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Inviato

Vinca minor L. (1753)

Sinonimi
Vinca ellipticifolia
Stokes (1812)
Vinca humilis Salisb. (1796)
Vinca intermedia Tausch (1836)

Tassonomia
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida
Ordine: Gentianales
Famiglia: Apocynaceae

Nomi italiano
Pervinca minore

Etimologia
Il nome generico proviene dal verbo latino vincire = legare, cingere, perché i lunghi stoloni striscianti si intrecciano, fin quasi a legarsi fra loro, e fa anche un probabile riferimento al fatto che le pervinche, fin dall’antichità erano utilizzate per intrecciare le ghirlande con cui le giovinette amavano cingersi il capo. Plinio il Vecchio afferma che i Latini chiamavano questo genere di piante Vincapervinca, ed era conosciuto dai Greci come Chamaedaphne*; secondo Dioscoride, gli antichi Greci chiamavano, inoltre, le pervinche κληματἱς (klematis) o δαφνοειδἡς (daphnoides); ispirandosi giusto a Dioscoride, Dodoens** (Dodonaeus, 1517 – 1585) e Bauhin** (1560 – 1624) adottarono come nome di questo genere Clematis, Bauhin distinguendo le due specie Cl. daphnoides major (per Dod. semplicemente Cl. daph.) e Cl. daph. minor (per Dod. Cl. altera) e un'altra chiamata Cl. flore pleno; il nome Vinca venne, invece, attribuito da Linneo, rifacendosi a Plinio, adottando, comunque, gli stessi epiteti dati da Bauhin, ad eccezione della Cl. flore pleno, non più riconosciuta [L., Sp. Pl., 1: 209 (1753)]. Il nome volgare Pervinca ci viene, quindi, anch'esso in eredità dagli antichi Romani.
L’epiteto specifico minor, come comparativo, venne attribuito da Bauhin (e poi da Linneo), in contrapposizione all'altra specie, Vinca maior L., che assume dimensioni palesemente maggiori; tale raffronto può essere esteso anche alle altre specie congeneri, essendo Vinca minor quella che, effettivamente, assume dimensioni minori.

* Nam vincapervinca semperviret, in modum lineae foliis geniculatim circumdata, topiaria herba. Inopiam tamen florum aliquando supplet. Haec a Graecis chamaedaphne vocatur.(Plin., Nat. Hist., Lib. XXI: cap. XXXIX).

** Dod., St. Hist., III, 2: 405-406 (1616); Bauh., Pin. Th. Bot., Lib. VII, Sect. VIII: 301-302 (1596).

Descrizione
Pianta erbacea perenne, rizomatosa, con foglie sempreverdi, fusti fioriferi semplici, più o meno eretti o ascendenti e alti fino a 30 cm; con stoloni lunghi fino a 80-100 cm, sterili; e con radici nodali.

Foglie
Le foglie sono opposte, coriacee, glabre e brevemente picciolate, quelle all'apice dei fusti sterili in verticillo di 3-4; picciolo subnullo nelle foglie inferiori, nelle superiori lungo generalmente 2-4 mm (solo raramente più lungo, fino a 8 mm); lamina da lanceolata o ovato-lanceolata a ellittica, lunga da 1,5 a 4,5-5 cm, con margine intero (non ciliato) e apice acuto, di colore verde scuro e lucida sulla pagina superiore, più chiara in quella inferiore; nervatura rilevata su entrambe le pagine, più marcata su quella inferiore.

