Ci
sentiamo in dovere di presentare il Prof.
Giuseppe Lanzi, autore del presente articolo.
Il
prof. Giuseppe Lanzi è nato
nel 1948 e si occupa di coltivazione di
funghi
dal 1969 nella triplice veste di ricercatore,
consulente e giornalista.
Come ricercatore ha collaborato con Università
ed importanti centri di ricerca
internazionali: i suoi lavori sono stati
presentati sia su riviste internazionali
del
settore che in congressi mondiali quali
quello dellUniversità della
Pensilvenia (86)
e Hong Kong (93). È stato poi
consulente di importanti fungaie europee
lavorando inoltre in America e Canada.
Come giornalista ricordiamo solamente
che è stato il fondatore della rivista
internazionale di fungicoltura
MI mushroom information
e ne è tuttora direttore responsabile.
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Sono grato alla rivista "Funghi
e dintorni.." che, con la pubblicazione
di questo articolo mi permette di mettere un po'
d'ordine nella confusione troppo spesso generata
da coloro che, giustamente innamorati dai funghi
per la bellezza, sapore, colore, forma, natura o,
semplicemente, per l'immagine fiabesca che li circonda,
cercano di riprodurli in casa o in giardino sia
seguendo tecniche sufficientemente razionali e scientifiche,
sia, purtroppo e più spesso, metodi improduttivi
ed errati.
Dalla mia grande passione per i funghi trasmessami
da quello che è stato il mio grande maestro,
il prof. Goidanich, è scaturita
un'attività, un passatempo, un motivo di
studio.
È da una vita che ogni momento della mia
giornata è dedicato ai funghi e di loro non
mi sono ancora stancato anzi, più passa il
tempo e più imparo ad amarli, scoprirli e
conoscerli.
So di avere un grande numero di sconosciuti amici
, che, come me, amano andar per boschi a "cercar
funghi" godendo nello scoprirli, ammirarli,
classificarli ed infine
. Cuocerli e gustarli.
È per me quindi ovvio che la passione per
i funghi spinga questi amici a cercare di coltivarli
in casa ed in giardino anche usando metodi non sempre
esatti o acquistando prodotti e substrati non sempre
validi.
Sono questi amici che vorrei rendere partecipi sia
delle mie esperienze, sia di quelle della "FUNGHI
MARA", la ditta che da ormai
trent'anni si occupa della messa a punto di substrati
e metodi per la coltivazione amatoriale dei funghi
in casa ed in giardino e della quale sono da sempre
consulente.
Troppe volte infatti ho visto proporre metodi assurdi
per la coltivazione amatoriale e non dei funghi!
Pur cercando di usare un linguaggio semplice, non
tecnico né scientifico, nell'intento di essere
comprensibile a tutti, quello che verrò a
scrivere è frutto di studi ed esperienze
seriamente condotte.
La mancanza di spazio mi impedirà di essere
esauriente ma il prossimo autunno gli interessati
potranno consultare la terza edizione completamente
rinnovata ed aggiornata del mio libro "Fai
da te funghi in casa ed in giardino".
I funghi coltivabili
Va innanzitutto precisato che il termine "coltivabile"
non è esatto poiché si dovrebbe parlare
di "coltivazione" solo quando si
alleva o si riproduce un vegetale a scopo di reddito,
mentre nel nostro caso specifico è più
giusto parlare di riproduzione di funghi poiché,
trattando a livello amatoriale, si cerca e si desidera
allevare i funghi che interessano per motivi che
sono ben lontani dalla speculazione e dal lucro
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Pleurotus
coltivato dall'autore su tronchetto di pioppo
nel 1969
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. E' così che funghi come la Stropharia
ferrii, la Pholiota aegerita e tanti altri,
per i quali sono già note tecniche di coltivazione
sì sufficientemente esatte per riprodurli
ma con rischi produttivi elevati ed a costi probabilmente
superiori al prezzo di vendita, rimangono interessanti
per la coltivazione amatoriale, hobbistica e sperimentale,
anche se non ancora per quella imprenditoriale.
Dei funghi che interessano l'amatore, che sono da
ricercarsi tra i saprofiti ed i simbionti, è
comunque possibile coltivare solo i primi cioè
quelli che vivono su residui di sostanza organica
in più o meno avanzato stato di decomposizione.
