Il crepuscolo lo sorprese agitato, un
dolore lancinante al fianco. Erano ore che correva su
e giù, non trovava più la via del ritorno.
Gli alberi sembravano tutti uguali; l'ansia e la consapevolezza
di essersi perso gli martellavano in testa e perfino
quel paniere di funghi che doveva rappresentare il suo
trofeo, da mostrare agli amici al bar, stava diventando
un peso insopportabile, tanto che in quelle ore gli
era balenato in mente più di una volta il desiderio
di disfarsene.
Si siede un attimo per recuperare le forze, la sua
mente è un groviglio di pensieri, un brivido
gli corre lungo la schiena, di freddo o di paura. Una
domanda si pone inevitabile: ci sono i lupi nei boschi
dell'Abruzzo? Quella domanda fatta a se stesso, così
a bruciapelo, lo lascia senza fiato. Da bambino aveva
paura del lupo; il lupo in soffitta, in cantina e in
tutti quei posti dove non doveva assolutamente andare.
E lì c'erano?
Le ginocchia gli tremano, deve posarci le mani sopra
per fermarle. Scatta in piedi. Macché paura,
ripete a se stesso, sarà stato il freddo. Che
diamine, sono un uomo di 35 anni, ho due bimbi che contano
su di me e una donna, Lucia, che è tutta la vita
mia, devo andare via da qui, coraggiosamente, scendendo
dovrei arrivare a valle prima che faccia buio, basta
seguire la discesa, non dovrebbe essere difficile.
Si alza e si avvia. Qualche uccello notturno comincia
già la caccia, ma lui non si volta neanche, continua
imperterrito per la sua strada, probabilmente era un
gufo o una civetta, chissà, volava basso su di
lui.
Le ombre della sera lo inseguono sempre più
minacciose, un silenzio davvero spettrale lo circonda.
Di tanto in tanto si sente qualche suono o rumore e
il crepitio dei suoi passi tra le foglie e i rami secchi.
Ad un tratto e come per incanto tra le fronde in lontananza
si intravedono le luci del paese e Salvo, senza perdere
altro tempo, raggiunge la sua macchina, deposita la
sua cesta di funghi e con sfacciataggine passa al bar
a vantarsi da esperto della sua raccolta di boletus
edulis, che mostra con orgoglio. Poi come se niente
fosse accaduto, si avvia verso casa.
Nunzio Cocivera
Nei numeri precedenti:
- La
cronistoria autunnale di Beppe