Fiori
Fiori solitari, ermafroditi, attinomorfi, pentameri, portati da un lungo (a volte più della foglia ascellante) peduncolo inserito all'ascella delle foglie superiori. Calice minuto, gamosepalo, aderente al tubo corollino, con tubo breve, di circa 1,5 mm, e lacinie da ovate a triangolari lunghe 3-4 mm (o poco più), glabre, a margine intero, con 1 dentello per lato nella porzione basale. Corolla ipocrateriforme da azzurra a porporino-violacea, a volte anche rosea o bianca, spesso biancastra alla bocca del tubo, con limbo di 25-35 mm di diametro e tubo di 9-11 (14) mm, internamente peloso all'altezza delle parti fertili; lobi da largamente spatolati a cuneati, troncati obliquamente.
Androceo e gineceo completamente inclusi nel tubo corollino.
Stami 5, con filamenti bruscamente incurvati alla base, e ivi portanti, ciascuno, un fascetto di peli; antere giallastre, appiattite, pubescenti sul dorso, con porzione apicale incurvata verso lo stigma e al di sopra di esso, in modo tale che, viste dall'alto, lo occultino quasi completamente (ad esclusione della parte centrale).
Ovario supero 2-carpellare, glabro, con 2 nettarii basali; stilo giallastro filiforme, con stigma, superato in altezza dalle antere, formato da una porzione basale slargata in alto (a mo' di testa di chiodo) e da un articolo apicale verdastro portante 5 folti ciuffi di peli bianchi disposti attorno all'apertura stigmatica.

Frutti
Il frutto è formato da due (a volte uno, per aborto dell'altro) follicoli subparalleli o poco divergenti, di forma subcilindrica e portanti un piccolo becco apicale, brunastri a maturità e lunghi 20-25 mm; la deiscenza avviene lungo la linea ventrale di sutura, liberando fino a 8 semi lungamente ellissoidali (1,5-2,5 x 5,5-7 mm), con solco longitudinale ventrale, glabri, brunastri con superficie da striata a reticolata.

Periodo di fioritura
Febbraio – Aprile. Nelle stazioni più elevate la fioritura inizia più tardi, protraendosi fino a maggio-giugno.

Territorio di crescita
Pianta diffusa nelle regioni temperate dell’Europa e dell’Asia, in Italia è presente in tutte le regioni tranne la Sardegna.

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Habitat
Vive nei luoghi freschi ed ombrosi, prediligendo i boschi caducifogli (soprattutto farneti e rovereti) o le siepi; non ama terreni poveri o troppo asciutti né i climi torridi; vegeta dal piano basale fino a quello montano (1300 m circa), formando spesso vasti tappeti che, grazie al loro sviluppo radicale, riescono a consolidare i pendii.

Somiglianze e varietà
In territorio italiano, oltre Vinca minor L., sono presenti altre 2 specie (una delle quali con 2 sottospecie) del genere Vinca, ad essa abbastanza somiglianti:

  • Vinca major L. che si distingue per: le dimensioni palesemente maggiori delle foglie e dei fiori; il calice che ha lacinie lesiniformi e cigliate (con ciglia di 0,5-1 mm) e lunghe 14-18 mm; le foglie ovate e lungamente (20-30 mm) picciolate; presente in tutta Italia esclusa la Sardegna, considerata alloctona (spontaneizzata) in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Marche e Lazio;
  • Vinca difformis Pourr. subsp. difformis con foglie ovate, margine fogliare e lobi calicini glabri, questi ultimi lesiniformi; diametro corolla 30-45 mm, con tubo di 12-15 mm; presente in Liguria, Toscana, Lazio, Molise, Puglia, Basilicata, Sardegna, dubbia per Marche e Umbria, probabilmente scomparsa in Campania;
  • Vinca difformis Pourr. subsp. sardoa Stearn che presenta foglie ovato-acuminate a margine brevemente cigliato; diametro corolla 60-70 mm, ciglia calicine < 0,2 mm; specie endemica della Sardegna.

Specie protetta
Protetta in Emilia-Romagna: art. 4 L.R. n. 2 del 24/1/1977 "PROVVEDIMENTI PER LA SALVAGUARDIA DELLA FLORA REGIONALE - ISTITUZIONE DI UN FONDO REGIONALE PER LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA - DISCIPLINA DELLA RACCOLTA DEI PRODOTTI DEL SOTTOBOSCO".

Costituenti chimici
Tannini, fitosteroli, alcaloidi vincamina, vincristina e pervincina, carotenoidi, acido idrossidobenzoico, ursolico e caffeico, vincamone, eburnamonina, eterosidi flavonoidici, triterpeni.

Uso Alimentare
Non si conoscono usi alimentari per questa specie che rientra nella lista del Ministero della Salute per l’impiego non ammesso nel settore degli integratori alimentari.