Per questi è infatti sufficiente individuare
le esigenze alimentari, preparare una miscela di
sostanze che risponda a dette esigenze, inoculare
il fungo nel composto ed infine, ricreare il microclima
che il nostro fungo desidera per poi attendere la
formazione dei carpofori e raccoglierli. Esempi
su larga scala di queste tecniche sono il Prataiolo
ed il Pleurotus ostreatus. Per i funghi
simbionti, invece, il problema è molto più
complesso poiché per coltivarli occorre,
oltre che individuare l'esigenza alimentare e l'habitat
del fungo, scoprire e ricreare l'intimo rapporto
che unisce il fungo con la pianta ospite. Esempio
su larga scala di questa tecnica è la coltivazione
del tartufo.
Substrati di coltura
Per substrato di coltura si intende quell'insieme
di materiali, organici e non, in grado di fornire
ai funghi le sostanze alimentari nella forma e nelle
quantità necessarie a soddisfare i bisogni
del suo metabolismo.
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FUNGHI
MARA: Bagnatura della paglia
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I substrati più conosciuti e più
largamente usati sono il letame di cavallo, utilizzato
per la coltivazione del Prataiolo
e del Coprinus comatus (coprino);
la paglia di cereali per i funghi del genere Pleurotus,
Pholiota, Stropharia, Flammulina ed altri;
il legno per Pleurotus ostreatus,
Lentinus edodes (ShiiTake), Pholiota
aegerita (pioppino), Armillaria mellea
(chiodino) ed altri; la segatura di legno nonché
sottoprodotti della lavorazione del cotone, dei
tessuti in genere e della carta: in sintesi tutti
quei substrati che possono portare zuccheri e proteine
al fungo nelle forme più disparate. Per scoprire
un substrato di coltura adatto al fungo si cerca
di capire di quali sostanze si nutre e sotto quale
forma queste si presentano nel suo habitat naturale.
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FUNGHI MARA:
tunnel di pastorizzazione |
Attraverso una serie di prove sperimentali si cerca
di ricreare il substrato alimentare idoneo al fungo
partendo, il più delle volte, non dallo stesso
materiale naturalmente trovato, ma da prodotti simili
di facile reperibilità e di basso costo.
A volte queste materie prime vengono utilizzate
quasi nello stato in cui si trovano in natura come,
ad esempio, la paglia ed il legno di pioppo per
il Pleurotus ostreatus. In altri casi invece, come
per il prataiolo, i substrati di partenza vengono
ampiamente "lavorati" al fine di
ottenere quelle fermentazioni e successive trasformazioni
che li rendono accetti al fungo.
Una volta individuata la composizione del substrato
di coltura ed effettuata la fermentazione fino ad
ottenere la giusta trasformazione delle materie
prime, il substrato è pronto ad ospitare
i funghi, nutrirli e permettere loro la vita. In
teoria quindi basterebbe inoculare (seminare)
in essi il micelio del fungo ed iniziare la coltivazione:
è in realtà ciò che facevano
i primi coltivatori di prataiolo, quando preparavano
il substrato nelle grotte per poi disporlo
in sottili e lunghi cumuli (corps de meule schiene
d'asino) dove inoculavano il micelio.
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FUNGHI
MARA: confezionamento del composto
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Va da sé che se quel composto rappresenta
un ottimo substrato alimentare per il nostro fungo
rappresenta altresì anche un'appetibile e
ricercato nutrimento per la miriade di muffe,
insetti, batteri, virus, non dannosi all'uomo
e agli animali, naturalmente presenti nell'ambiente
e in quel tipo di substrato e concorrenziali con
il nostro fungo. Per eliminare tutti questi indesiderati
concorrenti, il coltivatore tende a "pastorizzare"
o a "sterilizzare" il substrato
di coltura, cioè a sottoporlo a sbalzi termici
grazie ai quali si uccide tutta la microflora patogena.
Si parla di pastorizzazione quando il substrato
è sottoposto ad una serie di trattamenti
termici programmati e controllati coi quali eliminare
solo gli individui patogeni concorrenziali con il
fungo da coltivare ma non la microflora amica. E'
questa una pratica molto razionale poiché
i microrganismi rimasti nel substrato tenderanno
ad opporsi all'inquinamento dell'ambiente difendendo
il substrato stesso fintanto che questo non sarà
invaso ed, a sua volta, difeso dal micelio del nuovo
fungo inoculato.
