Andøya, isole Vesterålen,
giugno. Scendo dallauto per fotografare una
motoslitta abbandonata per il periodo estivo in un campo
fiorito a botton doro, montagne e mare sullo sfondo.
Ad un tratto vedo arrivare caracollando lungo lo sterrato
un piccolo essere zampettante.
Sulle prime non realizzo, mi pare un piviere
o una cesena ferita
no, è un ermellino
con un piccolo roditore in bocca. Mi punta direttamente
contro, poi a quattro metri di distanza scarta bruscamente
lungo il fianco della strada e con una prodigiosa serie
di balzi da sasso a sasso si rifugia nella tana, collocata
sotto un grande sorbo dai mille tronchi, in posizione,
ahimè, oltremodo angusta su una pietraia.
Mi compiaccio per la bella scena e proseguo oltre; continuo
a scattare le mie foto quando sento un gran baccano.
Una coppia di gavine sta lanciando grida lancinanti
e picchia ripetutamente verso il suolo attaccando. È
lermellino, che, ben lungi dallessersi alterato
per la mia presenza, sta tornando alla tana con unaltra
preda. A questo punto non posso limitarmi al compiacimento,
ma tento di sfruttare la situazione.
Posiziono la fotocamera sul cavalletto
a due metri dal suo percorso, lungo la gimcana di massi
che usa come pista. Scelgo una focale media, in modo
da inquadrare i due estremi di un possibile salto ed
avere una ragionevole certezza di inquadrarlo; la sua
velocità è tale infatti che non posso
pensare di seguirlo con linquadratura. Il dinamismo
esasperato dellermellino, dovuto al suo metabolismo
di piccolo ma efficiente predatore, è sempre
fonte di stupore per me, ogni volta che ho la ventura
di incontrarne uno. Metto in macchina una pellicola
da 100 Iso, che tiro a 200, e non a caso: il cielo nel
frattempo si è rapidamente oscurato, come accade
troppo spesso a quelle latitudini, cade già qualche
goccia di pioggia pesante, e per di più linquadratura
giace interamente allinterno del bosco.
Nonostante non mi sia mimetizzato in alcun
modo, lanimale non sembra accorgersene, preso
forse dalla frenesia predatoria; continua nel suo esiziale
andirivieni compiendo un raid dopo laltro, ciascuno
coronato dal successo, e dandomi lopportunità
di verificare in che punto esatto dei massi spicca il
salto. Posso così provare a focheggiare nella
maniera più precisa possibile, e aprire il diaframma
al massimo, cioè a f. 2,8. La luce è scemata
ulteriormente e non ho nessuna possibilità di
tentare uno scatto a diaframmi più chiusi; lesposimetro
a luce incidente dice 1/500 di secondo.
Quando premo il pulsante, nei passaggi
successivi, so già che non sarà sufficiente
per bloccare il movimento del piccolo mustelide, ma
occorre provare ugualmente. Il risultato finale, quello
che vedete, conferma le mie previsioni, e si colloca
esattamente in quella ideale zona di confine che divide
una foto sbagliata da uno scatto dinamico e interessante
anche se non tecnicamente ineccepibile, zona che, detto
per inciso, si è guadagnata negli anni tutta
la mia sincera antipatia. Da quale lato del confine
stia in realtà lo lascio giudicare a chi osserva.
Nel periodo di tempo in cui resto a guardarlo
lo osservo portare alla tana nove piccoli roditori di
diverse taglie in altrettanti viaggi, evidentemente
intere famiglie sorprese nelle tane. I nove viaggi sono
compiuti in meno di unora, giusto il tempo di
arrivare sul terreno di caccia e rientrare, sempre accompagnato
dalle urla delle gavine, che evidentemente hanno i pulli
in zona, e che graziosamente mi avvertono in anticipo
del ritorno dellermellino. Che energia e che potenza
in un corpicino così minuto! Mi chiedo quante
altre prede avesse catturato prima che lo intercettassi
in modo così fortunoso. Lo spettacolo è
affascinante in se stesso e anche per il modo in cui
vi assisto: poltrona donore in prima fila, unopportunità
che non capita di frequente.
Penso che abbia una cucciolata da sfamare e che abbia
approfittato della breve pausa nel maltempo degli ultimi
giorni per una scorta di cibo. Quando il giorno successivo
tornerò sul posto vedrò confermata la
mia supposizione: a distanza di pochi centimetri dallimboccatura
della tana lo scorgo prelevare i cuccioli già
ben formati uno ad uno, e spostarli in un camera foderata
con erbe e muschi appena strappati dal sottobosco, sotto
i miei occhi stupiti e grati per tanta confidenza.
Vitantonio Dell'Orto
Dati tecnici
1/500 sec. a f.2,8
Nikon F90x
Nikkor 105 f.2,8
Provia 100 F tirata a 200
www.exuviaphoto.it
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