Uso Cosmetologico
Le foglie sono in grado di esercitare una blanda attività antinfiammatoria e possono venire utilizzate per eczemi, foruncoli e nelle dermatosi. Un infuso di foglie, nell’acqua del bagno o come impacco da applicare sul viso, ha un effetto calmante su pelli delicate ed irritabili.

Uso Farmacologico
In medicina ufficiale trova applicazioni nelle affezioni vascolari che limitano l'afflusso del sangue al cervello e nei casi di Diarrea, Epistassi, Ferite, Ipertensione, Tonsillite, Leucemia. L’alcaloide vincristina è un potente citotossico, utilizzato nella cura chemioterapica dei tumori.
È stata usata in passato per diminuire la portata lattea, ma attualmente viene sconsigliata per i possibili effetti tossici per il lattante.

Tutti i trattamenti farmacologici e sanitari devono sempre essere eseguiti sotto stretto e diretto controllo medico.

Medicina alternativa e Curiosità
La pianta è sedativa e tonica.
È stata usata nella medicina erboristica per trattare l'arteriosclerosi e la demenza, dovuta ad insufficiente apporto di ossigeno al cervello.
Le foglie sono detergenti e stomachiche e contengono un principio amaro. Per uso interno vengono usate nel trattamento di emorragie interne, mestruazioni troppo abbondanti ed epistassi (sangue al naso). Se schiacciate ed applicate sulle ferite hanno proprietà astringenti e curative. Dalle foglie in infuso si ricava un collutorio utile nelle gengiviti, mal di gola ed ulcere del cavo orale; da esse si ricava anche un rimedio omeopatico, usato per trattare le emorragie.
Le radici, raccolte in autunno e seccate per i successivi utilizzi, hanno proprietà antispastiche ed ipotensive e sono state utilizzate per abbassare la pressione sanguigna.
I fiori freschi hanno un effetto blandamente purgativo ma, una volta seccati, perdono questa proprietà.
L'uso della pianta è controindicato in gravidanza ed allattamento perché esercita attività galattofuga (arresta la secrezione lattea). Si usa per via orale o per mezzo di impacchi sul seno in caso di mastite o per sospendere l'allattamento.

Note
La propensione a formare tappeti con un'intricata rete di radici, rende questa pianta capace di trattenere lo strato superficiale dei terreni nei pendii.
La pervinca è considerata una pianta tossica per il suo contenuto in vincristina, un alcaloide indolico. In caso di assunzione di grosse quantità di parti della pianta i sintomi precoci compaiono entro le 24 ore e sono a carico dell'apparato digerente, con nausea, vomito e febbre; quelli tardivi, dopo una settimana si evolvono in cefalea, insonnia, delirio, allucinazioni, neuropatie, convulsioni e coma.
Anche i greci riconoscevano come velenose tutte le specie del genere Vinca. Il nome della famiglia, Apocynaceae, è dato dal genere Apocynum (le cui relative specie non sono presenti allo stato spontaneo in Italia), che deriva dal prefisso greco ἀπὸ (apo) = lontano da e κύων (kyon) = cane, perché, secondo Dioscoride, essendo tali specie velenose per i cani, questi se ne tenevano alla larga.
Il modo in cui la pervinca si lega al terreno con il suo esteso apparato radicale hanno reso questo fiore un simbolo di fedele e duratura amicizia e di tenace attaccamento al ricordo; ritenuta quindi di buon augurio per le giovani coppie di sposi, se ne ponevano i fiori sul letto coniugale.
La pervinca è l’emblema della città di Ginevra.

Scheda di proprietà AMINT realizzata da Nino Bertozzi, Giovanni Baruffa, Marika, G. B. Pau, Annamaria Bononcini - Approvata e Revisionata dal Gruppo di Coordinamento dell'Area Botanica

Link utili
Indici temi Botanici - Galleria dei Fiori Piante e Frutti dell'Associazione AMINT

 

Vinca minor L. (1753); Regione Emilia-Romagna, local. Monzuno; m 350 s.l.m.; Aprile 2008; Foto di Nino Bertozzi.

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