Nei substrati pastorizzati l'inoculazione del micelio
viene fatta in un ambiente pulito, ma non necessariamente
sterile, con bassi costi di inoculazione e con metodi
estremamente semplici proprio grazie al sistema
di difesa che ha in sé. La pastorizzazione
però è possibile solo quando si conoscono
molto bene le esigenze sì alimentari ma,
soprattutto, di convivenza del nostro fungo. In
caso contrario si procede alla sterilizzazione del
composto cioè alla eliminazione totale di
ogni forma di vita nel suo interno, affinché
non vengano a frapporsi ostacoli fra il substrato
ed il fungo desiderato. E' ovvio che in questo caso,
le condizioni di inoculazione del micelio debbano
essere perfette, altrimenti il substrato verrebbe
facilmente inquinato dai microrganismi dell'ambiente.
Poiché, solitamente, l'amatore non dispone
delle attrezzature necessarie per la pastorizzazione,
può facilmente incorrere in rischi di inquinamento;
se però avrà cura di operare con metodo
e pulizia, sarà ugualmente in grado di ottenere
risultati più che soddisfacenti. Se per
l'hobbysta è pressoché impossibile
la pastorizzazione, altrettanto non si può
dire della sterilizzazione.
Sono già numerosi infatti gli appassionati
che dispongono di piccole autoclavi o di forni a
secco, dove vanno a sterilizzare piccole quantità
di substrato entro sacchetti di plastica termo-resistente.
Il sacchetto viene poi aperto in luoghi estremamente
puliti (possibilmente in cappa sterile), vi si inocula
un po' di micelio per poi richiuderlo immediatamente
immediatamente avendo cura di inserire nella bocca
d'apertura un tappo-filtro, sterilizzato assieme
al composto, che permetta al substrato inoculato
leggeri scambi gassosi con l'esterno. Sacchetti
di substrato come quelli descritti, possono essere
sterilizzati, uno per volta, in comuni pentole a
vapore da cucina. Substrato sterile può inoltre
essere preparato a "bagnomaria" entro
i vasi di vetro in cui si preparano frutta sciroppata
e conserve.
Il micelio
L'insieme dei sottili filamenti cellulari chiamati
ife, va a costituire un intreccio sufficientemente
compatto chiamato micelio. In origine il micelio
nasce dalla germinazione delle spore dei funghi
per poi moltiplicarsi per divisione cellulare.
Teoricamente l'organo di riproduzione dei funghi
è la spora; in realtà però
nella coltivazione si utilizza il micelio. Il micelio,
non solo a livello hobbistico ma anche industriale,
viene preparato da ditte specializzate che dispongono
di apposite attrezzature e curano all'inverosimile
l'igiene dei metodi di preparazione, per non avere
prodotto inquinato: se infatti fosse già
inquinato il micelio di partenza, non si potrebbe
certo sperare nella buona riuscita della coltura.
In laboratorio, piccole quantità di micelio
puro vengono inoculate su substrati sterili di cereali
(miglio ed avena in particolare), normalmente contenuti
in bottiglie o sacchetti di plastica (fig. 4). Una
volta che il micelio ha completamente invaso il
substrato, le confezioni vengono inviate ai fungicoltori
per inoculare i substrati di coltura. Il micelio
è facilmente deperibile quindi, una razionale
conservazione è alla base di una buona riuscita
della coltura: deve essere infatti conservato in
frigorifero a + 2°C di temperatura. Anche
in frigorifero la sua conservazione è limitata
e varia dai 12-15 mesi per il micelio di prataiolo
ai 40-60 giorni per il micelio di Flammulina
velutipes. Il micelio descritto è
quello comunemente usato sia a livello di coltivazione
da reddito, sia hobbistico. L'amatore comunque ha
sempre notevole difficoltà a conservare il
micelio fresco sopra descritto o ad acquistarlo
con ottime garanzie di conservazione. Il micelio
secco non è altro che il micelio fresco disidratato
con opportuni accorgimenti. Il micelio deve essere
essiccato con macchine che diano sufficiente garanzie
d'igiene, che non lo riscaldino togliendogli potere
germinativo, né che ne rompano la struttura
cellulare disidratandolo (liofilizzazione). Il micelio
secco, che solo in casi particolarissimi viene usato
nella coltivazione da reddito, è fortemente
diffuso a livello amatoriale.
Al fungicoltore professionista il micelio secco
non interessa poiché, se ben preparato, è
di più alto costo ed è comunque più
facilmente inquinabile all'atto della semina e successiva
reidratazione. L'amatore acquista più volentieri
il micelio secco poiché più facilmente
conservabile e di facile trasporto; inoltre per
le piccole quantità di substrato che andrà
ad inoculare, le maggiori difficoltà di utilizzo
non rappresentano per lui un grosso rischio economico.
