Foto di Marika Ligure. Fiore e bocciolo.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Regione Liguria; 5 m s.l.m.; Marzo 2008; Foto di Marika Ligure. Ciglia sulle lacinie.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Regione Liguria; 5 m s.l.m.; Marzo 2008; Foto di Marika Ligure. Fiore di lato con ciglia sul margine fogliare.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Foto di Gianni Bonini.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Foto di Gianni Bonini.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Foto di Gianni Bonini.
Gruppo Botanico AMINT Inviato 2 Marzo 2009 Autore Inviato 2 Marzo 2009 Vinca major L. (1753); Foto di Gianni Bonini.
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