Quando è possibile, comunque, soprattutto
a livello di costi, è sempre consigliabile
utilizzare micelio fresco in particolare perché,
indipendentemente dal fatto che il micelio sia fresco
o secco, per unità di peso di substrato vengono
sempre utilizzate le medesime unità di volume
di micelio. Il micelio infatti viene commerciato
a volume (litri) e non a peso, che dipende dalla
più o meno elevata percentuale di acqua contenuta.
Quando si acquista micelio fresco è bene
controllare che sul fondo del contenitore non vi
siano eccessivi depositi di liquidi (acqua di percolazione
normalmente di colore giallastro) né macchie
di colori vari che sarebbero indice di cattiva conservazione
del prodotto. Quando si acquista micelio secco è
bene sapere che la parte biologicamente attiva (micelio)
è quella polverulenta che riveste i cereali
e, in parte, contenuta negli stessi, non quest'ultimi
che sono solamente il substrato di sviluppo del
micelio.
L'inoculazione
L'inoculazione o semina è la pratica più
importante sia per il fungicoltore professionista
che per l'hobbysta. L'hobbysta, in particolare,
commette in questa operazione la maggior parte dei
suoi errori soprattutto per inosservanza delle più
elementari norme d'igiene. Molto spesso infatti,
ci si avvicina al micelio, con mani ed abiti sporchi
o lo si inocula in ambienti igienicamente non adatti,
non si ha cura di proteggerlo dal proprio fiato
con una semplice mascherina.
Quando la semina avviene in luoghi chiusi è
indispensabile scegliere locali puliti ed è
sempre consigliabile, quando possibile, una preventiva
disinfezione dell'ambiente ad esempio con acqua
e formalina o imbiancando il locale. E buona regola
inoltre, frantumare prima dell'uso, con mani ben
lavate, il micelio tenendolo in un recipiente pulito
(pentola) per poterlo inoculare facilmente in substrati
o ceppi di legno, senza farlo cadere a terra, evitando
così la tentazione di raccoglierlo.
L'incubazione
Inoculato in un buon substrato di coltura il micelio
tende a moltiplicarsi ed invadere completamente
il substrato stesso: questa fase prende il nome
di incubazione. Normalmente l'incubazione avviene
in presenza di alte concentrazioni di anidride carbonica
(CO2) e umidità, motivo per cui i substrati
di coltura sono sempre più o meno avvolti
o ricoperti di materiale plastico impermeabile ai
gas e all'acqua e tenuti a temperature ben definite.
Il controllo della temperatura del substrato è
sempre molto importante. Temperature ottimali facilitano
l'incubazione: altre che si discostano da queste
possono non solamente rallentarla ma anche impedirla.
Normalmente temperature inferiori all'ottimale rallentano
soltanto l'incubazione senza impedirla, sempre che
nel frattempo non si lascino troppe possibilità
agli agenti inquinanti. Temperature troppo elevate
possono deteriorare il micelio fino al punto di
compromettere l'incubazione.
La produzione dei
carpofori
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FUNGHI
MARA: stanze di coltivazione per il controllo
qualità
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Completata l'incubazione, i substrati di coltura
si presentano completamente invasi da micelio: è
questo il momento di portarli nei luoghi di coltivazione
affinché fruttifichino ed un'abbondante produzione
di funghi compensi di tutte le fatiche e di tutte
le ansie. I fungicoltori professionisti dispongono
di locali di produzione completamente climatizzati
dove realizzare le giuste condizioni di temperatura,
umidità, ventilazione e luce ottimali per
la produzione dei funghi. Raramente l'amatore ha
ambienti simili per cui, conoscendo le esatte necessità
climatiche del fungo che vuole coltivare nonché
i tempi di incubazione del substrato, programmerà
la fuoriuscita dei carpofori in quei periodi stagionali
naturalmente favorevoli ed allungherà questi
periodi, riparando i luoghi di produzione con frangivento,
ombreggianti, teli di nylon e frequenti bagnature.
Quindi, per far funghi?
Qundi per far funghi rimangono fondamentalmente
due soluzioni:
1. acquistare substrati pronti da coltivare "in
casa ed in giardino". È il sistema
non solo più sicuro ma anche quello
meno impegnativo per chi vuole avere un prodotto
fresco, naturale, gustoso e profumato facilmente
e subito.
2. acquistare miceli con cui prepararsi
propri substrati. È questa la strada
della ricerca e della grande passione per
i funghi che purtroppo però non sempre
da i risultati sperati nei tempi voluti. Ma quando
si arriva a capire e a riuscire vi garantisco che
la soddisfazione è indescrivibile!
Acquistare substrati per la produzione amatoriale
non significa necessariamente andare da una fungaia
a prendere "due sacchi" ma rivolgersi
verso ditte specializzate che vivono solo per
l'amatoriale ed offrono substrati e miceli con i
funghi adatti all'epoca ed al clima e non quelli
selezionati per la maggior produttività e
forzatura in ambienti climatizzati con controllo
computerizzato.
Una ditta che vive veramente per l'amatoriale e
la sperimentazione dispone inoltre di svariati e
diversi generi e specie di funghi eduli nonché
per gli stessi miceli molto rustici e non selezionati
né ibridati.
Va altresì sconsigliato di acquistare prodotti
su cui non è indicata la provenienza, il
tipo di fungo coltivato e non sono fornite spiegazioni
sulle tecniche di coltivazione: l'acquirente ha
infatti diritto di avere un referente.
Nel 1974 nasceva la "FUNGHI
MARA" la
prima ditta appositamente realizzata e specializzata
per la produzione di substrati e metodi per la
coltivazione amatoriale di funghi in casa ed
in giardino.
Oggi, a quasi 30 anni dalla sua nascita,
la FUNGHI MARA propone oltre 170 articoli e metodi
per la coltivazione amatoriale dei funghi.
Ovviamente col tempo alla FUNGHI MARA si sono affiancate
altre ditte ma, per quanto mi risulta, nessuna in
tutto il mondo può al momento offrire un
catalogo così completo di metodi, esperienze
e prodotti.
I substrati prodotti dalla FUNGHI MARA sono offerti
in differenti confezioni ma tutti presentano le
seguenti caratteristiche:
· sono confezioni piccole, molto maneggevoli
in quanto spesso utilizzate da una donna e spesso
acquistate in negozi di centro città e supermercati
a cui non è possibile avvicinarsi troppo
con la vettura
· sono confezioni molto curate nell'aspetto
in quanto debbono inserirsi nei luoghi da noi tutti
prediletti: la casa ed il giardino
· i miceli utilizzati per la loro inoculazione
sono molto rustici e, di conseguenza, adattabili
a differenti condizioni in quanto ottenuti direttamente
da funghi silvestri senza alcuna selezione genetica.
Molto raramente vengono utilizzati miceli ibridi.
· sulle confezioni è sempre evidenziato
nome ed indirizzo del produttore a cui far capo
per informazioni o reclami o per l'eventuale presenza
di sostanze non gradite nel composto
· su ogni singola confezione vi è
una specifica etichetta su cui sono indicate sia
le tecniche di coltivazione consigliate, sia la
foto del fungo da coltivare con nome volgare e nome
scientifico.
· Ma oltre a tutto ciò i substrati
della FUNGHI
MARA sono sempre incubati al fine
di garantire la produzione.
· Se un substrato incubato viene coltivato
con attenzione e seguendo le indicazioni produce
tanti funghi: se le indicazioni non vengono seguite
i funghi nascono egualmente anche se in quantità
molto inferiori.
Le "cassette" sono
state la prima confezione di substrato realizzate
dalla FUNGHI MARA :
il loro successo è stato enorme tanto
da essere copiate in tutta Europa.
Funghi coltivabili: prataiolo, pleurotus, fungo
d'oro, fungo dell'amore.
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I "prontofunghi" sono la
logica evoluzione delle cassette:
molto economici perché realizzati con
produzione meccanizzata;
completamente ecologici: eleganti nelle loro
confezioni in legno.
Funghi coltivabili: prataiolo,
pleurotus, fungo d'oro, fungo dell'amore,
pioppino, cardoncello, shii-take
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Il micelio o "seme di fungo"
proposto dalla FUNGHI
MARA è disponibile sia
fresco che essiccato e a lunga conservazione.
Confezionato nelle classiche bottiglie da 2,5
lt quello classico e in buste da gr.100 o barattoli
da gr. 100-200 quello essiccato è sempre
di prima qualità.
Su ogni confezione la spiegazione su come preparare
il substrato più idoneo.
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Spero di essere riuscito con questa
piccola introduzione a presentare e spiegare i primi
elementi base della coltivazione amatoriale il cui
approfondimento richiederebbe ben altri spazi. Va
da sé che per ogni singolo fungo coltivabile
sarebbe necessaria una presentazione specifica:
presentazione che sono ben disponibile a fare su
queste pagine qualora venga richiesto.
Giuseppe Lanzi
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